Legislazione
Il quinto conto energia mette in crisi il fotovoltaico
Il governo Monti ha deciso di rivedere il sistema di incentivi per le rinnovabili con due decreti. Da luglio, raggiunti i sei miliardi di finanziamento pubblico, si passerà al nuovo sistema. La nuova tariffa onnicomprensiva riduce fino al 50% gli aiuti
21 aprile 2012 | Ernesto Vania
I due decreti sono stati ormai firmati dal Ministro dello Sviluppo economico, da quello all'Ambiente e dal titolare dell'Agricoltura. Ora sono al vaglio dell'Autorità per l'energia e della Conferenza unificata delle autorità locali.
L'esito, tuttavia, appare quasi scontato. I due decreti passeranno tal quali, con una riduzione significativa degli aiuti per la produzione di energia elettrica con le fonti rinnovabili.
A partire da luglio, non appena verrà superata la soglia dei sei miliardi di euro di incentivi, scatterà il Quinto Conto Energia che sarà decisamente meno conveniente dei precedenti, prevedendo tagli che arrivano fino al 50%.
Vediamo come funzionerà. Fino ad oggi il titolare dell'impianto fotovoltaico riceveva due distinti pagamenti, uno come contributo statale e uno per l'energia immessa nella rete (o autoconsumata). Col nuovo sistema la tariffa unirà queste due voci ma con una pesante decurtazione.
Un piccolo impianto da 3 kW che otteneva col Quarto Conto Energia 0,432 €/kWh, col nuovo quadro normativo avrà invece 0,237 €/kWh per l’energia immessa in e 0,335 €/kWh per l’energia auto consumata. I tagli saranno dunque compresi tra -45,1% e -22,5%
Le riduzioni non risparmiano nessuno, anche le agevolazioni per la sostituzione dei tetti in amianto con pannelli fotovoltaici. Un simile impianto da 200 kWp avrebbe reso, col Quarto Conto Energia, 0,404 €/kWh, con il Quinto Conto Energia la resa scenderà a 0,199 €/kWh per l’energia immessa e 0,297 €/kWh per l’energia auto consumata. Si tratta di una riduzione compresa tra il -50,7% e il -26,5%.
Esclusi anche gli incentivi previsti nel caso in cui l’impianto sia realizzato con moduli di produzione europea, che finora avrebbe dato diritto ad un premio del 10% o installato su edifici oggetto di progetti per una migliore efficienza energetica, che finora ha permesso di godere di un +30% della tariffa incentivante.
Nuove tasse, inoltre, attanaglieranno chi farà richiesta di incentivo. E' infatti prevista l'iscrizione obbligatoria a un Registro degli impianti. Un onere burocratico pari a 5 euro/kWp, ovvero per un impianto da 20 kWp si dovranno sborsare 100 euro, indipendentemente dall'esito della pratica e dalla concessione degli incentivi.
Ancora più pesanti i tagli per i grossi impianti, da 1 Mwp, per cui il taglio degli incentivi arriverà sino al 51,5%.
Per quanto riguarda le altre fonti rinnovabili (eolico, idrico, geotermico e biomasse) è stato definito un tetto di spesa massima complessiva pari a 5,5 miliardi l’anno con l'ulteriore aggravante di veder ulteriormente slittare, con effetto retroattivo, il pagamento per i Certificati Verdi, relativo ai rimborsi alle imprese per produzioni elettriche già immesse in rete negli anni passati. Per i nuovi impianti di grande potenza (superiori ai 5 Mwp), inoltre, è stato introdotto il meccanismo di aste al ribasso e il registro per le installazioni di potenza media, simile a quello per il fotovoltaico.
Vibranti le proteste di tutte le associazioni per le energie rinnovabili che hanno protestato davanti a Montecitorio il 18 aprile scorso.
A sostenere le ragioni del no al nuovo provvedimento è Stefano Saglia, ex sottosegretario con delega all'energia: “il V Conto Energia è un errore. Si rischia di innescare un contenzioso con il quale si faranno del male tutti. Si dimentica che l’ attuale sistema scadrà comunque a fine anno, dopodiché entrerebbe in vigore il meccanismo in stile tedesco che avevamo congegnato per consentire una discesa graduale ogni sei mesi, con un quadro certo fino al 2016”.
Nel 2012 gli oneri di fonti rinnovabili e assimilate sarà di 10,6 miliardi cui si aggiungono i 750 milioni dell'impatto sui prezzi all'ingrosso dei certificati verdi, per un totale di 11,4 miliardi. E' quanto emerge dal documento presentato dall'Autorità per l'energia in commissione Industria del Senato. Nel dettaglio, gli oneri finanziati tramite la componente A3 sono 1,4 miliardi per gli impianti assimilati, 1,8 miliardi per il ritiro dei certificati verdi, 5,9 miliardi per l'incentivazione degli impianti fotovoltaici a cui si aggiungono 1,5 miliardi per altre forme di incentivazione delle fonti rinnovabili. A questo si aggiungono i 750 milioni dell'incremento dei prezzi all'ingrosso dei certificati verdi, non incluso nella componente A3.
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Vincenzo Lo Scalzo
21 aprile 2012 ore 12:49Vania, che impatto ha questa fonte energetica nel comparto dell'olio?
Tutto il mondo riscopre la verità in questa fonte energetica già emersa fina dopo la prima crisi opetriolifera, quando in US fu Goodyear a fare le spese dei primi insediamenti industriale e ne scoprì la follia economica di una sfruttamento industriale.
Se ne stanno accorgendo i governi in Europa che hanno promosso massicciamente la linea industriale: la prima reazione è il taglio ai contributi erogati...
Dove invece le condizioni territoriali sono eccezionalmente sfavorevole o favorevole (in architettura avanzata), è, con l'alternativa solare (ex Archimede), una fonte di energia d'emergenza non trascurabile. Non certo da occupazione di suolo attivo agricolturalmente, a meno di vera e propria caccia alla speculazione a breve.