L'arca olearia

COCENTE SCONFITTA SUL FRONTE DELLE AMPOLLE NEI RISTORANTI. C’E’ IL VIA LIBERA DI BERSANI. ORA IL RABBOCCO SARA’ POSSIBILE PER LEGGE. VINCE LA CONFESERCENTI

A rischiare ora sono i produttori, sui quali cade la responsabilità di garantire la genuinità del prodotto. Chi l’avrebbe mai detto che il Ministero dello Sviluppo economico intervenisse sulle oliere, in netto contrasto con il Ministero delle Politiche agricole? Siamo allo sbando, le Istituzioni si muovono sull’onda delle emozioni e degli interessi particolari

03 marzo 2007 | Alberto Grimelli, Luigi Caricato

Siamo alle solite. E’ la classica storia all’italiana.
Dopo la nostra battaglia sulle ampolle d’olio nei ristoranti (la ricordate?), ora è la volta di chi è riuscito, con un’abile contromossa, a riabilitarle.

Il sì ufficiale alle oliere
Già, le ampolle si potranno ora utilizzare, così come altri contenitori per l’olio.
Lo ha stabilito una risoluzione del Ministero dello Sviluppo economico (prot. n. 9886 del 14/11/2006) a proposito della tanto discussa legge 81/2006, la quale all’articolo 4 comma 4 quater recita:
Al fine di prevenire le frodi nel commercio dell'olio di oliva ed assicurare una migliore informazione ai consumatori, è fatto divieto ai pubblici esercizi di proporre al consumo, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, olio di oliva in contenitori non etichettati conformemente alla normativa vigente.

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Resta una vistosa lacuna
La Direzione generale per il commercio, le assicurazioni e i servizi del Ministero dello Sviluppo economico hanno così inteso avvallare, dopo qualche mese dall’entrata in vigore della legge, la possibilità di utilizzo delle ampolle dell’olio, purché sia garantita “una diretta ed efficace informazione sulla provenienza del prodotto”.
Non è dato sapere quali indicazioni e che tipo di etichettatura soddisfi tale principio, lasciando quindi un imponente vuoto legislativo. Come al solito.

Il rabbocco secondo necessità
Tornando tuttavia al nodo della questione, la risoluzione del novembre 2006 – resa nota solo di recente da Confesercenti – stabilisce che la diretta ed efficace comunicazione “non significa, comunque, che l’esercente sia obbligato ad utilizzare bottiglie di vetro di capacità ridotta, da offrire al consumatore in modo ermeticamente chiuso.”

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Una vittoria del buon gusto! Lo sostiene la Confesercenti di Savona
Si lascia così, di fatto, la possibilità all’esercente di utilizzare le oliere e di rabboccarle secondo necessità, come, tra l’altro, affermato dalla Confesercenti di Savona che ha infatti diramato un comunicato che puntualizza:
“In sostanza, il parere ministeriale riconosce la possibilità - da noi sempre affermata - che nel pubblico esercizio si utilizzino anche contenitori/ampolle contenenti olio di oliva non ermeticamente chiusi perché né è ammesso il riempimento da parte del titolare dell’esercizio, purché recanti le informazioni provenienti dal produttore/confezionatore.
Finalmente è stata accolta la richiesta di chiarimenti della nostra associazione, ristoratori e pubblici esercizi potranno nuovamente utilizzare le classiche ampolle (con collarino riportante le dovute giuste informazioni) e riproporre anche le preparazioni a base di olio extra vergine con peperoncino o erbe aromatiche che negli ultimi tempi, visto l’incertezza della legge, erano praticamente scomparse dai tavoli. Una vittoria del ‘Buongusto’
”

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Ministeri allo sbando
Tale interpretazione del Ministero dello Sviluppo economico contrasta però palesemente con la nota del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 9 giugno 2006 (prot n. H484) in cui il Direttore del Dipartimento delle filiere agricole e agroalimentari, Giuseppe Ambrosio, stabiliva che “la suddetta norma (ndr legge 81/2006) obbliga pertanto all’utilizzo di contenitori etichettati conformemente alla legislazione vigente, con la sola esclusione delle fasi di preparazione e manipolazione dei prodotti alimentari. Ciò esclude la possibilità di utilizzare le cosiddette “oliere” o altri contenitori riempiti direttamente dall’esercente, sia pure muniti delle indicazioni fornite dal produttore.”

Non si tratta di difetto di comunicazione!
Assurdità della burocrazia, Ministeri che non comunicano tra loro? Peggio, molto peggio.
Perché in realtà il Ministero dello Sviluppo economico (Mse) era perfettamente a conoscenza della nota del Mipaaf, anche perché lo stesso Ministero delle Politiche agricole aveva chiesto al Mse alcuni chiarimenti riguardo all’interpretazione della legge 81/2006 nel maggio dell’anno scorso, delucidazioni che il Ministero di Bersani aveva fornito al Ministero di De Castro il 22 maggio 2006 (prot n. 4701), ovvero prima dell’emanazione della nota del Mipaaf, datata, appunto, 9 giugno 2006.

Non mancano memmeno i retroscena
Tra giugno e novembre è accaduto qualcosa, perchè i documenti del Ministero dello Sviluppo economico paiono davvero scritti da diversa mano.
Infatti a giugno il Mse pareva accreditare una visione maggiormente rigorosa dello spirito della 81/2006. Si legge infatti nella nota inviata al Mipaaf: "di conseguenza, ad avviso della scrivente, non sussistono margini interpretativi per sostenere la legittimità dell'utilizzo, in alternativa, di apposite oliere riempite dall'esercente e munite, a cura del medesimo, dalle previste indicazioni fornite dal produttore."

Fosse finita qua! Si dà il via alle ambiguità
In realtà il Ministero dello Sviluppo economico ha voluto complicare ulteriormente la situazione, con una frase che consideriamo volutamente ambigua.
Infatti, nella risoluzione del 14/11/2006, si legge: “nella citata nota la scrivente … si è limitata a sostenere che la corrispondenza tra etichettatura e contenuto del prodotto debba essere garantita dal produttore/confezionatore e non dall’esercente.”
Un paradosso giuridico che ci ha lascito basiti. Ma come? L’esercente può rabboccare oliere, bottiglie e contenitori vari e la responsabilità del contenuto è del produttore/confezionatore?

La responsabilità del contenuto ricade sul produttore-confezionatore
Sappiamo che la maggior parte della ristorazione è composta da persone oneste, sappiamo però che vi sono anche persone disoneste che non si fanno scrupolo di riempire le bottiglie di extra vergine, correttamente etichettate, con olio di oliva, olio di sansa o olio di semi, così di fatto ingannando il consumatore, senza rischiare, tra le altre cose, nemmeno nulla perché, secondo il Mse, la responsabilità sarebbe del produttore/confezionatore!

Confusione chiama confusione
La legge, fin dal suo incipit, dove si parla di frodi e non di cultura di prodotto, è stata scritta male, in maniera non sufficientemente chiara ed esauriente, necessitando, quindi, di interpretazioni, ma oggi possiamo sicuramente affermare che le note dei Ministeri, se possibile, ingenerano ulteriore confusione, sia nei produttori sia negli esercenti, ma soprattutto nei controllori che, alla luce di tali schizofreniche note esplicative e risoluzioni, saranno maggiormente motivati a chiudere un occhio…

DOV’E’ LOREDANA DE PETRIS? COSA FA?
Che ci racconta di bello la signora dei Verdi? Niente. Sta muta e inoperosa.
La senatrice Loredana De Petris - in questa storiella dai tratti perfino comici, tipica della nostra scassatissima politica e burocrazia italiana - rappresenta il punto di partenza e di arrivo, l’alfa e l’omega di quanto è finora accaduto intorno alle ampolle.
Quando nei mesi scorsi avevamo lanciato la campagna contro le ampolle (link esterno), era il 26 febbraio 2005, la signora De Petris ha subito colto la palla al balzo per scipparci l’iniziativa, presentando una proposta analoga, che ovviamente ha avuto corso in Parlamento, vista anche la sua veste istituzionale. Nulla da ridire, qualcuno avrà pensato, che senso ha vantare la primogenitura riguardo all’iniziativa, e invece no, ha avuto un senso logico la nostra protesta. Vi spieghiamo perché. La nostra proposta originaria è stata modificata e pertanto si prestava a essere equivocata, tant’è che è stato necessario un intervento correttivo da parte del Ministero delle Politiche agricole, per chiarire con una nota interpretativa la situazione (link esterno).

Attenzione verso il prodotto, non verso gli interessi particolari
Il nostro impegno si è fondato sulle necessità concrete legate al prodotto olio extra vergine di oliva, non sugli interessi particolari delle varie categorie professionali. Abbiamo ideato una campagna contro le ampolle nei ristoranti non certo per andare contro i ristoratori, ma a favore del prodotto olio extra vergine di oliva. Infatti non pensavamo in alcun modo di punirli, gli esercenti, come ha voluto fare la De Petris in maniera affrettata, ma di educarli, attraverso una norma che spiegasse loro che un prodotto pregiato ma delicatissimo in un’ampolla muore, si ossida, diventa rancido. Non si tratta dunque di una norma a favore degli interessi degli olivicoltori o dei confezionatori, ma a favore del prodotto. Quindi si tratta di una scelta a favore del prodotto, quindi di un fatto culturale che oggi, a distanza, notiamo non interessa nei fatti a nessuno: né alle Istituzioni, incapaci di formulare leggi serie e credibili, supportate dal vaglio degli esperti, né tanto meno agli esercenti, troppo attenti, quest’ultimi, a difendere il proprio orticello a spada tratta, senza concedere nulla alla cultura di prodotto.

Desolazione?
Certamente no. Noi di Teatro Naturale abbiamo fatto la nostra parte, con intelligenza e adesione etica. Gli altri sono responsabili delle proprie azioni. Muoveremo le nostre battaglie, pur consapevoli, tuttavia, che le battaglie ideali sono intrinsecamente deboli, anche perché certa burocrazia e certo lobbismo in Italia imperano e, tavolta, si alleano.
Sappiamo che a moltissimi esercenti la norma è apparsa crudelmente coercitiva e inutilmente vessatoria, perchè, di fatto, li costringeva all'acquisto delle onerose bottiglie invece che delle economiche latte.
Siamo in una società capitalista fondata sul danaro. Tutto, in fondo, si gioca sui numeri. Non c’è da stupirsi.
Noi restiamo comunque degli idealisti, convinti che il vero nodo della questione non siano nè gli olivicoltori nè gli esercenti, ma l'olio extra vergine d'oliva. Siamo convinti che, anche a favore del consumatore, il prodotto debba essere somministrato seguendo alcune regole, ovvero tenendolo al ripero dalla luce e da fonti di calore, preservandolo dall'ossidazione e evitando il contatto, normale durante la fase di rabbocco, tra l'olio inrancidito e quello fresco e fragrante.
Agli esercenti non piacciono le bottigliette monodose. Gli olivicoltori inorridiscono di fronte alle ampolle. L'attuale situazione di confusione e di conflitto non giova però a nessuno. Non è l'ora di trovare un accordo?

Scriveteci
Scrivete le vostre opinioni, saranno pubblicate nella rubrica delle lettere, ma le invieremo anche al ministro Bersani.
Intanto, per coloro che vorranno approfondire l’argomento, segnaliamo il seguente link, che riassume alcune delle nostre, e delle vostre, istanze al riguardo: link esterno
Quanto alla De Petris, sapete bene che il clamore lo si cerca quando si raccolgono gli onori, non quando la questione sfugge di mano.

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