L'arca olearia
Se i polifenoli fanno bene alla salute basta aggiungerli all'olio d'oliva
L'extra vergine appartiene al passato. Oggi ci pensa la tecnologia a creare oli super salutari a costi molto bassi. Aggiungere i polifenoli, magari ottenuti dalle acque di vegetazione, all'olio d'oliva fa ottenere i medesimi effetti benefici, nel ridurre artrite reumatoide e i processi antinfiammatori, di un buon extra vergine
22 luglio 2016 | R. T.
All'inizio fu l'olio extra vergine di oliva arricchito con vitamina D. Non si poteva più chiamare olio extra vergine di oliva ma tant'è, ha aperto una nuova frontiera, ovvero quella dell'extra vergine ancor più benefico, ancor più salutare. Non ha avuto un gran successo commerciale, reo di macchiare la naturalità del puro succo di oliva.
Tutto, apparentemente, si è fermato. L'attenzione del mondo della ricerca si è spostato, negli ultimi anni, dall'acido oleico ai polifenoli ed è stato un fiorire di ricerche sugli effetti benefici degli oli extra vergini ricchi di polifenoli, tanto che anche l'Efsa ha assegnato il claim salutistico a quegli extra vergini con un contenuto fenolico superiore a 250 mg/kg. In particolare l'Efsa ha stabilito che potevano reclamare la dicitura ““i polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo” tutti gli extra vergini con un contenuto superiore a 5 mg/kg di idrossitirosolo e suoi derivati ogni 20 grammi di olio.
Ma cosa accade se l'idrossitirosolo lo aggiungiamo a un semplice olio di oliva? Otteniamo gli stessi effetti salutistici? Se lo è chiesto un team di ricerca dell'Università di Lisbona che ha esaminato, su cavie da laboratorio, l'effetto salutistico di un olio di oliva arricchito con 5 mg/kg di idrossitirosolo. L'olio in questione, similmente a un buon extra vergine, riduce il danno istologico, riduce l'ossidazione e aumenta la funzione articolare in cavie affette da artrite reumatoide indotta. Non solo, secondo i ricercatori portoghesi, l'olio di oliva arricchito non avrebbe un impatto positivo solo sull'infiammazione cronica ma anche su processi infiammatori acuti.
E' quindi possibile “trasferire” gli effetti benefici dell'olio extra vergine di oliva all'olio di oliva con un semplice passaggio di idrossitirosolo, magari estratto dalle acque di vegetazione.
Che il mondo dell'olio, dopo anni di immobilismo, sia in fermento lo dimostra anche un'altra ricerca dell'Università di Jaen. Uno dei problemi che, ancora oggi, affligge l'extra vergine di oliva è la sua estrema sensibilità all'ossidazione. Una scarsa stabilità ossidativa, quindi, negativa se consideriamo i lunghi viaggi in nave per raggiungere mercati lontani. I ricercatori spagnoli hanno pensato di aggiungere l'estratto di un'alga (Scenedesmus almeriensis) a concentrazioni molto basse (0.1 e 0.21 mg/mL), scoprendo che, sebbene il colore delll'olio virasse al un giallo-aranciato, la stabilità del prodotto risultava considerevolmente aumentata, così come la shelf life dell'olio, senza, tra l'altro, influire sulle caratteristiche organolettiche.
Cosa accomuna le due ricerche? Il fatto che, per migliorare oli esistenti, si siano ricercati elementi naturali, ovvero estratti naturali, nel primo caso ottenuti direttamente dalle olive.
Uno dei punti di forza dell'olio extra vergine di oliva, infatti, è che il concetto di naturalità (in fondo è un puro succo di frutta) si abbina con quello di prodotto salutare. L'unico modo per evitare di scalfire l'immaginario di naturalità degli oli da olive è quello di aggiungere agli stessi, al fine di ottenere prodotti più performanti, molecole naturali. Un percorso appena iniziato ma assai promettente stando ai primi risultati scientifici.
Bibliografia
Piedad Limón, Ricardo Malheiro, Susana Casal, F. Gabriel Acién-Fernández, José Mª Fernández-Sevilla, Nuno Rodrigues, Rebeca Cruz, Ruperto Bermejo, José Alberto Pereira, Improvement of stability and carotenoids fraction of virgin olive oils by addition of microalgae Scenedesmus almeriensis extracts, Food Chemistry, Volume 175, 15 May 2015, Pages 203-211
S. Silva, B. Sepodes, J. Rocha, R. Direito, A. Fernandes, D. Brites, M. Freitas, E. Fernandes, M.R. Bronze, M.E. Figueira, Protective effects of hydroxytyrosol-supplemented refined olive oil in animal models of acute inflammation and rheumatoid arthritis, The Journal of Nutritional Biochemistry, Volume 26, Issue 4, April 2015, Pages 360-368, ISSN 0955-2863
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Accedi o RegistratiNicola Caporaso
23 luglio 2016 ore 14:15Salve, mi riferivo a questa frase: "In particolare l'Efsa ha stabilito che potevano reclamare la dicitura ““i polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo” tutti gli extra vergini con un contenuto superiore a 5 mg/kg di idrossitirosolo e suoi derivati." A quanto mi risulta sono 5 mg (quantita') da assumere per avere l'effetto benefico. Non c'e' ancora un metodo univoco e accettato da tutti per la quantificazione dei fenoli dell'olio, per cui e' comunque un dato approssimato (come anche la quantita' che viene realmente assunta; altrove l'EFSA parla di ~23 grammi).
Per quanto rigarda l'articolo, invece, nel riassunto gli autori parlano di shelf-life ma non l'hanno studiata, se leggete l'articolo completo dicono che "in futuro si potrebbe anche studiare la shelf life e la stabilita' ossidativa nel tempo". Comunque era solo un chiarimento, spinto dalla curiosita' di leggere la ricerca.
Redazione Teatro Naturale
23 luglio 2016 ore 11:59Sig. Caporaso,
i 250 mg/kg di fenoli (più precisamente 5 mg di idrossitirosolo e derivati ogni 20 grammi di olio) sono indicati nel regolamento comunitario 432/2012 in maniera assai precisa, non approssimativa come da lei indicato, per l'utilizzo della definizione "i polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo". Tale claim salutistico, come tutti gli altri contenuti nel regolamento 432/2012, prima di essere varati dall'Ue, sono stati validati proprio dall'Efsa.
Come indicato nell'articolo scientifico: "The aim of this study was to evaluate the effect of hydroxytyrosol-supplemented refined olive oil at 0.5 and 5 mg/kg in a rodent model of rheumatoid arthritis." Si parla quindi di una concentrazione di 0,5 e 5 mg/kg di idrossitirosolo in olio d'oliva.
In effetti i ricercatori non hanno comparato olio extra vergine e olio di oliva arricchito. In questo caso è stata la redazione a comparare i risultati di due studi, il primo è quello citato nell'articolo di oggi e il secondo è stato pubblicato in data 9 giugno 2016 (http://www.teatronaturale.it/tracce/salute/23015-l-olio-extra-vergine-di-oliva-protegge-dalle-infiammazioni-articolari.htm). Questo secondo studio evidenziava gli effetti benefici dell'extra vergine ad alto contenuto fenolico sulle infiammazioni articolari e sull'artrite reumatoide. Risultati molto simili a quelli ottenuti dal gruppo di ricerca portoghese con olio di oliva arricchito.
Per quanto riguarda l'utilizzo di estratti di alghe per stabilizzare l'olio, crediamo che l'argomento sia sufficientemente nuovo per la maggioranza dei lettori di TN e, come lei stesso ha sottolineato, anche in tema di utilizzo per gli oli d'oliva. Non siamo stati noi a dichiarare che l'estratto di Scenedesmus almeriensis allunga la vita media nell'olio. Anche in questo caso riportiamo dall'articolo: "Oxidative stability of olive oils is improved, being olive oil shelf-life extended."
Cordiali saluti
Nicola Caporaso
23 luglio 2016 ore 10:33Ci sono delle imprecisioni nell’articolo: la concentrazione di 250 mg/kg non e’ indicata dall’EFSA (a quanto mi risulta), ma deriva da un calcolo approssimativo considerando la quantita’ minima di polifenoli da assumere e la quantita’ di olio di oliva suggerito in caso di diete bilanciate. C’e’ un errore nell’indicare 5 mg/kg, sono ovviamente 5 mg (quantita’, non concentrazione) di idrossitirosolo e suoi derivati da assumere per avere l’effetto benefico.
L’uso di antiossidanti naturali per ritardare l’ossidazione degli oli non e’ certo argomento nuovo: la “novita’” potrebbe essere usare queste molecule su oli vergini (extra?). Anche l’uso di alghe per aggiungere caroteinoidi e in particolare luteina agli alimenti e’ argomento di studio da diversi anni.
Il lavoro dei portoghesi con il gruppo di Jaen non ha valutato la shelf life, ma ha fatto test ossidativi utilizzando il Rancimat. Comunque e’ noto l’effetto protettivo di carotenoidi e tocoferoli nei confronti dei fenoli, in teoria da qualsiasi fonte (si potrebbero studiare estratti di carota o zucca, per esempio).
Personalmente non vedo l’uso di questi estratti sull’extra vergine. Ci sono tanti oli vegetali, in cui la stabilita’ ossidativa e’ peggiore (e che hanno gli stessi problemi di stoccaggio, navi, ecc) e l’uso di estratti naturali potrebbe consentire un miglioramento qualitativo e nutrizionale.
Non ho potuto leggere l’articolo sui ratti per intero, ma mi sembra di capire che non hanno voluto comparare extra vergine e olio raffinato aggiunto di polifenoli: lo scopo era valutare l’effetto di diverse concentrazioni di idrossitirosolo sull’artrite reumatoide. Ovviamente per ottenere diverse concentrationi e non cambiare altri componenti dell’olio, hanno preferito usare un olio raffinato a cui aggiungere concentrazioni discrete di OHTy. I risultati sono interessanti, visto le basse concentrazioni usate, ma questo non dice nulla sulla domanda: da’ effetti simili ad un extravergine?
Redazione Teatro Naturale
23 luglio 2016 ore 14:48Grazie Sig. Caporaso,
effettivamente nella frase da lei segnalata mancava "ogni 20 grammii di olio". Un problema di copia-incolla probabilmente. Come detto nell'articolo il claim salutistico è utilizzabile con 250 mg/kg, quindi l'Efsa, titolare dello screening sui claim, ha valutato che solo oltre questa concentrazione si hanno gli effetti salutistici indicati.
Cordiali saluti