L'arca olearia

Gli oliveti possono salvare il mondo dall'effetto serra

Il ruolo di boschi e foreste nel catturare l'anidride carbonica rischia di essere stato sopravvalutato. Gli oliveti, condotti secondo metodi sostenibili, sono capaci di veicolare l'anidride carbonica in profondità, diventando un “pozzo di carbonio”

01 aprile 2016 | R. T.

Gli oliveti, ancor più che boschi e foreste, potrebbero salvare il mondo dall'effetto serra.

L'attuale metodo di calcolo del sequestro di carbonio, secondo una ricerca delle Università di Cordoba e Jaen, infatti sopravvaluta l'effetto sequestrante nel terreno operato dalle specie boschive mentre è grandemente sottovalutato quello operato dall'ecosistema oliveto.

Il metodo di calcolo è tutt'altro che secondario visto che ciascun paese deve sottostare a delle regole sulle emissioni di anidride carbonica che tengono conto però anche delle capacità delle risorse naturali della nazione di sequestrare il carbonio.

L'Unione europea, da tempo, ha stimolato l'agricoltura a operare per diventare una fonte di sequestro di carbonio, più che emissione. Tutto questo grazie al greening e a strumenti della politica agricola comunitaria come la condizionalità. Si parte dal presupposto infatti che è proprio il terreno, dopo vegetazione e atmosfera, il più grande serbatoio di CO2 del pianeta.

Le università spagnole hanno così confrontato diversi modelli colturali per capire quali metodi possono contribuire maggiormente al sequestro del carbonio, anche e soprattutto negli strati più profondi del terreno. Solo grazie al sequestro in profondità, infatti, il terreno può diventare un vero e proprio pozzo di carbonio.

La ricerca ha confrontato diversi sistemi che vanno dall'utilizzo della sansa come ammendante, fino alla pacciamatura mediante la trinciatura dei residui colturali .

I ricercatori dell'Università di Cordoba, così, hanno verificato che la trinciatura della potatura, con effetto pacciamante, senza alcuna lavorazione del terreno è il metodo migliore per fissare ilk carbonio in profondità.

Al contrario la normale prassi agronomica che vuole lo spargimento della sansa come ammendante, seguita da una lavorazione del suolo, non porta a risultati soddisfacenti in termini di efficacia del sequestro del carbonio.

Anche l'utilizzo delle sole foglie, come pacciamente sul terreno, offre benefici nella capacità di sequestro del carbonio ma con effetti decisamente più instabili e meno duraturi nel tempo rispetto alla trinciatura dei sarmenti di potatura interi.

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Ecco il composto chimico naturale che inibisce l'ovideposizione della mosca dell'olivo

Interrompere la comunicazione chimica intraspecifica della specie apre la strada allo sviluppo di nuove strategie per la difesa contro la mosca dell'olivo. L'uso di semichimici come strumenti di interferenza ovipositione

30 maggio 2025 | 16:00

L'arca olearia

La spettroscopia NMR per stimare i profili chimici e sensoriali dell’olio d’oliva

NMR accoppiato con la chemiometria consente una valutazione più completa della composizione dell'olio d'oliva e ha il potenziale per migliorare la velocità e l'accuratezza dei processi di controllo della qualità nell'industria dell'olio d'oliva. I confronti tra Frantoio, Leccino, Moraiolo, Leccio del Corno

30 maggio 2025 | 15:00

L'arca olearia

I danni dei raggi ultravioletti sulla fioritura dell'olivo

Le radiazioni UV-B influenzano la germinazione del polline e la riproduzione dell'olivo. Le radiazioni UV-B hanno inibito in modo significativo la crescita dei tubetti pollinici, impedendo così la fecondazione di successo

30 maggio 2025 | 14:00

L'arca olearia

Pirofeofitine e digliceridi, nuovi parametri di qualità dell'olio extravergine di oliva: sfida per l'Italia o la Spagna?

Pirofeofitine e 1,2 digliceridi non sono parametri legati direttamente alla qualità sensoriale dell’olio, ma strumenti analitici che permettono di raccogliere alcuni indizi sulla storia e sulla lavorazione del prodotto. Chi coordina i lavori del CODEX è Angelo Faberi

30 maggio 2025 | 12:00

L'arca olearia

Nessuna guarigione spontanea da Xylella fastidiosa degli olivi del Parco delle Dune Costiere

Gli olivi continuano a essere infetti ma si è solo ridotta la carica batterica nelle piante, un fenomeno già evidenziato in altri territori infetti, dove la riduzione delle popolazioni di sputacchina limita le superinfezioni da Xylella fastidiosa

29 maggio 2025 | 16:00

L'arca olearia

La crescita delle olive dipende dal suo tasso di fotosintesi

Il tasso fotosintetico delle olive in piena luce solare è elevato nelle prime 3 settimane dopo l’allegagione, poi diminuisce progressivamente. La fotosintesi dei frutti può ridurre notevolmente l'uso di assimilati per la respirazione e favorire la crescita

29 maggio 2025 | 13:00