L'arca olearia

Quantità di polline e allegagione. Un pollen index per capire il potenziale produttivo

Sono molti i fattori che possono influenzare la dispersione del polline di olivo, influenzando il grado di fecondazione e allegagione, quindi la produttività. Tra i parametri da considerare quello altimetrico: oltre i 300 metri di altitudine si dimezza la percorrenza

10 marzo 2016 | R. T.

Con il clima insolitamente caldo delle ultime settimane, in alcune aree è già tempo di pensare alla fioritura, croce e delizia di ogni olivicoltore.

E' noto che la percentuale di allegagione dell'olivo può variare considerevolmente in un range tra il 3% e il 7%, misurata alla raccolta e quindi al netto delle cascole di luglio e settembre.

Sebbene, in assoluto, la percentuale di allegagione dell'olivo sia molto bassa, in termini relativi alzare tale percentuale dal minimo del 3% fino al 7% può significare un raddoppio della produttività dell'albero.

Un conto aritmetico talmente semplice che ha incoraggiato gli olivicoltori a confrontarsi con tutte le tecniche agronomiche utili a massimizzare la percentuale di allegagione: dalle fertilizzazioni con boro a quelle con azoto, fino ad adeguati apporti idrici.

Spesso, concentrati sulle possibilità di intervento, non ci si ferma a sufficienza sui fattori naturali e di territorio che possono influenzare, appunto, la percentuale di allegagione.

Un certo scalpore aveva provocato l'articolo sulle sperimentazioni in corso sull'impollinazione artificiale dell'olivo, quale metodo alternativo per migliorare la produttività.

Indirettamente i ricercatori che hanno condotto le prove hanno acceso una luce su un fattore, determinante al fine di una corretta impollinazione, fecondazione e allegagione, ovvero la quantità di polline nell'aria. Altri parametri da considerare sono i fattori che possono incidere sulla quantità di polline nell'aria.

Le Università di Perugia e di Toledo hanno condotto uno studio sulla zonazione del polline in Italia e in Spagna. Il periodo di riferimento, di quattro anni (2008-2011), permette di fornire un quadro sufficientemente attendibile.

I ricercatori hanno misurato la quantità di polline nell'aria, interfacciando questo dato con parametri meteorologici e altri fisici, come l'altimetria, per capire come si muove il polline d'olivo per possibili applicazioni dal punto di vista agronomico e allergologico.

Ne è risultato un pollen index che fa capire come nelle aree più densamente olivetate le intensità possono essere superiori anche di un ordine di grandezza rispetto ai territori dove la presenza dell'olivo è più sporadica. Ovviamente avere un oliveto nelle aree con un pollen index più elevato è, di per sé, un vantaggio competitivo notevole.

I ricercatori hanno anche riscontrato differenze marcate rispetto ai modelli di dispersione associate gradiente altitudinale. I risultati indicano che le aree situate a un'altitudine superiore a 300 metri sul livello del mare ricevono una maggiore quantità di polline di oliva proveniente da fonti di polline più breve percorrenza (massima influenza, 27 km) rispetto alle aree con altitudine inferiore a 300 m sul livello del mare (influenza massima, 59 km).

 

Bibliografia

J. Rojo, F. Orlandi, R. Pérez-Badia, F. Aguilera, A. Ben Dhiab, H. Bouziane, C. Díaz de la Guardia, C. Galán, A.M. Gutiérrez-Bustillo, S. Moreno-Grau, M. Msallem, M.M. Trigo, M. Fornaciari, Modeling olive pollen intensity in the Mediterranean region through analysis of emission sources, Science of The Total Environment, Volumes 551–552, 1 May 2016, Pages 73-82, ISSN 0048-9697

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