L'arca olearia
Dalla Grande Mela alla Grande Oliva: 8 euro per una bottiglia da mezzo litro vi possono bastare?
Creare un mercato per l'olio extra vergine artigianale: quello buono, sano, etico e tipico, è possibile. C'è chi vi è già riuscito, remunerando molto bene olivicoltori e frantoiani. La storia di Eataly ci insegna che ci sono molti consumatori disposti a spendere per l'eccellenza. Non solo a New York ma anche in Italia
31 gennaio 2014 | Alberto Grimelli, Maurizio Pescari
Nel mondo dell’olio la stragrande maggioranza dei consumatori (il 90%) compra un olio perché serve, tanto è tutto uguale; il 10% conosce le caratteristiche, la differenza tra olio industriale ed olio artigianale, è in grado di apprezzarne la qualità e vuole sulla sua tavola un olio buono. In questo 10 % ci sono anche gli addetti ai lavori.
Durante questa settimana, alcuni di quel 10% hanno commentato, scandalizzati, l’articolo pubblicato sul New York Times, dove si attacca la qualità dell’olio italiano che raggiunge gli States, mentre i primi (il 90%) forse non sono stati nemmeno toccati dalla notizia e qualora lo fossero stati (in Italia una cattiva notizia è una notizia, una buona è pubblicità), generalizzeranno: “…i soliti, meglio risparmiare ed usarne poco, perché fa male ed ingrassa”.
A questo punto è bene darci una regolata. Noi non siamo tra quelli che parlano …a nuora perché suocera intenda, o viceversa. O che respingono le accuse con sdegno, senza controbatterle o documentandone la falsità. Ne tantomeno siamo quelli che contestano lo scritto dicendo: “Parlano loro, che mangiano quello che mangiano…” e giù con americani obesi, burro di arachidi, coca-cola….
Ancora una volta ci soffermiamo a dire che rincorrere il prezzo, le promozioni e la competitività di costo porta a una discesa agli inferi, una spirale senza fine che nessun piccolo produttore italiano può permettersi. L'esito è scontato: la chiusura dell'azienda e l'abbandono degli oliveti. Per salvare l'olivicoltura italiana occorre costruire un nuovo mercato. Due prodotti tanto diversi, come l'extra vergine artigianale e l’industriale, non meritano lo stesso scaffale. Ne servono due. E ben distanti l’uno dall’altro.
Ecco perchè l'unico vero, grande e macroscopico errore di Nicholas Blechman, vignettista del New York Times, è stato quello di parlare delle magagne che si nascondono tra i producers (imbottigliatori e industriali) senza nemmeno citare il buon Made in Italy dei growers (frantoiani e olivicoltori). Ma forse è meglio così. Trattandosi di due prodotti diversi è meglio che Blechman non ne abbia parlato, sperando che, prima o poi, possa disegnare e celebrare l'olio italiano buono, sano, etico e tipico.
La domanda ricorrente tra olivicoltori e frantoiani è sempre la stessa: va bene fare la qualità, ma poi chi me la paga?
La risposta è: 8,36 euro per una bottiglia da 0,5 litri ti bastano?
E' quanto ha pagato, mediamente, Eataly nel 2013 ai suoi fornitori di olio artigianale. Una remunerazione sufficiente a garantire un buon reddito. Neanche i volumi sono male: 245 mila bottiglie da mezzo litro acquistate, per un esborso di 2 milioni e 50 mila euro. Olio che poi finisce sugli scaffali di Eataly in Italia, a New York e Chicago, in Giappone, a Dubai, ad Istanbul. Un’azione che rappresenta una goccia nel mare dell'extra vergine italiano, ma dimostra che se si ha la strategia commerciale giusta, sul mercato il ‘bisogno’ c’è ed i risultati arrivano. Ma non sul mercato di tutti.
“A New York – spiega Dino Borri di Eataly – abbiamo una persona dedicata all’olio, tutto il giorno, tutti i giorni. E vendiamo, perchè intorno all’olio extravergine italiano c’è grandissimo interesse. Ma il mare magnum dell’olio è enorme, non sono solo i nomi noti della grande industria italiana. Per un consumatore americano già ‘olio extravergine di oliva’ è un valore aggiunto, se poi accanto trovano scritto anche ‘Italia’ il gioco è fatto”.
- Voi come evitate questo rischio?
“Raccontiamo come si produce, lo facciamo assaggiare, spieghiamo le differenze da una cultivar e l’altra, un territorio e l’altro, consigliamo gli abbinamenti. Non vendiamo olio, ma le qualità dell’olio e troviamo grandissima attenzione, soprattutto in quei paesi dove l’olivicoltura non esiste, ma in un ben determinato mercato esiste il piacere del buono e la capacità di riconoscerla ed apprezzarla”.
- Ed il prezzo?
“Il prezzo incide, eccome – spiega Borri – se noi acquistiamo in Italia una bottiglia da mezzo litro tra gli otto ed i nove euro, una volta portata a New York, vista anche la forza dell’Euro rispetto al Dollaro, sullo scaffale la differenza si vede. Ma questo non è determinante. I clienti che apprezzano un buon olio, sanno che costa un po’ di più, ma sanno anche usarlo in cucina.
Un dato per chiudere. Nel nostro Paese, il 26% delle famiglie è alla ricerca di extra vergine artigianale ma non lo trova o non lo sa riconoscere. Si tratta di quasi 5 milioni di famiglie (L'olio artigianale esiste. Lo dice Eurisko ma soprattutto il buon senso).
Il potenziale c'è. Va costruito il mercato. E smettere di correre dietro a quello degli altri.
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NICOLA BOVOLI
02 febbraio 2014 ore 00:50Finalmente un intervento chiaro sul prezzo di un buon olio extravergine artigianale! Alla vostra domanda la mia risposta è: SI per una bottiglia da mezzo litro tra gli otto ed i nove euro di ricavo netto ci possono bastare.