L'arca olearia

Gli oli extra vergini d'oliva non sono tutti uguali

L'esempio più lampante del potenziale di differenziazione durante la IX Rassegna degli oli monovarietali. Il consumatore ha però necessità di messaggi semplici, chiari e immediati. L'artigianalità è un valore riconosciuto, occorre valorizzarlo al meglio

09 giugno 2012 | R. T.

Gli extra vergini monovarietali sono probabilmente la massima espressione della differenziazione e delle differenze fra le varie olivicolture italiane. Sono, però, anche un elemento che unisce realtà molto diverse e distanti. Cultivar nate e cresciute in una regione possono infatti esprimere un potenziale enorme anche a centinaia di chilometri di distanza.

Lontananza e vicinanza. Unioni e divisioni. Sono le contraddizioni del mondo dell'olio. Sarebbe però più corretto definirle come espressioni della vitalità del settore. Nella vita e nella quotidianità non vi sono solo sinergie ma anche dissensi e attriti. E' su queste basi che nasce il confronto e la voglia di migliorarsi.

Esattamente come sarebbe noioso un mondo di perfetta condivisione di idee, opinioni e progetti, così sarebbe monotono un comparto olivicolo e oleicolo che non contemplasse tutte queste varietà.

Lo scambio di esperienze tra produttori e quindi tra questi e il consumatore è il valore aggiunto della Rassegna degli oli monovarietali in cui si recupera una dimensione umana, di relazione, che non è fatta solo di dati e numeri.

E' però aleggiata come uno spettro l'ombra della crisi, della difficoltà a valorizzare la produzione, per prezzi troppo bassi. Una problematica che permea tutto il settore, orizzontalmente.

E' da questi presupposti e da questi spunti che ha preso il via il Talk Show “Qualità che cerchi, qualità che trovi”. E' stato Giorgio Pannelli, già primo ricercatore del Cra Oli, ad aver scaldato la folta platea intervenuta con una provocazione: “produttori e consumatori devono sapersi parlare. Il consumatore davanti allo scaffale sceglie sulla base del prezzo perchè non gli sono stati offerti argomenti validi per una scelta più consapevole.” Ad essere messa sul banco degli imputati è l'autoreferenzialità del settore, argomento spesso toccato ma mai debitamente approfondito. “Olivicoltori e frantoiani – ha aggiunto Alberto Grimelli, coordinatore editoriale di Teatro Naturale – troppo spesso dimenticano le esigenze ed aspirazioni che hanno quando sono consumatori, quando vanno al supermercato a fare la spesa. Occorre probabilmente fare un passo indietro, senza avere la pretesa che il consumatore sappia dell'olio più di quanto conosce per altri alimenti. Ossia poco. Il consumatore sceglie soprattutto sulla base di messaggi chiari, semplici e immediati.” La chiarezza è elemento su cui ha voluto intervenire anche Barbara Alfei, capo panel dell'Assam Marche. “Bisogna prestare effettivamente molta attenzione nel rapportarsi al consumatore, specie in tema di caratteristiche organolettiche. Se vogliamo che la valorizzazione si basi su profumi e sapori, il consumatore non deve rimanere deluso. Deve sempre ritrovare e riscontrare quanto gli viene descritto. Il ruolo del panel, in questo senso, è fondamentale, discriminando tra poesia e realtà. Certo, purtroppo la regolamentazione non aiuta.” A tirare una ulteriore stoccata ai produttori è stato Giorgio Pannelli. “Vi sono troppe lamentele ma poca protesta. Il sistema non si autoriforma se non su impulso di idee e progetti di olivicoltori e frantoiani. Le leve per smuovere tale situazione sono nelle vostre mani. Se al consumatore occorrono messaggi chiari, semplici e immediati dovete pretendere dalle vostre rappresentanze che vi siano offerti gli strumenti per dare al consumatore quanto richiede.” Ma cosa richiede in realtà il consumatore? A rispondere alla domanda Alberto Grimelli. “Smettiamola una buona volta di credere che il settore dell'olio sia un unicum e guardiamo ad altri comparti alimentari in cui vi è un'effettiva differenziazione di prodotto, anche se all'interno della stessa categoria merceologica. Pensiamo alla pasta, al pane, al gelato, alla birra. Qual'è il primo elemento di discriminazione? Cosa cerchiamo e verifichiamo? Guardiamo se il prodotto è artigianale o industriale, a seconda delle nostre necessità e delle nostre tasche. Si tratta di una differenza che è immediatamente percepibile dal consumatore, e che viene giustamente valorizzata, in tutti questi settori, tranne che nel mondo dell'olio. Perchè? Perchè non comunicare che esiste chi fa: olivicoltori e frantoiani e chi assembla, confeziona e commercializza: industriali e commercianti? Si tratta di figure ben distinte, ognuna con una propria rispettabilissima, chiara identità e professionalità. Il concetto di artigianato e industria fa parte dell'immaginario collettivo, non solo in Italia. In Giappone, sugli scaffali del supermercato, quando il prodotto è artigianale, è spesso presente la foto del produttore. Forse, anziché arrovellarci in soluzioni difficili o improbabili, è bene farsi una semplice domanda. Perchè grandi aziende, marchi illustri negli spot pubblicitari, danno un'immagine di familiarità e artigianalità? La risposta è banale. Si tratta di un messaggio chiaro, semplice e immediato, premiante sul mercato. E' tempo, per il mondo produttivo, di prenderne consapevolezza e di riappropriarsi di tale concetto.”

La giornata si è chiusa, quasi all'orario di cena, dopo un animato e ricco dibattito col pubblico al termine del quale sono stati consegnati i riconoscimenti d'eccellenza alle aziende produttrici di oli monovarietali che hanno raggiunto un punteggio al panel test superiore a 8,2. Un attestato anche alle aziende che hanno presentato alla Rassegna oli monovarietali ottenuti da cultivar che mai hanno partecipato all'evento.

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