L'arca olearia 09/07/2011

Registri Sian. Niente panico, c’è solo da usare il computer

Registri Sian. Niente panico, c’è solo da usare il computer

L’Aifo ha collaborato con Icqrf e Agea per coniugare semplicità ed efficienza del nuovo sistema, difendendo gli interessi legittimi delle imprese del made in Italy. Ci scrive, per placare gli animi, il vicepresidente Giampaolo Sodano: nostalgia per matita e gomma?


Caro direttore,

l’obbligo per gli imprenditori dell’agroalimentare di compilare registri in cui sono raccolti i dati della produzione e/o della commercializzazione dei prodotti è pratica nota. La novità introdotta dal DM 8077 del 29.11.2009 per l’olio d’oliva, in applicazione del REG. CE 182 che obbliga gli Stati membri alla dichiarazione di origine in etichetta, è nelle modalità e nella tecnologia. Infatti la differenza sta nel fatto che i registri di carico e scarico dell’olio invece che essere scritti con la penna e inviati per posta due volte l’anno alle autorità di controllo devono essere compilati su un file e trasmessi per via telematica entro il sesto giorno successivo all’ultima operazione. Il fine è lo stesso: verificare e controllare l’origine delle produzioni e creare un sistema omogeneo di tracciabilità. Se a valle di questo monitoraggio vi sarà una più attenta verifica e un più rigoroso controllo delle attività delle aziende allora il nuovo sistema sarà utile per contrastare le frodi. In ogni caso come si fa a gridare allo scandalo, perché si chiede alle imprese di usare il computer per trasmettere dei dati?

L’Aifo ha collaborato con i dirigenti di Icqrf e di Agea per coniugare semplicità ed efficienza del nuovo sistema difendendo gli interessi legittimi delle imprese che producono l’extravergine italiano, ottenendo ad esempio un tempo di sei giorni per la trasmissione dei dati o la possibilità di modificare in ogni momento la propria password per garantirne la sicurezza, per assicurare una costante verifica e più rigorosi e mirati controlli in un mercato che soffre da troppo tempo delle conseguenze di attività illegali, se non criminali.

Certamente si può avere nostalgia per la matita e la gomma con cui si compilava il registro o per il semestre di tempo per inviarlo, ma non bisogna dimenticare che il problema del mercato dell’olio d’oliva in Italia non sono i dati di produzione e di vendita di 5000 frantoi, ma la presenza di imprenditori capaci di fare olio italiano di carta o di vendere extravergine exdeodorato.

Il problema sono quelle 1000 aziende agricole che hanno il frantoio e che sono esonerate dall’obbligo di trasmettere i loro dati. Eppure la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Per questa ragione “una maggiore trasparenza” non è una “risibile scusa”, caro direttore. E’ una necessità per avere un mercato sano. E’ un diritto per i consumatori. Tanto più in un Paese in cui l’associazione dei confezionatori protesta perché un decreto gli imporrebbe di scrivere in forma leggibile se l’olio che mettono nella bottiglia è italiano o una miscela di oli acquistati all’estero.

In un settore in cui, individuato un metodo di analisi che potrebbe smascherare la truffa dei deodorati, ci si preoccupa di tenere alti i parametri per non danneggiare i soliti noti. In un sistema in cui mille norme regolano l’etichettatura dell’olio dalle olive e nessuna norma regola quella dell’olio da semi. Se le cose stanno così, dovendo scegliere da che parte stare, l’Aifo ha scelto di stare sempre dalla parte dei consumatori. E con le Istituzioni quando fanno seguire i fatti alle parole: "la nostra battaglia in Europa per un'etichettatura trasparente e non ingannevole riguarda ovviamente anche l'olio, oltre a tutti gli altri prodotti.

Si tratta di un percorso che da un lato è teso a proteggere la salubrità dei nostri cibi e dall'altro a sostenere il nostro mercato che è di qualità e che può essere tutelato solo se il consumatore viene messo nelle condizioni di sapere ciò che acquista" ha detto sabato 2 luglio il Ministro delle politiche agricole Saverio Romano.

Cordialmente

Giampaolo Sodano

Vicepresidente Aifo



Caro Sodano, caro Vicepresidente,

che sbadato che sono! Come ho fatto a non rendermene conto prima di tuonare in modo così duro nei confronti dell’ennesima sopraffazione burocratica?

Può succedere, a me succede spesso. Mi sono lasciato prendere la mano e ho ceduto senza pensarci più di tanto. Quando si tratta di avversare la burocrazia, sono sempre al primo posto, scattante, rapido: non mi ferma nessuno.

Mi spiace tanto aver esagerato con i toni. Me ne rendo conto più che mai solo ora, a distanza di una settimana dalla pubblicazione della lettera. Ora ci ho riflettuto: in fondo è meglio essere morbidi e far finta di nulla. Accettare in silenzio tutte le imposizioni, tanto sono sempre pensate per il bene di tutti. O sbaglio?

Il fatto è che mi sono lasciato ingannare dai toni appassionati contenuti nella lettera della frantoiana Francesca Petrini, e prima ancora da quanto hanno scritto altri frantoiani, e, a seguire, mi hanno impressionato le tante telefonate di protesta e allarme che ho ricevuto.

E’ successo. Senza rendermene conto. Mi sono lasciato condizionare dagli umori che volavano nell’aria, quando invece, soprattutto in certi casi, occorre prendere sin da subito le distanze ed esprimersi con un linguaggio più cauto e controllato.

Mi dispiace, però succede: può capitare.

E’ un uomo troppo focoso il direttore Luigi Caricato.

Mi sono lasciato andare all’impulsività, trascurando di punto in bianco l’evidenza, ovvero: “la novità introdotta dal DM 8077 del 29.11.2009 per l’olio d’oliva, in applicazione del REG. CE 182”.

Come ho potuto non farci caso? Decreto ministeriale, regolamento Ce.

Ammessa l’evidenza, ora, seppure in ritardo, farò pubblica ammenda e convincerò tutti coloro che mi chiamano o scrivono, imbestialiti per il sovraccarico di burocrazia, di pazientare ancora un poco, perché in fondo è per il loro bene che si sta agendo.

Occorre solo portare pazienza. Si tratta in fondo di adeguarsi ai tempi e di abbandonare definitivamente gomma e matita perché adesso è arrivato finalmente il computer, Internet, l’iPode, la banda larga! Non si può essere così retrogradi e piangere l’introduzione dei registri Sian. Il mondo va avanti, lamentarsi non serve. E’ la modernità!

E’ così, vero? Ho inteso bene?

No, no. Non è così. E’ più forte di me, caro Sodano.

Caro vicepresidente Aifo, con tutta la franchezza di questo mondo, e con tutto il rispetto verso Aifo e i suoi dirigenti, persone che stimo, sia ben chiaro: ritengo che la burocrazia sia la vera responsabile del degrado morale del Paese. Perché è proprio attraverso le pastoie della burocrazia che si può affossare ogni sana realtà produttiva. La burocrazia, quando ripropone certi errori del passato (leggi modelli F) con la scusa di un vantaggio ti annienta. Anziché dare slancio alle iniziative individuali – oggi la scusa è la tracciabilità, in passato le scuse sono state altre – si sta consentendo a pochi privilegiati di attingere a copioso danaro pubblico appartenetente alla collettività. Quanti milioni di euro per finanziare la tracciabilità! Dove sono i risultati?

E noi? A cosa aspiriamo?

Ad alfabetizzare i frantoiani perché compiano il passaggio dalla gomma e matita al computer e ad Internet? Ma chi ci ha scritto le proprie rimostranze conosce benissimo i valori in cui credere e ritrovarsi: ha a cuore la legalità. Sa usare il pc e sa navigare su Internet.

La lettera della frantoiana Francesca Petrini è una lettera drammatica che fotografa lo stato di una realtà attraversata da anomalie gigantesche.

Non possiamo pensare che non vi siano imprenditori in grado di volere il meglio per sé. Siamo di fronte a gente alfabetizzata che ha studi alle spalle e tanta volontà e passione. Giovani capaci di avere idee proprie e di innovarsi. Persone istruite che non vogliono più sottostare alle dinamiche del passato e che guardano fiduciosi al futuro sperando di stare alla larga da coloro che cavalcando la burocrazia pongono freni alla libera iniziativa di imprenditori illuminati che rifiutano di essere sotto scacco di pochi gruppi di potere. La battaglia del made in Italy è stata condotta male, caricando le aziende di costi che non possono sopportare e che non è giusto che sopportino.

Le persone che hanno scritto a Teatro Naturale manifestando la propra contrarietà a certa opprimente e inutile burocrazia sono persone reali che amano l’olio italiano: non rifutano i controlli, ma non intendono essere asfissiati dai controlli o comunque da imposizioni che non porteranno ad alcun risultato concreto, se non a un aggravio di costi, incombenze e responsabilità.

L’imprenditrice Francesca Petrini, tanto per fare un esempio, il proprio lavoro lo fa bene, sa mantenersi al passo con i tempi, usando la tecnologia e mostrandosi pronta a ogni cambiamento. Il fatto che si opponga a un uso perverso di certa burocrazia, è un puro esercizio di virtù, non una forma di arretratezza e refrattarietà.

Quanto ha scritto la signora Francesca Petrini, e prima ancora la signora Maria Montini, e altri ancora a seguire, nei commenti alla nota di Stefano Pasquazi, oppure via facebook, deve far riflettere le organizzazioni di categoria. Nessuno si senta con le spalle coperte, perché bisognerà pur rendere conto del proprio operato e delle proprie scelte.

E’ stato davvero illuminante aver assecondato il solito pasticcio all’italiana? Con gli olivicoltori che sono stati esentati, con almeno mille frantoiani che hanno chiesto l’esonero: siamo proprio convinti che la strategia fin qui adottata non porti a uno irreparabile sfascio del settore oleario in Italia?

I frantoiani non sono fermi alla gomma e alla matita. Hanno già sopportato abbastanza in passato, senza che nessuno li difendesse. Meglio sgomberare il campo da equivoci: mi sembra a questo punto corretto far presente che la signora Petrini, e altri operatori come lei, non rientrano affatto nella categoria dei frantoiani in lotta con la modernità o la trasparenza o la legalità.

E’ stata una scelta saggia assecondare le soluzioni fin qui adottate?

Il registro Sian reggerà alla prova del nove nel periodo caldo dell’olivagione?

Chi, suo malgrado, è entrato nei meccanismi del sistema, non per piacere personale ma per obbligo, sa bene quanto sia impervio muoversi.

Già immagino la rabbia e il disgusto che scorre nelle vene dei malcapitati.

Ho ricevuto racconti di disavventure nel consultare il numero verde, con la difficoltà nell’avere chiarimenti – uno per telefonata, non più di uno è concesso.

In alcuni casi mi hanno perfino riferito che le risposte ai quesiti arrivano anche dopo sette, otto ore da quando sono state formulate, quando il tecnico che segue l’azienda frantoiana ormai non c’è più. In altri casi ad alcune richieste di chiarimenti è stato risposto che ci sono le istruzioni sul sito, e che basta leggerle, lasciando così allo sbaraglio il malcapitato di turno che già aveva letto le istruzioni per l’uso contenute nel sito del Sian. Quanta pazienza, nel nome della tracciabilità!

Posso benissimo immaginare cosa succederà in novembre! Nel prossimo numero di Teatro Naturale saranno pubblicate altre riflessioni di alcuni lettori, espresse anche via facebook, con argomentazioni dettagliate punto per punto.

Insomma, lo stato della realtà è questo: l’atmosfera si è surriscaldata. Mi chiedo solo se non si poteva evitare tutto questo gran caos.

Per chiudere, a sorprendermi più di tutto è il fatto che i frantoiani si rivolgano a una rivista per essere ascoltati. In tutti questi anni – lo giuro – mai avrei immaginato, nemmeno lontanamente, di dover incarnare anche il ruolo del sindacalista e raccogliere le istanze dei frantoiani.

Ecco, caro Sodano, da provetto sindacalista quale in questo momento sono (ma solo in questo momento, perché ho ben altre vocazioni nella vita – sia ben chiaro) io argomenterei nel seguente modo una mia ragionevole proposta: anziché foraggiare i soliti noti, perché non distribuire equamente ai frantoiani le risorse pubbliche che saranno di qui in avanti destinate alla tracciabilità?

Non è un’idea malvagia. Ai frantoiani facciamo compilare tutti i possibili registri, anzi, inventiamone anche di nuovi: nessuno si lamenterà, ne sono certo. Basta avere l’accortezza di versare loro quanto dovuto sia per i costi che dovranno sopportare, sia per il ruolo di tutori della legalità che dovranno ricoprire.

Possiamo scommetterci: accetteranno al volo.

In fondo, perché non dar corso a questa richiesta? Un adeguato contributo ai frantoiani. Finora sono stati volatilizzati milioni di euro nel nome della tracciabilità. Senza mai capirne i reali vantaggi conseguiti. Oh santo extra vergine, oh santa tracciabilità.

Ah, dimenticavo. Visto che siete di casa in Unaprol, perché non proponete ai vostri cugini di portare avanti questa mia richiesta sindacale?

Caro Sodano, cosa faranno? Accetteranno?

Forse mi sono spinto un po’ troppo in là.

Ma sì! Suvvia, sognare, almeno questo, è ancora possibile.

Luigi Caricato

di T N

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Commenti 4

Lando Carparelli
Lando Carparelli
17 luglio 2011 ore 16:14

Caro signor Sodano, sorvolo sugli aspetti legati al registro Sian, perché è materia non di mia competenza, che ignoro completamente, ma almeno coverrà sul fatto che citare il ministro Romano, soprattutto di questi tempi, con la richiesta di processarlo per ragioni legate alla mafia, indipendentemente dal fatto che sia innocente o colpevole, non è che porti maggiore forza e credibilità al suo ragionamento. Non le pare?
Distintamente la saluto, Lando Carparelli

Giorgio Scollo
Giorgio Scollo
11 luglio 2011 ore 08:24

Buongiorno, sono Giorgio Scollo, frantoiano per passione (insieme alla mia intera famiglia da generazioni), ho seguito con interesse l'evolversi della controversa normativa relativa ai registri telematici e condivido in pieno tutte le proteste avanzate sul tema dai frantoiani. Vorrei proporre una riflessione su un aspetto a mio avviso trascurato: riesco a comprendere la necessità della tenuta dei registri per gli operatori di filiera che "lavorano" con l'olio (confezionatori, commercianti ecc.) non capisco invece perchè imporre questo ulteriore aggravio burocratico ai "FRANTOIANI CONTO TERZISTI PURI", quelli cioè che effettuano esclusivamente il servizio di molitura c/terzi consegnando l'olio al produttore non appena spremuto; questi non hanno deposito di olio nè c/proprio, nè c/terzi, non effettuano stoccaggio, non imbottigliano, non vendono olio sfuso. Che ruolo hanno nella repressione delle frodi alimentari? Non bastano gli adempimenti fiscali e di altra natura a cui sono già tenuti per effettuare degli eventuali ulteriori controlli sugli olivicoltori o sugli altri operatori di filiera; del resto compiliamo gia un registro di carico e scarico, emettiamo regolari fatture, ricevute o scontrini fiscali, effettuiamo la comunicazione mensile ....
Ritengo quindi che tale normativa debba al limite essere applicata dai soggetti economici che "lavorano" con l'olio non da chi si limita ad offrire un servizio semplicemente trasformando le olive in olio.
Grazie per l'attenzione ed un in bocca al lupo a tutti (ne abbiamo bisogno)!

Giorgio Franci
Giorgio Franci
09 luglio 2011 ore 16:58

Caro Direttore,
con questa brevissima esprimo la mia piena Solidarietà alla Tua risposta e alle lettere di Montini, Petrini, Tega, ecc. che su questo argomento hanno scritto.
Giorgio Franci

P.s. da alcune settimane sono impegnato su un'altro fronte che non mi lascia spazi, seguo la vicenda con interesse, a breve spero di poter scrivere una nota più completa ed apportare un contributo con la nostra testimonianza.

Emilio Ragosta
Emilio Ragosta
09 luglio 2011 ore 10:50

Salve, mi chiamo Emilio Ragosta e sono un piccolo frantoiano della provincia di Napoli e sono sinceramente sconcertato dal commento del vivepresidente dell'AIFO in riferimento ai registri SIAN : Niente Panico. Leggendo le sue considerazioni adesso capisco perchè siamo in simili condizioni. Ho iniziato l'attività di frantoiano nel 2006 e per acquistare le macchine olearie ho dovuto fare un finanziamento bancario , a quanto pare i frantoiani non hanno diritto ad alcuna agevolazione se però sei un coltivatore puoi fare un frantoio aziendale con un contributo pare del 50%. Poi ho visto un accanimento della burocrazia nei confronti di questa categoria, i frantoiani dovevano dotarsi del codice Alfanumerico costato molto sia in termini economici che di tempo, Le etichette non andavano più bene:se l'olio era Italiano doveva contenete la dicitura Olio estratto in Italia da olive coltivate in Italia e un ulteriore registro cartaceo vidimato dal Icqr dove registrare tutti i movimenti dell'olio .Dopo qualche anno il codice Alfanumerico costato molto sia in termini economici che di tempo dedicato ,non vale più , avevano scherzato , noi paghiamo tecnici, per planimetrie , collaudi , certificazioni, tempo per assemblare fatture ,documenti ecc .Poi dopo un anno non serve più, Le etichette ? bisogna farne di nuove, devono essere più trasparenti sempre a difesa del consumatore.E naturalmente altri soldi buttati e tempo sprecato Nel 2010 cambia anche il registro , nuovi fogli , nuove vidimazioni ,sul quale i frantoiani devono annotare gionalmente tutto ciò che accade in azienda.A quanto pare all'Agea, e al vicedirettore dell'Aifo non basta più il registro cartaceo su cui registrare tutto ciò che accade in azienda e che si dice poi di loro che per il 2011 non sono in grado di inventarsi qualche altra cosa. Il registro con invio telematico dei dati. Altri costi , tempo che sottrai al tuo lavoro Il vice presidente dell'Aifo ci assicura però che non c'è un accanimento burocratico ,niente panico è a difesa del consumatore d'altronde funzione così anche per altre attività non siamo mica i soli ??
Colgo l'occasione per ringraziare in qualità di frantoiano, la fattiva collaborazione del vicepresidente AIFO con l'Agea in riferimento all'ultimi adempimenti .
Grazie al fattivo operato del vicepresidente dell'Aifo, dell'Agea del ministero delle poliche agricole con il solo scopo di tutelare la salubrità degli alimenti, la loro tracciabiltà e soprattutto l'alta qualità dell'olio Extravergine d'oliva a tutt'oggi i frantoiani non possono ricevere alcuna agevolazione per poter rinnovare le macchine olearie , solo i coltivatori possono acquistare frantoi aziendali con l'agevolazione pare del 50% e poi l'alta qualità mica la fa il frantoiano con nuove macchine olearie(si parla tanto di innovazione) bensi l'olivicoltore,i vari organismi con vari sigle , loro sì che meritano tutti i finanziamenti perchè PROMUOVANO l'Alta Qualità ma a FARLA ? Pare che non importi molto finanziare e mettere in condizioni di farla l'alta Qualità a difesa del consumatore solo promuoverla . Comunque cari consumatori,grazie alla fattiva partecipazione dell'Aifo con l'Agea e vari organismi, l'intera filiera dell'olio Extravergine ha la tracciabilità , infatti tutti gli oneri annotazione e certificazioni incombono su frantoiani e confezionatori ma con esclusione di coltivatori e frantoi aziendali beh loro sono impegnati a richiedere agevolazioni, contributi, finanziamenti e quindi per loro nienti registri Sian ,nienti invii di alcun dato , qualcuno diceva Basta la parola , e questo sempre a tutela del consumatore e per una maggiore rintracciabilità e la salubrità degli alimenti .