Editoriali
MA COS’È BIOLOGICO?
Sembrava tutto chiaro e definitivamente assodato almeno da quando l’Unione europea, nel 1991, decise di regolamentare il settore.
18 settembre 2004 | Alberto Grimelli
Sembrava tutto chiaro e definitivamente assodato almeno da quando l’Unione europea, nel 1991, decise di regolamentare il settore. 
 Il reg. CE 2092/91 infatti ha codificato e normato il comparto biologico. Sono così nati gli organismi di controllo, i disciplinari di produzione, nonchè il marchio di qualità e garanzia tutelato e riconosciuto dal Ministero delle Politiche agricole e forestali. 
 L’agricoltura organica è un sistema complesso, con regole certe e precise ancorché numerose.
 Cos’è biologico dunque? Un alimento prodotto da un’azienda che applichi i previsti disciplinari e si sottoponga a controlli. Solo così infatti può utilizzare il logo dell’Unione europea e usare la dicitura “bio” in etichetta.
 Il consumatore non deve necessariamente conoscere i dettagli dei processi produttivi ma il giornalista che ne volesse scrivere, dovrebbe. In caso contrario incorrerebbe in gravi quanto imbarazzanti errori, favorendo confusione e disinformazione.
 A titolo di esempio cito alcune frasi apparse in un articolo, a firma di Anna Bartolini, pubblicato su Oggi del 22 settembre 2004.
 “- olio di oliva: le tecniche bio prevedono raccolta a mano delle olive e immediata lavorazione delle stesse. Si usa il frantoio di pietra” e ancora “- vino: la coltivazione biologica della vite riduce il più possibile l’uso del solfito, un additivo ammesso dalla legge, anche se tossico. Purtroppo non viene indicato in etichetta”.
 Non mi consta esista alcun disciplinare di produzione biologico che obblighi gli olivicoltori a raccogliere le olive per brucatura manuale e a frangerle con macine di pietra, la descrizione della signora Bartolini, quindi, risulta una suggestiva invenzione. 
 Non esiste il vino biologico ma solamente il vino prodotto con uve provenienti da agricoltura biologica. Una differenza sostanziale. Infatti il legislatore europeo non interviene a normare, in tema di biologico, la pratica enologica, ed è proprio in cantina, quindi non durante la fase di coltivazione, che si usa il bisolfito. Alcuni organismi di controllo hanno introdotto, attraverso un sistema di certificazione su base volontaria e svincolato dal biologico, dei disciplinari che limitano l’uso del suddetto additivo ma senza la possibilità di utilizzare alcuna menzione o dizione aggiuntiva rispetto a quella stabilita dall’Unione europea.
 Purtroppo i grossolani errori della signora Bartolini non si sono limitati solo al settore oleario e a quello vitivinicolo. Ha voluto esagerare, e, dato che non c’è due senza tre, ha commesso anche un’imperdonabile imprecisione in tema di ortofrutta. 
 Cito dal suddetto articolo: “frutta e verdura: ogni frutto e ogni ortaggio ha un momento di maturazione: prima o dopo (dunque primizie o tardive) sono necessari aiuti chimici”. 
 Per indicare lo stato di maturazione si usano i termini acerbo o surmaturo, non primizie o tardive, che definiscono invece un prodotto ortofrutticolo disponibile in anticipo o in ritardo rispetto al periodo storicamente conosciuto. La stagionalità di molti frutti e molte verdure è mutata negli ultimi vent’anni sia a causa dei sensibili miglioramenti delle tecniche di post-raccolta, ma anche perché sono nate tantissime nuove varietà in grado di offrire, appunto, primizie e tardive.
 L’agricoltura è un settore complesso e variegato, quello alimentare lo è altrettanto. 
 Improvvisare senza un’adeguata preparazione o, almeno, un’approfondita ricerca e precise informazioni è però abitudine di numerosissimi presunti esperti, tuttologi che scrivono e parlano disinvoltamente, a prezzo però di madornali spropositi, su ogni tema. 
 Purtroppo in campo rurale tali figure abbondano, provocando ingenti danni, perché divulgano false ed ingannevoli credenze, poi molto difficili da sradicare. 
 La soluzione? Contestare e confutare, prove alla mano, ogni affermazione sbagliata. 
 Sempre. 
 Solo in questo modo si potrà minare il prestigio e la credibilità di cui questi individui oggi godono, o almeno si potrà costringerli a studiare, a interessarsi, a prepararsi prima di proclamare scempiaggini e pubblicare bestialità. 
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