Editoriali

Anello debole

11 ottobre 2008 | Graziano Alderighi

L’agricoltura si è sempre considerata anello debole nei rapporti commerciali con la grande distribuzione.
Un atteggiamento di sudditanza che ha sempre penalizzato il settore primario che ha rifornito di derrate alimentari la GD/GDO alle condizioni da quest’ultima decise e definite.
Gli economisti hanno più volte spiegato il fenomeno sulla base della frammentazione dell’offerta da parte delle aziende agricole a fronte della sempre più massiccia concentrazione della domanda nelle mani delle centrali di acquisto, ovvero società che si occupano dell’approvvigionamento per diverse catene della grande distribuzione.

Migliaia di imprese a fronte di cinque-sei centrali d’acquisto.
L’equilibrio di forze è evidentemente impari.

Se non ci riferiamo più al comparto nel suo insieme ma al singolo prodotto gli scenari potrebbero cambiare.
E’ il caso, ad esempio, del parmigiano reggiano, fiore all’occhiello del Made in Italy ma anche considerato, da tutte le catene della grande distribuzione un prodotto civetta, un prodotto da volantino, da offerta speciale, per richiamare clienti.
Le catene della GD/GDO hanno cominciato a guerreggiare sul prezzo del parmigiano reggiano, chiedendo ai loro fornitori continui ribassi, sconti e promozioni.
Si è arrivati a una quotazione di fornitura inferiore al costo di produzione.
La grande distribuzione ha progressivamente stretto il cappio intorno al collo dei caseifici, con conseguenze drammatiche per l’area di produzione, dove a chiudere sono le stalle, a decine negli ultimi mesi.
Ora si lanciano allarmi e appelli, ma non tutte le responsabilità possono essere addossate alla GD/GDO e alle sue “estorsive” tecniche d’acquisto.
In un territorio piccolo quale quello reggiano, con poche realtà presenti, con un prodotto altamente appetibile, e non solo per la sua bontà, il controllo delle quotazioni sarebbe possibile se le aziende iniziassero a fare sistema, a costituire centrali di vendita, a fissare prezzi minimi.
Invece i caseifici continuano ad andare in ordine sparso, votati a un autolesionistico individualismo.
Se i prezzi si sono abbassati è perché qualcuno ha ceduto alle richieste della grande distribuzione e tutti gli altri, anziché fare fronte comune, hanno ugualmente capitolato.
Arrendevolezza e sottomissione tipiche di chi si sente anello debole, un fatalismo remissivo che danneggia da sempre il settore, anche quando vi sarebbero le condizioni per imporre le proprie condizioni.

Le guerre commerciali sono sempre esistite e non sempre a esserne uscita vincitrice è stata la grande distribuzione.
Anni fa la Barilla si rifiutò di vendere a una grossa catena la pasta a condizioni che riteneva inaccettabili, il contratto di fornitura si interruppe ma il gruppo commerciale fu costretto a riprenderlo dopo poco tempo, assoggettandosi alle richieste Barilla, a causa delle pressioni dei propri clienti.
E’ infatti bene ricordare che la GD/GDO ha anch’essa il suo punto debole.
Se il consumatore richiede un certo prodotto, la grande distribuzione dovrà fornirglielo.
E’ ora che l’agricoltura impari anche questa lezione.

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