Editoriali

Pizzini al mondo dell’olio di oliva italiano

Pizzini al mondo dell’olio di oliva italiano

Il sondaggio sull'olio di oliva dell’Istituto Piepoli, pubblicato in anteprima su IlSole24Ore, non era un messaggio dal consumatore al mondo produttivo olivicolo-oleario italiano ma un pizzino dal mondo industriale a olivicoltori e frantoiani. Quando il gioco si fa duro…

11 marzo 2024 | Alberto Grimelli

Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare

(John Belushi in Animal House)

Ha fatto molto rumore il sondaggio dell’Istituto Piepoli, pubblicato per primo da IlSol24Ore, che annuncia che un italiano su tre non compra più olio extra vergine di oliva perché troppo caro. Dati contrastanti, tra l’altro, con quelli di mercato di Nielsen.

Pochi giorni dopo la pubblicazione di questo sondaggio, ecco un convegno a Bitonto in cui alcuni importanti marchi dell’olio di oliva nazionale hanno dichiarato urbi et orbi che il prezzo dell’extravergine è troppo alto e che l’anno prossimo deve tornare a 6 euro.

Si tratta di messaggi, ma meglio sarebbe definirli pizzini, a olivicoltori e frantoiani per abbassar le proprie pretese cercando, in maniera molto cinica e amorale, di farle passare per esigenze del consumatore alle prese con le conseguenze dell’inflazione.

Come a dire: non te lo dico io industriale di abbassare i prezzi dell'olio extravergine di oliva, te lo chiedono i consumatori e se non lo fai te la devi vedere con loro!

Guarda caso, però, alcuni dei marchi presenti a Bitonto erano gli stessi presenti alle riunioni carbonare di ottobre e novembre tese a formare un cartello per far abbassare i prezzi dell’olio extravergine di oliva italiano. Operazione riuscita, ma solo per poche settimane.

Se non ci si riesce con le “solite logiche di mercato”, ovvero blocco degli acquisti per prendere per la gola olivicoltori e frantoiani, allora si gioca con la comunicazione, sui bisogni dei consumatori, quando in verità chi ha davvero bisogno sono i bilanci degli imbottigliatori di olio di oliva.

Le difficoltà di bilancio dell’industria olearia nel 2023 sono oggettive, a causa del rincaro dei prezzi all’origine senza però poter rinegoziare i contratti con la Grande Distribuzione.

Si racconta che un noto marchio oleario, nel corso di riunioni riservate, abbia denunciato perdite per 2 milioni di euro al mese, certamente insostenibili nel medio-lungo termine.

Come fare allora per risanare i bilanci senza andare in guerra con il mondo produttivo? Basta presentare la richiesta di abbassare i prezzi come una volontà del consumatore e non come una necessità dell’industria.

Ma come fare? Con un sondaggio!

Basta porre la domanda nel modo giusto et voilà. In fondo chi vuole rincari dei prezzi?

Se siamo arrivati al punto di giocare, in maniera così subdola, cinica e amorale, con la comunicazione per i propri interessi, allora il mondo dell’olio di oliva italiano ha davvero toccato il fondo.

Il vero tema, che il mondo produttivo deve cominciare ad affrontare, è come fare a evitare di affondare insieme ai molti marchi dell’olio di oliva che si aggrapperebbero a qualsiasi appiglio, magari col rischio di portarlo con sé, pur di non affogare.

E allora si torna alla frase iniziale di John Belushi.

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Alberto Grimelli

12 marzo 2024 ore 09:26

Gentili Signori Todisco e Logoluso,
stante che avete commentato contemporaneamente e quasi con identico contenuto, rispondo ad entrambi contestualmente.
Anche Teatro Naturale era presente a Bitonto con un proprio inviato. Abbiamo sentito le belle parole sulla limitazione della prassi di prodotto civetta dell’olio extravergine di oliva sugli scaffali del supermercato. Le sentiamo ormai da dieci-quindici anni almeno, sempre dagli stessi attori. Avessero voluto, avrebbero potuto mettere in pratica questi auspici. Non è accaduto, anzi, quindi restano solo vuole e belle parole. Come quelle dei politici che promettono meno tasse.
Alcuni dei marchi oleari presenti a Bitonto ha realizzato, proprio insieme alle insegne della GDO al convegno, offerte volantino utilizzando l’olio extra vergine di oliva come prodotto civetta nelle ultime settimane, in modo maggiore e più aggressivo di altri.
A Bitonto è stato ribadito anche quanto illustrato su IlSole24Ore, catalogando l’ovvio (le difficoltà degli italiani di fronte all’inflazione) e ribadendo che l’attuale prezzo dell’olio è troppo alto. Quindi il messaggio apparso sulla stampa nazionale e internazionale, oggetto dell’editoriale, è stato reiterato.
Infine nessuno ha mai smentito le ricostruzioni delle riunioni carbonare avvenute a ottobre e novembre per fare cartello e abbassare il prezzo dell’olio italiano alle prime battute della campagna olearia, che hanno visto protagonisti alcuni dei marchi presenti a Bitonto. Anzi, tali ricostruzioni sono state confermate da più parti in modo indipendente.
Il sottoscritto, nel realizzare l’editoriale, ha quindi valutato e valorizzato un insieme di elementi e non solo le “promesse da campagna elettorale” dei marchi oleari. Promesse, tra l’altro, mai mantenute.
Tra il dire e il fare…
Buon lavoro
Alberto Grimelli

Francesco LOGOLUSO

11 marzo 2024 ore 18:52

Caro direttore, io ero presente all’evento, mi è sembrato che si volesse finalmente dare all’olio il valore che merita smettendo di usarlo come prodotto civetta nei supermercati.

alessio todisco

11 marzo 2024 ore 18:25

Egregio dott. Grimelli, sono un produttore ed ero presente al convegno di Bitonto. A me non pare che il dibattito e le conclusioni dello stesso siano state quelle da Lei indicate. Altresì mi è parso vedere lo sforzo della intera filiera produttiva teso alla valorizzazione dell'olio extravergine di qualità. Cordialità. Alessio Todisco