Editoriali 10/07/2020

La triste routine dei concorsi oleari dove una medaglia non si rifiuta a nessuno

La triste routine dei concorsi oleari dove una medaglia non si rifiuta a nessuno

Medaglie per tutti è diventato il motto degli organizzatori dei concorsi nazionali e internazionali. Un sistema ormai in cortocircuito che penalizza la territorialità e la biodiversità olivicola nazionale. Se un giurato fa outing


Ormai è diventata una sorta di routine quasi quotidiana, favorita anche dall'azione dei social.

Anche in questo periodo di coronavirus, sono frequenti le notizie e i comunicati ufficiali che portano a conoscenza degli utenti e degli interessati all'olio extra vergine dei "risultati" dei "concorsi frequenti" che riguardano da vicino questo prezioso prodotto.

Molti imprenditori olivicoli, ipotizzando che questo sia uno dei pochi strumenti che hanno a disposizione per emergere e per dare impulso alle loro vendite si cimentano, quasi sempre a pagamento, in queste competizioni dove alla fine, come per magia, gli viene sempre garantito un sicuro riconoscimento.

Dopo selezioni alquanto discutibili, condotte spesso con modalità che non rispettano i canoni codificati dell'assaggio professionale (viene data attenzione al palcoscenico) si procede alla distribuzione dei premi finali.

E' facile ritrovare nelle lunghe liste delle aziende premiate, imprese e soprattutto prodotti che di fatto in altre tipologie simili di contesti organizzativi, non avrebbero alcuna possibilità, di essere competitivi.

Va aggiunto anche che, in periodo di Covid 19, i campioni per partecipare a queste selezioni, addirittura, siano stati inviati in giro per il mondo a cura degli organizzatori, a volte utilizzando bottiglie da 0.20 ml, il che ha probabilmente, modificato il risultato finale non rispettando quindi quelli che sono i canoni corretti dell'assaggio professionale. Non è improbabile che gli oli siano arrivati a destinazione per l'assaggio alterati o già danneggiati pregiudicano così la reale finalità dell'iniziativa.

In queste manifestazioni, dicevamo, vengono "garantiti" per routine, riconoscimenti a quasi tutte le aziende partecipanti distinte a volte per tipologia di metallo assegnato che in definitiva, materialmente, è sempre dello stesso identico tipo: un foglio di carta stampato a colori con l'indicazione del riconoscimento fittizio ottenuto. A questo, quasi sempre e come per magia si aggiungono ulteriori premi che dispiegano altre classifiche di merito con l'indicazione di ulteriori e a volte incomprensibili riconoscimenti. Di fatto, questa valanga di premi fittizi ed infiniti snatura il messaggio positivo che dovrebbe avere il premio cioè un messaggio chiaro, sistematico e efficace sopratutto per il consumatore.

Inutile porsi alla ricerca del significato reale di un concorso dove partecipano mediamente 400/600 campioni di olio e vengono garantiti riconoscimenti e premi vari a 300/350 e forse anche di più aziende. L'assegnazione di tutti questi riconoscimenti appare, in definitiva, come una sorta di contentino "pilotato", che gli organizzatori di queste ormai "ben collaudate ed oliate macchine da guerra" devono garantire ai partecipanti in modo tale che l'interesse per la manifestazione rimanga sempre vivo e non si esaurisca in poco tempo. Naturalmente tutta questa macchina organizzatrice è possibile, in quanto, le aziende versano una cospicua quota di iscrizione.

Va detto, una volta per tutte che una competizione di qualunque tipologia e natura, prevede un solo vincitore: il primo, gli altri vengono classificati a seconda dell'ordine d'arrivo progressivamente fino all'ultimo concorrente. Il vincitore quindi resta uno solo. Ci possono essere vincitori di categorie, bene definite magari non tante. Ma il vincitore assoluto resta uno solo.

Personalmente mi è rimasto scolpito nella mente, il risultato di un concorso internazionale di olio, dove ad ogni partecipante venne dato un riconoscimento, una sorta di attestato per la partecipazione senza alcun valore significativo. Uno di questi concorrenti, nonostante tutto, si autoconvinse della bontà e dell'importanza dello stesso, ed andò ad investire ingenti risorse economiche in pubblicità del suo prodotto utilizzando uno dei più importanti e diffusi quotidiani locali senza naturalmente alla fine, nonostante gli sforzi economici, ottenere alcun beneficio evidente.

Dare distintivi a tutti, si riflette negativamente sulla credibilità del concorso e naturalmente, sulla sua reale performance di successo e di utilità. Anzi, i partecipanti a queste competizioni, a volte evitano di far sapere agli altri, soprattutto ai consumatori, se sono stati premiati con riconoscimenti di seconda o terza categoria.

Altro aspetto che va valutato ed approfondito adeguatamente in questi concorsi è "l'obiettività" specifica della valutazione degli extra vergini. In effetti, le Commissioni di Valutazione di ogni singolo premio, vengono sottoposte ad un tour de force. Si assaggiano per ogni tornata a volte fino ad 40/60 oli. Quasi sempre panel aperti di 5-8 membri. Questo, naturalmente, per esigenze economiche ed organizzative. Diventa, quindi, praticamente e materialmente impossibile esprimere un giudizio ed una valutazione obiettiva e complessiva per ogni singolo extra vergine.

Capita anche che le fasi conclusive, non vengano precedute da nessuna fase preliminare che serve di solito a collocare gli oli partecipanti nelle rispettive categorie di appartenenza. Sopratutto per ciò che riguarda la tipologia del fruttato che caratterizza l'olio: leggero, medio, ed intenso.

Si ha che le scelte, sempre più frequentemente, ricadono su prodotti caratterizzati da fruttati intensi, molto spesso definiti da alcuni assaggiatori professionisti "mandorloni", dove prevale il sentore forte sia all'olfatto che al gusto di oliva.

Restano praticamente in secondo piano e quasi sempre, non vengono classificati nelle rispettive categorie e, di conseguenza nelle prime posizioni gli oli caratterizzati da fruttato leggero o fruttato medio, che com'è risaputo, spesso diventano i condimenti protagonisti della nostra tavola.

Spesso il produttore di olio extravergine d’oliva è ormai consapevole che, per partecipare ad un concorso e aggiudicarsi una buona medaglia, esiste una conditio sine qua non: deve proporre un olio extravergine intenso.

Continuando così, però, si snatura l'apporto organolettico di molte cultivar e la loro territorialità.

Per questo motivo l'appello ai frantoiani e ai produttori è: siate “traghettatori” dell’olio dalla pianta alla tavola, consapevoli custodi di odori e sapori che la Terra Madre (in modo naturale) ci offre.

di Rosario Franco

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Commenti 10

stefania reggio
stefania reggio
15 luglio 2020 ore 08:27

Egregio Dr Franco su una cosa siamo entrambi d’accordo, non vale la pena continuare questo scambio, anche perché sono ormai evidenti i diversi piani di esposizione. Da una parte chi espone fatti e persegue un ordine logico nella discussione, dall’altra chi mischia affermazioni generiche con espressioni di retrogusto polemico.
A dimostrazione di quanto da me dichiarato basta leggere, su lla pagina Facebook di Teatro Naturale la domanda di Rita Licastro e la sua risposta che rimanda al commento sul sito e il commento, unico che fa nomi, di Wboo. Per privacy non posso pubblicare il suo messaggio del 8 febbraio, ma se lei mi autorizza ho lo screenshot.

rosario franco
rosario franco
14 luglio 2020 ore 22:14

Direttore EVO IOOC
Leggo con rammarico che Lei (o chi per Lei), continua a riportare inesattezze. Le specifico ancora una volta che, non esiste alcun commento firmato da Franco Rosario sulle pagina Facebook di Teatro Naturale che, attacca o si compiaccia con chicchessia e citi le persone da Lei menzionate .
Riguardo all'autoesclusione volontaria dallo EVO-IOOC dice bene, esiste una mia richiesta ufficiale di esonero dallo IOOC, inviata nel mese di gennaio 2020 (pensavo addirittura marzo 2020).
Comunque, la devo contraddire ancora una volta: non mi sono rammaricato di nulla anche perché, ho dovuto lasciare la giuria di EVO-IOOC, guidata esclusivamente da Lei e dal Dr. Lauro in quanto, sono stato inserito ufficialmente, in un altro gruppo di assaggio, la cui condizione di adesione e coinvolgimento era proprio quella di non far parte di altre organizzazioni a premi.
La prova di quanto ho affermato, è facilmente riscontrabile su un post datato 26 febbraio 2020, sulla pagina Facebook di EVO-IOOC, dove è ancora visibile la mia foto fatta dalla Vostra organizzazione che vi prego cortesemente se è possibile di voler rimuovere.
Per il resto non ho nulla da dire, ribadisco ancora una volta, che il sottoscritto non ha interessi di sorta nel comparto olivicolo di nessuna natura, sopratutto economica. Esiste solo tanta passione per l'olio nulla di più! Penso di aver esplicitato tutto. Non intendo più replicare.
Rosario Franco

stefania reggio
stefania reggio
14 luglio 2020 ore 14:57

Egregio Dr Franco è vero che nell’articolo non ha espressamente citato alcun concorso, si aveva infatti l’impressione di un “lancio il sasso e nascondo la mano”, ma, sulla pagina Facebook di Teatro Naturale, ad una precisa una domanda di un produttore che chiedeva a chi si riferisse, lei ha risposto “basta saper leggere il commento” rimandando al link dove vi era un solo commento che attaccava esplicitamente Lauro e Castellani. Lei quindi non solo non si è dissociato dall’attacco, ma lo ha anche sottoscritto.
Sempre nell’ottica di precisione e correttezza non abbiamo sua “formale comunicazione inviata …nel mese di gennaio in cui si è volontariamente autoscluso dall’evento” ma abbiamo un suo messaggio scritto, datato 8 febbraio, si rammarica di non essere stato da noi inserito tra i giudici 2020 e ci augura buona fortuna. Per quanto riguarda invece il suo principale interesse sui fruttati, le faccio presente che la mia risposta è stata puntuale e che, su 7 punti del suo articolo, 6 erano di attacco ad alcuni concorsi, solo uno riguardava l’intensità. Lo stesso titolo dell’articolo “La triste routine dei concorsi oleari dove una medaglia non si rifiuta a nessuno “ lascia pochi dubbi sul contenuto. Sono comunque lieta che ora esprima parole di stima verso EVO IOOC, lo apprezzo e la ringrazio per i suoi complimenti, evidentemente prima non si era spiegato bene. Cordiali saluti Stefania Reggio

World's Best Olive Oils -  wboo.org
World's Best Olive Oils - wboo.org
14 luglio 2020 ore 10:51

Dottore Lauro, a causa del modo della sua reazione al mio commento, posso solo trarre la conclusione che le cose in esso contenute hanno riflettuto bene il modo riguardo alle competizioni citate e alla ranking basata su di esse.

L'unico luogo in cui esiste un conflitto di interessi è proprio in relazione a queste competizioni e alla ranking associata in cui è coinvolto in modo significativo, perché tutti fanno soldi.

È anche fondamentalmente diverso a considerare se si partecipa a un concorso come uno degli 40 giurati o se si è il direttore / panel leader di un concorso. Al contrario, la partecipazione come giurato indipendente offre un'ottima visione del funzionamento, ad esempio, del concorso OVIBEJA, che segue al 100% le stesse regole e gli stessi standard del premio IOC MARIO SOLINAS, che è stato correttamente associato ad esso.

In conclusione, voglio solo chiarire che non ho mai voluto ritrarre i produttori come truffaldini, questa è un'interpretazione assolutamente sbagliata.

Heiko Schmidt per wboo.org
[nel commento precedente non sapevo che dovevo firmare separatamente]

rosario franco
rosario franco
14 luglio 2020 ore 00:08

Direttore Generale di EVO-IOOC,
Intanto la ringrazio per l'attenzione e per le numerose citazioni che mi ha riservato a proposito dell'articolo, a mia firma su questo giornale; mi imbarazza e mi lusinga, così tanta concentrazione da parte sua, anche perche nel testo, non vi è alcun riferimento ne alla sua persona ne al Premio EVO-IOOC Palmi che Lei molto abilmente Dirige.
Ritengo dopo il suo intervento, soffermarmi su alcune esternazioni ed inesattezze fatte da Lei, forse nella foga di esplicitare il suo pensiero tendente più che altro a difendere il suo "prezioso solitario", di cui non posso che esprimerle la mia più totale approvazione per l'ottima messa a punto di tutta la macchina organizzativa.
Fatta questa doverosa premessa è, necessario, fare alcune precisazioni:
- nell'articolo sopracitato , che Invito a rileggere con più attenzione, non ho fatto riferimento a persone o eventi specifici che, attualmente vengono organizzati, in tutto il mondo per l'olio sia a livello nazionale che internazionale. Ho semplicemente esternato il mio "disinteressato" punto di vista.
- Ho partecipato a tre edizioni di EVO-IOOC, con modalità assolutamente gratuita, senza peraltro essere correo di nessuno, facendo con assoluta e totale professionalità il mio lavoro;
- Per l'edizione dell' anno corrente (2020), con formale comunicazione inviata già nell'ormai lontano mese di gennaio all'organizzazione di EVO-IOOC e più specificatamente al suo Presidente, mi sono volontariamente autoescluso dall'evento. Questo per chiarire in modo esplicito che non c'è stata alcuna esclusione da parte Vostra organizzazione, come inesattamente ha affermato Lei.
Evito ulteriori repliche o considerazioni (bicchieri/riggio/plastica, campioni,modalità di assaggio,tempi, assaggiatori Junior o senior, somme versate, riconoscimenti , campioni, vettore, conservazione, modalità di collegamento, ballestizi vari e quanto altro) preferisco rimanere sull'intensità dei Fruttati, anche perchè, non ho interessi specifici o di altra natura nel settore.
Rosario Franco

Antonio Giuseppe Lauro
Antonio Giuseppe Lauro
13 luglio 2020 ore 19:18

Obtorto collo, mi sento tirato in ballo da un commento che definire inopportuno è poco.

Sembra a voi attendibile un commento, siffatto, gratuito, scritto da chi è in palese conflitto di interessi con quanto riportato nel testo?
Mi spiego meglio e magari aggiungo qualche elemento per il lettore.
Ci sono nel mondo due ranking sull’olio EVO, proprio come ci sono Coca Cola e Pepsi, rivali in affari (in questo caso non ho dubbi su chi tra i due sia la “Coca Cola”). Uno dei due ranking è gestito, nella maniera a lui più consona, proprio da chi scrive il commento sull’articolo del Dr Franco! Sacrosanto diritto!
Ognuno ha facoltà di inventarsi tutti i ranking e le regole che vuole.
Non c’è conflitto?
Valutino i lettori.

Non entro nel merito delle competizioni valutate nel suo ranking, ma sarà un caso che abbia inserito nel gruppo 1 le competizioni dove è giudice? Anche la citata e decantata OVIBEJA (che stimo e apprezzo), messa addirittura a paragone con l’importantissimo premio realizzato dal COI “Mario Solinas”, lo vede tra i giudici.
E’ solo una coincidenza?

Infine entro un po’ (giusto un attimo) in merito a quanto scritto ed in riferimento al mio nome citato nel commento.
Mi spiace che dal mio CV abbia estrapolato solo una parte dei miei interessi nel mondo dei concorsi dell’olio extravergine di oliva, dimenticando OLIVE JAPAN, Athena Int., JOOP, altri concorsi nazionali sparsi per il mondo ed in Italia. Sottacendo anche tutte le altre mie attività.

Infine sull’autenticità e attendibilità dei campioni in concorso: giro l’offesa direttamente ai produttori e lascio la parola alle società partecipanti (più di 1200 nei 5 anni - un lustro - di EVO IOOC).
L’autore del commento crede che siate TUTTI truffaldini e che l’autocertificazione sia solo uno slogan, uno scioglilingua inventato dagli italiani…
Quante cose inventano questi italiani…

Poi il plurale maiestatis. Era proprio necessario?
Mi chiedo: come mai non c’è firma nel commento? Chi c’è dietro il nome “World's Best Olive Oils - wboo.org”? L’usciere? La dattilografa? Oppure si tratta del sig. Heiko Schmidt che del citato ranking è presidente?
Ah, saperlo!
Ma non credo la mancanza di firma sia una forma di pudore.
Quante domande inopportune…

Non è bello scrivere di chi, come il Dr Leonardo Castellani, uomo di provata onestà, vive in un altro emisfero e non ha accesso agli articoli del nostro magazine preferito.

E per concludere, vorrei fare una dotta citazione, scomodando, nientepopodimenocchè, il sommo poeta: “non ragioniamo di lor, ma guarda e passa!
Prego si accomodi!
Vostro Antonio Giuseppe Lauro.

PS: questo sarà l’unico commento - dovuto - che farò a questo post del WBOO. Non ho intenzione di avviare un dibattito. Questo potrà essere fatto, ma nelle sedi opportune.

PSS: Pensi, caro Direttore Grimelli, che in tempi non sospetti (2012) proprio la sua testata ha ospitato un articolo a mia firma (https://www.teatronaturale.it/strettamente-tecnico/l-arca-olearia/14655-al-debutto-il-world-s-best-olive-oils-classifica-mondiale-dei-migliori-extra-vergini.htm) che salutava l’arrivo di questo ranking!

stefania reggio
stefania reggio
13 luglio 2020 ore 16:09

Ho iniziato a leggere con interesse l’articolo sui concorsi, perché le critiche costruttive sono sempre utili per il mondo dell’EVO, ma sono rimasta stupita sia per il contenuto dell’articolo sia per la risposta dello stesso autore che, a una domanda specifica sui nomi dei concorsi a cui fa riferimento, rimanda ad un commento che punta il dito sul Dr Antonio Lauro e quindi anche su EVO IOOC.
Come direttore generale di uno dei concorso chiamati in causa ritengo giusto rispondere nel merito ai vari punti sollevati nell’articolo.

A. L’articolo fa riferimento “a selezioni alquanto discutibili, condotte spesso con modalità che non rispettano i canoni codificati dell'assaggio professionale”

Purtroppo ad oggi non esistono norme COI sui concorsi, Infatti, dopo un timido approccio del past executive director Barjol che si è risolto in un nulla di fatto, registriamo la risposta che il nuovo direttore esecutivo del COI Mr Abdellatif Ghedira ha rilasciato al nostro presidente Lauro “Questo dei concorsi sarà tema per il secondo semestre 2020 e di tutto il 2021” Aspettiamo fiduciosi. Nel merito del concorso che dirigo e a cui l’autore dell’articolo ha partecipato per ben 3 edizioni, posso solo confermare che non ci sono modalità discutibili: i campioni vengono assaggiati in bicchieri blu cobalto, provengono da una sala campioni dove il direttore tecnico ne misura la temperatura, la sala campioni è protetta da sguardi e visite dei non addetti ai lavori. E’ sicuro il Dr Franco che in concorsi similari a cui partecipa da oltre 10 anni succeda lo stesso e che non si assaggia in comuni bicchieri di plastica?

B. L’articolo solleva perplessità sulla spedizione dei campioni, causa pandemia Covid 19, in bottiglie da 0.20 ml: si è trattato ovviamente di una scelta imposta dal lockdown, avremmo preferito fare tutti gli assaggi in presenza.

La nostra organizzazione ha optato per un sistema misto di valutazione: nella valutazione in remoto i giudici internazionali erano in comunicazione costante tra loro (video e audio) e con il presidente e capo panel del concorso, Dr. Antonio Giuseppe Lauro; per minimizzare eventuali effetti del trasporto dei campioni è stata affiancata anche una giuria tutta italiana. Tutti i campioni iscritti al concorso, adeguatamente anonimizzati sono stati preparati in contenitori di vetro scuro (le bottiglie erano da 30 ml, l’autore era poco informato), messi sottovuoto ed inviati in tutto il mondo ai giudici internazionali; un trasporto sicuro grazie all'imballaggio a temperatura controllata ed al rispetto di tutte le norme in tema di trasporti alimentari. Nonostante le precauzioni abbiamo considerato la possibilità che qualche campione potesse arrivare alterato (non vi sono stati danneggiamenti, i pacchi erano integri e a temperatura controllata), per questa ragione il presidente e capo panel del concorso ha assaggiato, nei vari panel, tutti gli oli arrivati in sede ed è stata anche organizzato una giuria italiana.

C. L’autore dell’articolo dichiara che “In queste manifestazioni vengono "garantiti" per routine, riconoscimenti a quasi tutte le aziende partecipanti distinte a volte per tipologia di metallo assegnato che in definitiva, materialmente, è sempre dello stesso identico tipo: un foglio di carta stampato a colori con l'indicazione del riconoscimento fittizio ottenuto. A questo, quasi sempre e come per magia si aggiungono ulteriori premi che dispiegano altre classifiche di merito con l'indicazione di ulteriori e a volte incomprensibili riconoscimenti”

Una accusa pesante, quella di garantire per routine, riconoscimenti a tutte le aziende, accusa che dovrebbe essere suffragata da prove, prove che qui non vengono presentate. Per quanto riguarda il concorso che dirigo sottolineo la trasparenza del nostro regolamento che indica chiaramente il metodo di valutazione e punteggio “La Scheda Ufficiale di Assaggio utilizzata per gli oli EVO è quella basata su schema del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI), modificata graficamente dal comitato tecnico per il concorso EVO IOOC EVO International Olive Oil Contest® e contiene un sistema a punti compreso tra 0 e 100 punti” Oltre agli 8 premi assoluti, decisamente non e certamente non “incomprensibili” e di categoria, indicati sempre nel regolamento, vi sono le Medaglie (Premi prima categoria).EVO IOOC Gold Medal (da 84 a 100 punti) e EVO IOOC Silver Medal (da 65 a <84 punti). Vogliamo cambiare il nome, è questo che non piace? Meglio Gran menzione, distinzione, attestato di eccellenza, selezionato, ecc.?

D. Le accuse diventano ancora più pesanti quando si dichiara che “l’assegnazione di tutti questi riconoscimenti appare come una sorta di contentino "pilotato", che gli organizzatori di queste ormai "ben collaudate ed oliate macchine da guerra" devono garantire ai partecipanti in modo tale che l'interesse per la manifestazione rimanga sempre vivo e non si esaurisca in poco tempo. Naturalmente tutta questa macchina organizzatrice è possibile, in quanto, le aziende versano una cospicua quota di iscrizione”

Pilotato? Si vuole accusare alcuni concorsi e nello specifico quello che dirigo, di “pilotare” i punteggi? Si hanno prove a sostegno di questa tesi? Il Dr Franco, autore dell’articolo, è stato giudice di Evo IOOC dalla sua seconda edizione e solo quest’anno non è stato riconfermato. Si è reso complice per 3 anni di un sistema pilotato e solo dopo essere stato escluso ha scelto di fare Outing? Sono quindi complici di questo sistema truffaldino i tanti giudici nazionali e internazionali, giudici con curriculum e prestigio ineccepibile? Parliamo ora della “cospicua quota di iscrizione” che i produttori pagano per partecipare al concorso. Per EVO IOOC una quota di Euro 220,00 (190,00 per l’early Booking) quota che dà diritto alla partecipazione al concorso, all’inserimento gratuito nella guida EVOO IOOC, (guida presentata, ad esempio, lo scorso anno alla più importante fiera del Food di Shangai e l’anno prima a Tokio), e a due giorni di seminari, annullati quest’anno a causa della pandemia e sostituiti da una Master Class con il Dr Lauro (il prossimo 31 luglio). Da quando dirigo EVO IOOC sento spesso dire, e giustamente, che la qualità si paga, questo vale anche per i concorsi e per i servizi che questi riconoscono ai produttori.

E. Il dr Franco dichiara anche che “competizione di qualunque tipologia e natura, prevede un solo vincitore: il primo, gli altri vengono classificati a seconda dell’ordine d’arrivo progressivamente fino all’ultimo concorrente”

Vorrei invece sottolineare che un concorso è sì una gara, una competizione, ma è anche qualche cosa in più. È una occasione per i produttori di ricevere un riconoscimento sulla qualità del proprio EVO; possono accedere ad un concorso sull’EVO tutti i produttori che rispettino le condizioni richieste dal regolamento, non succede come nello Sport, dove vi sono gare per selezionare gli atleti i migliori che parteciperanno alla gara internazionale; anche se mia figlia è un’ottima nuotatrice non potrà gareggiare subito con la Pellegrini, dovrà prima superare moltissime prove. Nei concorsi EVO invece possono accedere anche piccoli produttori che stanno lavorando per la qualità, il loro EVO può essere assaggiato da giudici internazionali di alto livello, requisito indispensabile, e avere anche la valutazione fatta dal panel. Ci sono i premi assoluti che certificano l’EVO migliore, ma vi sono anche i riconoscimenti, le medaglie per chi ha che creato un olio EVO eccellente, riconoscimenti e medaglie che sono strumenti di promozione e marketing. Cosa si auspica invece? Un concorso dove oltre al premio assoluto non vi sia un riconoscimento per il produttore che non è “arrivato 1”, come diceva una vecchia battuta, ma che ha sicuramente espresso un olio di qualità? Ipotizziamo concorsi così organizzati, quale sarebbe il panorama del mercato del EVO? Su uno scaffale pochissimi EVO premiati e tantissime anonime bottiglie, nessuna indicazione che distingue un EVO di qualità da una ciofeca? È questo che auspica l’autore dell’articolo? La sensazione è che sia un discorso un po’ snob che considera svilente il riconoscimento di un premio di qualità accanto ai premi Assoluti che certificano che quell’EVO è il migliore.

F. Secondo l’autore de l’articolo: ”Altro aspetto che va valutato ed approfondito adeguatamente in questi concorsi è l’obiettività" specifica della valutazione degli extra vergini. In effetti, le Commissioni di Valutazione di ogni singolo premio, vengono sottoposte ad un tour de force. Si assaggiano per ogni tornata a volte fino ad 40/60 oli. Quasi sempre panel aperti di 5-8 membri. Questo, naturalmente, per esigenze economiche ed organizzative. Diventa, quindi, praticamente e materialmente impossibile esprimere un giudizio ed una valutazione obiettiva e complessiva per ogni singolo extra vergine”

Non so a quali concorsi il Dr Franco si riferisca, ma confermo, come il dr Franco dovrebbe ricordare, che in EVO IOOC i giudici assaggiano tra i 25 ed i 30 campioni al giorno, in panel composti da almeno 5 membri. I giudici si confrontano e parlano tra loro, usando il metodo del “conferring”, ed il risultato rimane sempre individuale. All’organizzatore arriva il punteggio per singolo giudice; un sistema computerizzato appositamente costruito (web app) tiene conto, attraverso una analisi statistica dei dati. se tra i membri di un panel vi è un eccessivo scostamento sulla valutazione di un campione; in tal caso lo stesso viene sottoposto nuovamente all’assaggio da parte di un altro panel. Tutto questo per garantire trasparenza, confronto e valutazione obiettiva, complessiva e condivisa. Considerato che la prassi adottata da Evo IOOC prevede il 50% (30 vs 60) della soglia di assaggi che tanto preoccupa l’autore dell’articolo, posso assicurare che per EVO IOOC i nostri giudici non sono stati sottoposti a nessun Tour de force .

G. Dice ancora Franco “Restano praticamente in secondo piano e quasi sempre, non vengono classificati nelle rispettive categorie e, di conseguenza nelle prime posizioni gli oli caratterizzati da fruttato leggero o fruttato medio, che com'è risaputo, spesso diventano i condimenti protagonisti della nostra tavola.”

In linea di principio è una bellissima idea ma non praticabile. Questo in considerazione che ad EVOIOOC abbiamo avuto quest’anno circa 140 differenti cultivar in concorso. Come armonizzare l’assaggio? Aspettiamo suggerimenti. Ne frattempo, noi abbiamo preferito premiare con un Best in Class il miglior EVO monocultivar dell’Emisfero nord e del sud. Poi sulla storia sui fruttati intensi basterà leggere la nostra guida (in uscita a breve) per capire che si lontani dalla realtà; sempre in guida, sono riportati gli oli EVO vincitori per categoria di fruttato. Succede che tra il 60 e 70% (oltre 300 oli EVO) dei prodotti in concorso ricadano nella categoria “fruttato medio (intensità tra 3 e 6 in una scala da 0 a 10), la tipologia quindi più diffusa in concorso.

Ringrazio per l’attenzione, la mia replica è sicuramente lunga, ma era corretto rispondere nel merito alle accuse rivolte anche a EVO IOOC. Dispiace che questa polemica giunga da un giudice che dal 2017 fino allo scorso anno, condivideva sul suo profilo Facebook le immagini della sua partecipazione a EVO IOOC, dicendosi addirittura “ispirato” e che solo quest’anno non è stato riconfermato.
Non considero costruttive le sterili polemiche e sono certa che vi siano altri luoghi e modi per confrontarsi sui Concorsi e sulle possibilità di miglioramento, in attesa che anche il COI si pronunci con regole chiare e trasparenti.
Stefania Reggio – Direttore Generale di EVO IOOC

World's Best Olive Oils -  wboo.org
World's Best Olive Oils - wboo.org
11 luglio 2020 ore 18:21

[tradotto dal traduttore di Google]

Bellissimo articolo Rosario. Vorrei aggiungere alcune cose per dare nomi ai concorsi e alle persone di cui parli.

Le pratiche citate e spiegate perfettamente da te sono ciò che critichiamo da "World's Best Olive Oils" (http://www.wboo.org) da diversi anni ormai ed è per questo che consideriamo solo le competizioni più rigorose per la nostra classifica.

E per essere chiari, le competizioni che danno praticamente medaglie a quasi tutti i partecipanti sono per lo più gestite o dirette (come leader del panel) dalle stesse persone, che sono tre competizioni EVO-IOOC, TERRAOLIVO, OLIVINUS insieme a NYIOOC e il rispettivo ranking mondiale "EVOOWR ". Le persone che gestiscono queste competizioni sono:

Antonio Giuseppe Lauro
- presidente di EVO-IOOC
- panel leader di TERRAOLIVO
- panel leader di OLIVINUS
- panel leader di NYIOOC
- consulente di EVOO-WR

Leonardo Castellani
- direttore tecnico di EVO-IOOC
- manager presso TERRAOLIVO
- presidente di OLIVINUS
- presidente di EVOO-WR (evooworldranking.org)

Abbastanza divertente o tristemente, EVOO-WR premia le suddette competizioni con la maggior parte dei punti dietro il PREMIO MARIO SOLINAS del IOC/COI, che in distinzione per le suddette competizioni è la più rigorosa competizione singola al mondo, mentre EVO-IOOC, TERRAOLIVO e OLIVINUS tutti non hanno assolutamente NESSUN criterio per quanto riguarda l'autenticità e la credibilità dei campioni inviati a queste tre competizioni.

Immagino che non ci sia altro da dire, tutti possono pensare quello che vuole, ma posso solo motivare tutte le competizioni nel mondo e i loro creatori a seguire i criteri per le competizioni stabilite dal IOC/COI a Madrid e posso solo chiedere a tutti i produttori onesti di oli d'oliva premium che sono interessato a premi REALI e quindi a ottenere riconoscimenti AUTENTICI, a partecipare solo a concorsi di olio d'oliva che hanno determinati criteri e promuovono assolutamente l'autenticità di campioni come il concorso MARIO SOLINAS AWARD e CONCURSO OVIBEJA.

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
11 luglio 2020 ore 12:04

Ma d'altronde se non hai qualche patacca da esibire è difficile vendere se tutti gli altri ce le hanno: anche chi non ne ha e le disprezza è costretto ad adeguarsi al sistema se non vuole sembrare inferiore agli altri.

giuseppe  chiera
giuseppe chiera
11 luglio 2020 ore 11:40

Bell'articolo, ben articolato magari potesse cambiare il sistema. Anche tanti panel sono riusciti ad entrare in questo business con conoscenze mediocre del prodotto olio evo.