Editoriali
BIOLOGICO E INFORMAZIONE
14 ottobre 2006 | Luciano Didero
Da un paio d'anni nel settore se non si piange certo non si ride.
Oggi si segnala una qualche ripresa, ma le presenze nelle fiere specializzate in questo periodo non sono esaltanti.
La crescita, da questo punto di vista, si potrebbe definire "alle spalle". Per cui, oggi si può appena sorridere, salvo per le aziende che hanno visto giusto dedicandosi a testa bassa alle nicchie tuttora vitali, per esempio le mense
biologiche: ne parliamo per "scoprire" i segreti del successo, e gli eventuali problemi dietro l'angolo.
Mense: nel 2005 è stato raggiunto il milione di pasti "con prodotti biologici", non necessariamente in termini integralistici, ovvio. Meno ovvio è che talvolta - temo spesso, come potrei testimoniare in qualitò di padre di una bambina
che ha fatto le elementari pochi anni fa - gli utenti (non dico i bambini ma i genitori) non vengono informati dei dettagli: quali prodotti, quali le caratteristiche, la frequenza nel menu. Nella scuola di mia figlia il "bio" fu calato dall'alto, senza alcuna consultazione.
Qualche timore? E sì che se consultati i genitori sarebbero stati a favore nel 90 % dei casi.
L'eventuale 10 % contrario - poco importa se a ragione o no, avrebbe potuto esprimere il suo dissenso - e rimanare sul vitto "biecamente convenzionale".
In fondo, è una semplice ma non marginale questione di democrazia.
Scopriamo dunque anche in questo caso che il vero problema è la qualità dell'informazione e la quantità erogata, fatto non secondario.
Per dire, purtroppo ancora una volta, come quasi sempre poco ascoltati, che l'informazione è scarsa e spesso fatta male.
Destinata in prevalenza agl "happy few" che il bio già lo conoscono. Parliamo di quel milione di consumatori che rappresentano un dato acquisito ormai da un decennio, stabile o soggetto alla lenta erosione causata dai noti problemi economici delle famiglie italiane, che come è ovvio incidono sui prodotti dal prezzo maggiore e colpiscono le famiglie dal reddito più basso.
Informazione: è un problema di spesa, pubblica e privata? Sì ma non solo. C'è anche quello della capacità dei "comunicatori".
Che anche in tempi non troppo lontani non sono stati "all'altezza del prodotto". Messaggi in parte sbagliati e poco efficaci.
Immagini di prodotti bio stranieri per attirare il consumatore italiano, non si sa quanto comprensibili e quanto gradevoli.
Questione di professionalità e non di campanilismo.
Dunque c'è molto da fare, altrove (Germania, Spagna), si fa di più e meglio. A febbraio 2007 al Bio Fach di Norimberga il cosiddetto "paese dell'anno" è l'italia.
Facciamoci riconoscere. Nel bene, s'intende.
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