Editoriali 06/12/2019

Un litro di olio extra vergine di oliva può valere tre caffè?

Un litro di olio extra vergine di oliva può valere tre caffè?

L'arena di combattimento del mondo olivicolo oleario del futuro avrà mura spagnole con due milioni di tonnellate di oli da olive che verranno proposte al mercato a un prezzo di due euro al chilo


L’olio di qualità non decolla!

Il mercato dell’extravergine è diventato ormai un’arena in cui si scontrano i prodotti di alta qualità e quelli definiti commodities che a stento possiedono i requisiti normativi minimi di un olio di questa categoria.
E’ come se in un ring si confrontassero un pugile di peso massimo e uno e di peso leggero con prospettive di vittoria spesso rovesciate.

Per ripristinare una piramide di qualità che abbia senso e che trovi corrispondenza nel prezzo, sono state proposte diverse soluzioni che vanno da un inasprimento dei limiti di qualità degli oli (acidità in primis) e la creazione di una nuova categoria di extravergini (plus, premium, ecc.)

Il problema è che oltre alla definizione attuale è difficile trovare altre qualificazioni non ridondanti o che esprimano il concetto di un olio “più extra di un extravergine” che ricorda un po’ un vecchio slogan di una nota marca di detersivi che propagandava un bucato “più bianco del bianco!”

C’è da chiedersi piuttosto cosa non abbia funzionato nella comunicazione di qualità degli oli negli ultimi trent’anni.

Il confronto col mercato del vino è sconfortante ma può servire allo scopo

Qui troviamo una segmentazione in fasce di prezzo che vanno da vini da pochi euro a litro a vini che possono costare 10 e più volte tanto!

Ogni fascia ha un suo mercato e un cliente tipo. C’è un vino per ogni tasca e per ogni occasione!

Le cento sfumature di prezzo e qualità sono il risultato di un binomio coltura/cultura è parte di noi e del nostro percorso di vita.

In Puglia, fino a tempi recenti, ma vale ancora oggi, la differenza di prezzo di un olio extravergine “anonimo” per gusto e qualità spesso celato sotto l’etichetta “classico” e uno rinomato e certificato DOP spesso è stata di pochi euro, equivalente spesso al costo di due o tre caffè.

Tre caffè costituiscono spesso la differenza tra il nulla e l’eccellenza. Eppure gli scaffali continuano a svuotarsi dei primi e rimangono colmi dei secondi.

La cosa non trova alcuna giustificazione logica se non per scarsa conoscenza del prodotto da parte del potenziale cliente .

L’olio lo conoscono in pochi!

Indubbiamente a differenza del vino l’olio è un prodotto un po’ più complesso da capire o da spiegare.

A parte la componente chimica che presuppone conoscenze di un certo livello il cliente resta negativamente impressionato anche dall’aspetto fisico del prodotto come avviene per gli oli velati o con sedimenti naturali.

Nel vino questo non succede!

Resta comunque incomprensibile la scelta di rinuncia da parte del cliente di acquistare un olio di qualità quando le differenze di prezzo sono così ridotte. Tre caffè!

Evidentemente buona parte della comunicazione di qualità non ha raggiunto il destinatario principale ma è rimasta confinata negli auditorium dei vari congressi e nei corsi superspecialistici per i pochi addetti ai lavori.

Qualcosa si fatto per l’aggiornamento professionale degli addetti alla ristorazione e gli chef ma ancora oggi una parte della categoria vede l’olio come condimento piuttosto che come ingrediente che dà valore aggiunto alla pietanza.

Trent’anni fa il panel test nella sua veste di metodica fortemente innovativa ha fatto da “nastro trasportatore “di principi di qualità degli oli ma questa spinta culturale ha seguito la stessa parabola della metodica attenuandosi progressivamente col tempo nonostante gli albi regionali di assaggiatori di oli di oliva vergini contino ormai diverse migliaia di iscritti.

Risultato : Al cliente è arrivato poco o nulla!

Ma vi è di più. Se guardiamo al futuro, la qualità punta verso nuovi sistemi di tracciabilità come la Blockchain che hanno nel cliente il terminale ultimo per la comunicazione di una grande moli di dati che vanno dall’origine alle caratteristiche produttive e compositive dell’olio.

Si potrà arrivare a conoscere le coordinate geografiche del campo che ha prodotto quell’olio e la sua scheda tecnica, questo orienterà effettivamente le scelte di acquisto?

L’esperienza pugliese non induce all’ottimismo se è vero che si è deciso di abbandonare il progetto DOP dichiarandone il pubblico fallimento per passare all’IGP con disciplinare più elastico e meno vincolante.

Insomma un passo di lato è sempre meglio che un passo indietro ma non è mai innovativo!

Cosa succederà? Le previsioni non sono poi così difficili! Quello che è certo è come sarà costituita la prossima arena da combattimento. Avrà mura spagnole con due milioni di tonnellate di oli da olive che verranno proposte al mercato a un prezzo di due euro al chilo.

Qualcuno la battezzerà: “Two for Two”

Buona fortuna!

di Matteo Storelli

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