I diritti calpestati dei consumatori sull'olio d'oliva
Secondo il Presidente di Konsumer Italia, Fabrizio Premuti, l'annullamento della sanzione a Lidl per Primadonna è una presa in giro. Chi risarcirà mai i consumatori per aver ricevuto un olio di minor qualità? E' una sentenza che grida vendetta
Perché puntare sulla qualità quando imbrogliando non si sconta pena?
Quando nel giugno 2015, grazie a Il Salvagente, venne all’attenzione di tutti l’uso e l’abuso di vendere olio extravergine di oliva che extravergine non era, in associazione saltammo dalla sedia constatando che non una ma 9 etichette su 20 non avevano superato il panel test della prova organolettica. Essendoci interessati all’olio Evo già l’anno precedente la decisione di inviare un esposto, per ognuna delle etichette incriminate, all’autorità garante della concorrenza e del mercato è stata immediata. Senza ripercorrere tutte le tappe che già nell’istruttoria dell’autorità Garante ed in quella penale incardinata dal Giudice Guarinello per frode alimentare vedeva assottigliarsi il numero delle etichette sospette.
Poco importa se tre marchi storici, ex italiani, come Carapelli, Sasso e Bertolli venivano sanzionati al di sotto delle attese, se anche Coricelli veniva sanzionato; ma infine, tra i cattivi, svettava Lidl con il suo Primadonna; 550mila euro di multa, non solo perché trovato non extravergine, anche perché malgrado ci fosse un accertamento in corso, l’olio continuava ad essere presente sui scaffali. Lidl decideva per il ricorso al Tar, francamente già questo ci aveva infastidito ed alcune associazioni, infatti si sono costituite ad adiuvandum dell’Autorità garante della Concorrenza e mercato e tra queste la nostra consorella di Rete Consumatori, Codici.
Che sul mondo della qualità e della sicurezza degli alimenti piovesse, lo sapevamo; ma che poi addirittura grandinasse e nevicasse non potevamo neanche immaginarlo. Il Tribunale amministrativo del Lazio annulla la multa di 550mila euro inflitta dall’Antitrust a Lidl per aver venduto l’olio Primadonna come extravergine quando in realtà si era rilevato semplice vergine. Immediata la curiosità nelle motivazioni che inducevano i Giudici Amministrativi ad annullare la sanzione, quindi altrettanto immediata la lettura del dispositivo di sentenza.
Dalla curiosità, al sentirsi presi in giro, è passato veramente poco. Secondo il Tar l’olio era effettivamente non extravergine, come hanno dimostrato le analisi, ma Lidl ha dimostrato il normale grado di diligenza che ci si poteva aspettare da un operatore del settore. Quindi Lidl un operatore in buona fede non meritevole della sanzione. E no, NO! NO! E ancora NO!
Lidl è vero si è affidato alle analisi effettuate dall’imbottigliatore, si è fidato delle analisi ripetute per diretta commissione ad un autorevole laboratorio europeo, ma questo può bastare per essere innocenti dopo aver commercializzato un olio diverso da quello dichiarato in etichetta? Noi pensiamo di no, pensiamo che analisi prodotte in modo non terzo, se smentite alla prova di un controllo istituzionale dovrebbero valere meno di niente, ciò che deve valere in tema di qualità e sicurezza degli alimenti dovrebbe essere il controllo istituzionale; il potere amministrativo non dovrebbe mai mettere in discussione quanto stabilito a tutela della qualità e sicurezza e quindi dei consumatori. Non mettiamo in dubbio la rigorosa applicazione del potere amministrativo, per carità, mettiamo in dubbio un sistema in cui la burocrazia prevalga sulla effettiva tutela del consumatore; questa sentenza, di fatto, ha di molto minato la tutela dei consumatori dimostrando che si può anche dichiarare il falso perché in fondo non si rischia nulla.
La presa in giro è totale, chi risarcirà mai i Consumatori per aver ricevuto un olio di minor qualità?
Perché migliaia di frantoi, di coltivatori, di operatori dovrebbero continuare ad operare in eccellenza quando alla resa dei conti la loro eccellenza deve essere mortificata in questo assurdo modo?
Una sentenza che a nostro avviso grida vendetta, rileggendola, e lo consiglio a tutti i consumatori di leggerla, balza agli occhi come con tre righe siano state annullate pagine di conferme condivise dallo stesso TAR. E se su questo esempio altri adesso avanzeranno le stesse identiche attenuanti comportamentali come potremo mai capire se dallo scaffale stiamo prendendo un buon alimento o altro? Una responsabilità che cade completamente in capo al TAR del Lazio, apripista, sicuramente incolpevole e ripeto semplice applicatore di una giustizia amministrativa che agli occhi di un incompetente appare fortemente ingiusta. Quindi a questo punto il ricorso al Consiglio di Stato sarà inevitabile, certo una piccola associazione no profit dovrà porselo il problema del ricorso e della sopportabilità economica di una soccombenza, risorse proprie poche, ma è una battaglia sulla qualità e sulla sicurezza di quello che mangiamo e mai come su questa battaglia ci sentiamo di poter dire che vista la qualità del prodotto da difendere è la madre di tutte le battaglie. Siamo determinati anche ad aprire una sottoscrizione pubblica, siamo convinti che ogni consumatore, ogni cittadino responsabile debba e possa parteciparvi, così come ogni cittadino debba essere informato su quello che porta in tavola. Così come ogni operatore dell’olio EVO oggi dovrà trasformarsi in formatore dei cittadini sulla qualità e sicurezza del prodotto, partecipando a sua volta alla battaglia. Pensiamo che la domanda comanda e non l’offerta, quindi dovremo insieme Consumatori e produttori esercitare il nostro ruolo orientando la domanda verso il prodotto di qualità e sicurezza certa. Mettiamo in campo i gruppi d’acquisto ed accorciamo la filiera, portiamo i cittadini nei frantoi ancor più di oggi, facciamogli conoscere l’infinità di cultivar vantate dall’Italia che rendono unici i nostri EVO. Se battaglia dobbiamo intraprendere che sia totale e non solo giudiziaria perché, in fondo alla strada da percorrere, i mortificati non dovremo essere noi a fronte di certe sentenze, ma chi l’errore lo ha commesso davvero.
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