Editoriali

Caccia alle truffe sull'olio d'oliva ma senza scivolare

L'olio italiano esiste ed è fatto da migliaia di olivicoltori e frantoiani. L'olio certificato italiano esiste. Un patrimonio di generazioni, di tradizioni e cultura non può essere banalizzato. Occorre saper denunciare truffe e falsificazioni, che danneggiano il settore, ma anche andare oltre. Il pensiero del Presidente del CNO Gennaro Sicolo

07 ottobre 2016 | Gennaro Sicolo

Il giornalista statunitense Larry Olmsted, autore questa estate di un best seller dall'inequivocabile titolo "Real food, fake food" che contrappone il cibo genuino a quello falso ha commesso, per noi del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori (CNO), una grande ingenuità, dichiarando, come riportato da Teatro Naturale che "è sconsigliabile acquistare e consumare olio extra vergine di oliva italiano o spagnolo e invece vanno preferiti gli oli cileni ed australiani".

Olmsted è un giornalista competente che, per realizzare le sue inchieste, gira tutto il Mondo e nelle sue peregrinazioni ha avuto modo di scoprire le diverse sfaccettature del sistema agro-alimentare globale ed ha dimostrato in più occasioni di saper discernere i cibi buoni, di qualità, con una solida tradizione alle spalle, con un forte e consolidato legame con il territorio di origine, da quelli ingannevoli, ottenuti da produttori smaniosi di portare a casa facili guadagni ed insensibili nei confronti dei consumatori che vengono traditi con una incredibile e sconcertante indifferenza.

Questa volta però, il noto ed affermato giornalista americano ha commesso una leggerezza e noi che rappresentiamo gli olivicoltori italiani onesti, quelli che mettono la faccia sul loro prodotto, sottoposto a procedimenti di certificazione ufficiali e sistemi di tracciabilità, tali da seguire l'intero percorso dalla pianta alla tavola del consumatore, chiediamo ad Olmsted di ammettere l'errore.

Stroncare senza possibilità di appello l'intera produzione italiana ed elogiare, promuovendone l'acquisto, gli oli di oliva di altri Paesi, nella fattispecie due tra i più arrembanti ed emergenti, è una presa di posizione che non possiamo accettare e tale da arrecare danni economici immensi al sistema produttivo nazionale.

Forse nell'eccitazione dell'intervista, Olmsted non si è reso conto della gravità delle sue affermazioni e del potenziale impatto dirompente che esse possono sortire in un contesto di mercato nel quale i consumatori manifestano una ipersensibilità e spesso mettono in atto comportamenti impulsivi, seguendo in modo superficiale le indicazioni di personaggi di riferimento, anche quando risultano palesemente fuorvianti, come nel caso specifico.

Non si vuole negare la diffusione di fenomeni di falsificazione e comportamenti ingannevoli nell'ambito del sistema italiano della produzione e dell'imbottigliamento dell'olio extra vergine di oliva, da noi del CNO, peraltro, ripetutamente contrastati e denunciati. E' nostra intenzione ricordare all'illustre autore americano che la maggior parte del prodotto italiano è autentico; è il frutto della cura sapiente di famiglie di olivicoltori che da generazioni svolgono tale lavoro, seguendo una tecnica produttiva finalizzata ad esaltare la qualità e la genuinità; è assoggettato a verifiche, controlli e certificazioni, peraltro assai dispendiose e, in particolare, la gamma di oli extra vergine commercializzata sotto l'egida del CNO è assolutamente garantita ed autentica.

Vorremmo che Olmsted non confondesse i marchi italiani con l'olio extra vergine italiano. Non sempre c'è coincidenza tra ciò che è dichiarato nel contenitore e quanto vi è contenuto.

Del resto, il nostro Paese subisce il cosiddetto fenomeno dell'italian sounding e basterebbe un fugace giro nei supermercati statunitensi per rendersi conto della dimensione di questa gigantesca ed indebita appropriazione di un nome geografico, associato ad una reputazione di eccellenza ed originalità, per contraddistinguere prodotti alimentari ottenuti altrove.

La legislazione italiana in materia di produzione e commercializzazione dell'olio extra vergine di oliva è la più severa e rigorosa che esista a livello internazionale ed il sistema dei controlli ha dato prova di funzionare in modo efficace, per contrastare una assoluta minoranza di operatori che impiega la scorciatoia dell'inganno commerciale.

Le nostre aziende olivicole ed i frantoi italiani sono aperti e disponibili ad accogliere il superficiale censore americano, per dimostrargli come realmente stanno le cose e, soprattutto, per fornire delle informazioni di come, con pochi accorgimenti, tutti i consumatori, anche quelli che hanno poco tempo a disposizione, possono discernere il genuino e distintivo prodotto italiano, da quello proveniente da una operazione di vergognosa ed inaudita falsificazione.

Aspettiamo una mossa da Almsted che dimostri la disponibilità ad emendare lo sbaglio commesso e rimediare alla grave ingiustizia nei confronti degli olivicoltori italiani.

Per dimostrare con fatti concreti il nostro interesse a migliorare il funzionamento del mercato, è il caso di menzionare il progetto che abbiamo ideato e messo a punto insieme al Poligrafico dello Stato, condiviso dalle altre componenti della filiera e dal Mipaaf. Con tale iniziativa andremo a contrassegnare le bottiglie di olio extra vergine di oliva che rispondono a determinati requisiti di qualità, con il marchio dello Stato. E' un progetto ambizioso con il quale il CNO intende fornire al consumatore un'ulteriore garanzia sulla origine, sulla autenticità del vero olio italiano e sulle caratteristiche qualitative del prodotto.

A nome dei produttori olivicoli nostri associati, porgiamo l'invito a Larry Olmsted ad essere nostro ospite in Italia. Sarà l'occasione per conoscere direttamente la storia, la tradizione e le peculiarità della olivicoltura nazionale e per apprezzare direttamente gli sforzi attuati ogni giorno, in nome della trasparenza e della eccellenza qualitativa.

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