Editoriali

MEGLIO SOLI

21 maggio 2005 | Graziano Alderighi

Meglio soli che male accompagnati.
Un proverbio che deve essere nato in ambito rurale.
Esiste infatti un vizio che assilla l’agricoltura moderna, l’incapacità di fare sistema.
La diffidenza, a volte l’invidia, vincono la necessità di aggregarsi, di associarsi per vincere le sfide del mondo contemporaneo.
Sono ormai in molti a asserire che dimensioni d’impresa. accordi di filiera, catena del valore e promozione del Made in Italy sono gli strumenti basilari e indispensabili per ridare competitività al sistema agroalimentare. Non solo Federalimentare, rappresentante dell’industria, ma anche Vecchioni, presidente di Confagricoltura, quindi rappresentante degli imprenditori agricoli, ritengono che esistono interessi comuni, che vanno coltivati per il bene di tutti.
Ma proprio gli agricoltori, di fronte alla prospettiva di una qualche forma associativa o consortile, di solito, storcono il naso e adducono migliaia di motivi, centinaia di ragioni, decine di giustificazioni, alcune obiezioni, tutto purchè l’idea decada. Anche qualora il proposito si trasformi in progetto e questo in realtà, il nuovo soggetto non ha lunga vita. Non è affatto raro che, a discapito dell’impegno di singoli o istituzioni e associazioni, siano proprio i soci a boicottare, tramare, mettere zizzania. Tutto per dire “io l’avevo detto sin dall’inizio”. Al contempo però ci si lamenta degli elevatissimi costi per la promozione, il marketing, la commercializzazione, le spedizioni.
Scarsa abitudine e attitudine a dialogare, a confrontarsi uniti a uno spiccato individualismo, questo il profilo di questa nuova generazione di contadini, non si può infatti parlare di imprenditori, che sono tanto morbosamente attaccati alla propria terra da non accettare alcun compromesso nè intromissione.
Chi fa da sè fa per tre.
Non è un semplice motto, ma è un credo, quasi una fede.
Una prospettiva antistorica, ma non esiste peggior sordo di chi non vuole sentire.

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