Salute
L'impatto dell'olio extravergine di oliva sul nostro secondo cervello: l'intestino

La comunicazione tra cervello e il microbiota intestinale è bidirezionale. L’olio extravergine di oliva modula il microbioma agendo sia come prebiotico che come antibatterico
21 giugno 2024 | Alessandro Vujovic
In alcuni distretti del corpo umano, come la cavità orale, i polmoni, gli organi genitali (vagina), le narici, la pelle, i capelli, la cavità oculare, il canale uditivo e, in forma più estesa anche nell’intestino (oltre il 70% rispetto agli altri distretti), sono presenti batteri simbionti che costituiscono il microbiota.
Le stime attuali indicano che l’intestino umano è colonizzato da una popolazione di oltre 100 trilioni di cellule microbiche, organizzate in diverse unità tassonomica (taxa), che costituiscono una biomassa che supera 1 kg di peso, concentrata principalmente nell'intestino crasso. Una quantità così importante di cellule batteriche “estranee”, implica un’accettazione strettamente regolata da parte del sistema immunitario dell’ospite.
Durante la gravidanza, l'intestino del feto è sterile, viene colonizzato dai microrganismi subito dopo la nascita, attraverso la bocca; anche l’allattamento al seno materno, favorisce la proliferazione di alcuni ceppi batterici utili, come i bifidobatteri ed i lattobacilli.
Il microbiota di ogni individuo è esclusivo e rappresenta una vera e propria impronta biologica, capace di contraddistinguere gli uni dagli altri, per la presenza di 400 specie differenti di microrganismi.
Il microbiota intestinale (GM, Gut Microbiota), con il suo ruolo simbiotico, garantisce diverse funzioni metaboliche per l’ospite e fonte di vitamine essenziali del gruppo B e la vitamina K.
È coinvolto nella degradazione delle fibre alimentari, polisaccaridiche e oligosaccaridiche, trasformandole in metaboliti semplici come gli acidi grassi a catena corta (SCFA, Short Chain Fatty Acids), tra questi l’acido acetico, propionico e il butirrico. Questi acidi promuovono l'impermeabilità della parete intestinale e l'anabolismo epatico degli zuccheri e dei lipidi.
La composizione e diversità del GM, sono soggette a variazioni tra individui e nello stesso individuo, sotto l’influenza di fattori sia fisiologici che ambientali, come l’antibioticoterapia, lo stile di vita e soprattutto la dieta. Una dieta, con il consumo di olio extravergine di oliva, è associata alla promozione della salute intestinale, favorendo una maggiore biodiversità di questi batteri.
L’alterazione del GM, nota come disbiosi, è strettamente legata a: modifiche della permeabilità intestinale (danno epatico ed endotossiemia da lipopolisaccaridi – gli LPS- dei batteri Gram negativi, infiammazione locale dei tessuti con la sindrome dell’intestino irritabile –IBS-, alcune anomalie metaboliche dell’ospite, tra cui il sovrappeso, l’obesità, la resistenza all’insulina, la sindrome metabolica, l’infiammazione di basso grado, le neoplasie del colon, ma anche la neuroinfiammazione, i disordini neuronali dell’ippocampo, il decadimento cognitivo e la depressione.
Difatti la comunicazione tra cervello e microbiota è bidirezionale, il sistema nervoso centrale, con i suoi 75 miliardi di neuroni e l’intestino (microbiota), con i suoi 400 milioni di neuroni, interagiscono, comunicando con i neurotrasmettitori, si modulano reciprocamente grazie ad una complessa rete che coinvolge il sistema nervoso periferico, il sistema endocrino (l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene) ed il sistema immunitario.
I lipopolisaccaridi (LPS) sono delle endotossine presenti nei batteri Gram-negativi che attivano il recettore dell’immunità innata, il Toll-like 4 (TLR4), che regola le citochine proinfiammatorie; il loro aumento nella circolazione sanguigna è correlato a fattori dietetici come il consumo di grassi saturi, che stimolano i recettori TLR4, inducendo la endotossiemia e l’infiammazione.
È stato osservato che ciascun tipo di acido grasso esercita un impatto diverso sul GM e per quanto riguarda i gruppi di batteri presenti, è stato dimostrato che, l'ingestione di lipidi, ha un'influenza sul rapporto dei phyla: Firmicutes/Bacteroidetes.
La maggior parte degli studiosi ritengono che il rapporto Firmicutes/Bacteroidetes sia un indicatore di “disbiosi intestinale”.
I batteri Firmicutes comprendono oltre 200 generi diversi, come Lactobacillus, Bacillus, Clostridium, Enterococcus e Ruminicoccus mentre i Bacteroidetes intestinali, appartengono soprattutto ai generi Bacteroides e Prevotella.
Secondo i ricercatori esistono anche altri biomarcatori, oltre il rapporto Firmicutes/Bacteroides (rapporto tra phyla), il rapporto Gram positivi/Gram negativi (rapporto tra gruppi di taxa), il rapporto Prevotella/Bacteroides (rapporto tra generi) ed il rapporto Fusobacterium nucleatum/Faecalibacterium prausnitzii (rapporto tra specie).
Il rapporto Firmicutes/Bacteroidetes, quando è alto, per una maggior presenza di Firmicutes, sembrerebbe indicare un fenotipo obeso e, quando ridotto, con maggior presenza di Bacteroides, un fenotipo magro. Il rapporto Prevotella/Bacteroides, ci fornisce un parametro in grado di identificare soggetti in sovrappeso oppure obesi che potrebbero rispondere meglio ad una dieta ipocalorica quando questa è anche particolarmente ricca di fibra vegetale, la cui digestione nel colon dà origine agli SCFA.
L'impatto dell'olio extravergine di oliva sul nostro secondo cervello: l'intestino
Diversi studi hanno dimostrato che il consumo dei biofenoli dell’olio extravergine di oliva (PC), aumenta i Bacteroidetes e/o riduce il rapporto Firmicutes/Bacteroidetes , entrambi condizioni correlate ad una ateroprotezione.
I PC migliorano la crescita di batteri associati a marcatori metabolici sani come bifidobatteri, lactobacilli, Akkermansia spp. e Faecalibacterium spp. Questo effetto prebiotico è stato osservato con una maggiore assunzione di alimenti ricchi di PC come l’olio EVO, il cacao, il melograno, le noci, l’uva, il vino, il tè ed i frutti di bosco.
I metaboliti di derivazione del GM possono anche svolgere un ruolo chiave nell’omeostasi immunitaria e nella suscettibilità dell’ospite a patologie immunomediate. Ad esempio, gli acidi SCFA, prodotti dalla dieta, sono importanti modulatori del sistema immunitario (nella immunotolleranza) e possono svolgere un ruolo nella perdita di peso, nell’obesità, promuovendo la sazietà.
Il consumo di olio extravergine di oliva è correlato all'aumento del genere Clostridium XIVa, che è uno dei principali gruppi anaerobici dell'intestino, responsabile della produzione di butirrato (SCFA), con un ruolo nella riduzione del colesterolo totale e dell'attività antinfiammatoria.
Il consumo di olio extravergine di oliva è legato anche alla moltiplicazione del Clostridium cocleatum oltre alla presenza di Lactobacillus, che degradano l'oleuropeina, agendo quindi come probiotico.
I probiotici aiutano nel mantenimento della barriera intestinale aumentando la produzione di mucina, riducendo le citochine proinfiammatorie, come TNF-α e IL-6, abbassando le concentrazioni di colesterolo totale e di lipoproteine LDL-c (Low Density Lipoprotein - cholesterol).
Tra i batteri con funzione probiotica spiccano Lactobacillus e Bifidobacterium ; entrambi utilizzano l'oleuropeina come fonte di carbonio e di conseguenza proliferano, quindi questo antiossidante agisce anche come prebiotico.
L'assunzione giornaliera di idrossitirosolo dell’olio extravergine di oliva (HT), aumenta la concentrazione di Lactobacillus, in particolare L. johnsonii.
I polifenoli influenzano la composizione del GM, agendo come prebiotici; inibendo la crescita di batteri patogeni, come E. coli enteropatogeno e stimolando i batteri probiotici, come i Bifidobacterium.
L’assunzione di idrossitirosolo impedisce la crescita dei generi Proteobacteria , Deferribacteres e Rikenella , e ripristina il GM depresso da una dieta ricca di grassi aumentando l'integrità della barriera intestinale, che è un effetto simile a quello di un trapianto fecale negli animali che consumano HT.
Nel complesso, esistono prove evidenti che suggeriscono un legame tra composti fenolici, GM e metaboliti derivati. Sebbene siano stati condotti molti studi in vitro utilizzando liquidi fecali o batteri in coltura, le prove suggeriscono che i PC modulano la composizione microbica e il metabolismo, aumentando la diversità batterica intestinali con effetti benefici. Nello specifico, il consumo di PC produce un aumento di Bacteroidetes o una riduzione del rapporto Firmicutes / Bacteroidetes , che è associato ad una ateroprotezione. L’aumento osservato di batteri benefici come i bifidobatteri e in alcuni casi i lactobacilli, dopo la somministrazione di PC, potrebbe avere effetti positivi sull’aterosclerosi, sui disturbi immunitari e sull’obesità.
L’olio extravergine di oliva modula il microbioma agendo sia come prebiotico (favorendo la crescita di batteri benefici) che come antibatterico (riducendo la crescita di batteri patogeni).
Gli acidi SCFA generati dal GM, influenzano positivamente il sistema immunitario della mucosa aumentando le cellule T regolatrici e la produzione di citochine antinfiammatorie, come IL-10 e TGF-β, che aiutano nel ridurre l’infiammazione locale ed a promuovere la tolleranza immunitaria ai commensali e ad altri antigeni alimentari innocui.
L’olio EVO favorisce una diminuzione delle immunoglobuline IgE, legate a fenomeni di allergia ad antigeni estranei, una maggiore immunotolleranza, un aumento delle immunoglobuline IgA secretorie sull’epitelio intestinale, fornendo una protezione contro i batteri patogeni e favorendo l’omeostasi del microbiota intestinale.
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