Salute

“NUOCE ALLA SALUTE”. STA PER AVERE INIZIO LA CROCIATA DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO L’ALCOL. PRESTO IN ETICHETTA LE SCRITTE CHE GIA’ COMPAIONO SUI PACCHETTI DI SIGARETTE

Da una parte una campagna di demonizzazione indiscriminata, di stampo irrazionale. Dall’altra una campagna che punta a un corretto regime alimentare e a un consumo moderato. Presentiamo il resoconto di un’indagine dell’Unione italiana vini sul tema vino e salute

01 luglio 2006 | Franco Bonaviri

L'Unione europea è una istituzione matrigna per l’agricoltura. Le deludenti poltiche agricole hanno caratterizzato da sempre i lavori comunitari, salvo qualche eccezione. Ora, sul fronte delle bevande alcoliche, l’Ue sta mettendo a punto un piano d’azione in base al quale ci sarà l’obbligo di riportare in etichetta l’avviso di pericolo per la salute.
Anche le bottiglie di vino, dunque, insieme con le altre bevande alcoliche, sull'esempio di quanto già avviene con i pacchetti di sigarette dovranno riportare le infauste e sinistre diciture dissuatrici del consumo.
L'iniziativa era nota da tempo, ma pare che già entro l'estate si cercherà di far qualcosa. L’obiettivo è molto chiaro: demonizzare indiscriminatamente le bevande alcoliche, senza alcuna distinzione dunque tra le varie tipologie, senza dunque alcun criterio ispirato al buon senso.
Il britannico Institute of Alcohol studies, dal canto suo, ha presentato al governo comunitario un rapporto in cui si riconosce che non vi siano prove sull'efficacia di tali avvisi sui pericoli sulla salute, anche se una simile iniziativa permette di fornire in ogni caso ai consumatori un'informazione adeguata al riguardo.
Gli esperti dell' istituto britannico suggeriscono di precisare gli effetti negativi che il consumo eccessivo di bevande alcoliche determina sulle donne incinte, su quanti sono alla guida di un qualsiasi mezzo di locomoziomeo e su coloro che lavorano manovrando macchinari e attrezzature.
C’è anche l’idea di proibire i messaggi pubblicitari, onde preservare gli adolescenti dal consumo.
Questa è, quanto meno, l’intenzione da parte del commissario europeo alla Salute. Si spera che vi sia una attenta e robusta opposizione alle strategie della Comunità europea. Il proibizionismo è segno di un decadimento culturale e morale di una società. Ciò che andrebbe promossa è, invece, una seria campagna di eduzazione alimentare. E’ evidente che qualsiasi abuso sia deleterio per un buono stato di salute, ma giungere a demonizzare un alimento solo perché ad abusarne fa male, è la soluzione più balorda che si possa immaginare.
Cosa farà l’Unione europea? Giungerà a regolamentare anche il sesso?
Qualsiasi eccesso, d’altronde, nuoce. Anche l’eccesso di regolamentazione e di burocrazia.

Per concludere, vi proponiamo qui la sintesi di un’inchiesta che l’Unione italiana vini ha condotto su un campione di cittadini italiani. Si tratta di un sondaggio effettuato con l’intenzione di valtare il livello di conoscenza dei consumatori sul tema specifico vino e salute.
Ecco dunque qui di seguito la sintesi a firma di Carlo Flamini; ma per chi volesse approfondire l’argomento, è possibile richiedere l’intero numero monografico di “Enotria” 2006, il cui tema, appunto, è incentrato proprio su vino & salute, un binomio da cui non si può certo prescindere, nonostante l’ondata irrazionale del neoproibizionismo in atto da qualche tempo a questa parte.
Per richiesta copia: promozione.sviluppo@uiv.it

BERE IL VINO SECONDO UN CORRETTO REGIME ALIMENTARE



Qual è il livello di conoscenza del pubblico sul tema vino e salute? Termini come polifenoli, resveratrolo sono familiari oppure, benché se ne parli sempre più diffusamente, restano ancora degli illustri sconosciuti? Chi dovrebbe sviluppare campagne di informazione e divulgare i risultati delle ricerche scientifiche? E soprattutto, c’è il desiderio o la necessità da parte della gente di saperne di più?

A queste domande ha cercato di dare una risposta questa indagine (dell’Unione italiana vini per l’annuario “Enotria”, ndr), sviluppata sottoponendo un questionario a 500 persone tra Milano, Roma e Napoli, persone non selezionate, ma avvicinate domandando semplicemente “beve vino?” e chiedendo loro la disponibilità a rispondere a un questionario su “vino e salute”.

Gli italiani che bevono vino, regolarmente ai pasti o in modo saltuario, a pasto o fuori pasto, sono la maggioranza, il 65% del totale, contro il 13,5% di non bevitori (astemi assoluti oppure bevitori di altri tipi di bevande). Il resto (21%) sono persone che bevono vino solo in occasioni speciali.
Alla domanda: “Ha mai sentito parlare degli effetti benefici apportati alla salute da un consumo corretto di vino?”, ha risposto sì il 91% del totale degli intervistati, che chiameremo “informati”. La percentuale sale al 98% tra coloro che bevono regolarmente durante i pasti, al 92% di coloro che lo bevono saltuariamente ma sempre durante i pasti e al 95% tra quelli che lo bevono ma non necessariamente a tavola.

Che l’argomento vino e salute sia una verità ampiamente dimostrata dalla scienza è opinione del 70% degli “informati”; le altre risposte si dividono percentuali irrilevanti, escludendo il 18% di persone che non si sono mai poste la domanda.
La certezza che bere vino in dosi moderate e durante i pasti apporta numerosi effetti benefici la indurrebbe a cambiare in questo senso le sue abitudini alimentari? Restringendo il campo d’indagine a coloro che hanno dichiarato di bere non necessariamente durante i pasti oppure solo in occasioni speciali (il 33% del totale degli intervistati), ne risulta un dato abbastanza sorprendente: i no battono i sì, ma la percentuale non è affatto schiacciante, in quanto il 44,7% ha dichiarato che sarebbe disposto a “convertire” le proprie abitudini alimentari verso un consumo moderato e all’interno dei pasti se gli venisse dimostrato scientificamente che il vino ha effetti benefici per la salute.

E veniamo all’informazione: è sufficiente e qualificata e, soprattutto, chi dovrebbe assumersi l’onere di divulgarla? A questa domanda, gli “informati” rispondono per oltre il 50% che l’informazione non è sufficiente e vorrebbero saperne di più e meglio, mentre il 35% si ritiene soddisfatto. Solo il 12% non ritiene importante saperne di più.
Alle istituzioni il 45% degli intervistati demanda il compito di divulgare le informazioni, dando il secondo posto ai mezzi d’informazione e relegando il medico di base e la scuola al terzo e quarto posto. Dati in qualche modo sorprendenti, considerando che tv, radio e stampa hanno riscosso una percentuale doppia rispetto al medico di base.

Emerge chiaramente un dato: esiste una larga parte della popolazione che al vino si accosta in maniera occasionale, sporadica e anche disinformata. Da qui una riflessione: non sarebbe utile, anche per i produttori di vino, sempre alla ricerca di nuove fasce di consumatori da attirare alla scoperta del fascino del mondo di Bacco, guardare in maniera più approfondita al mercato interno? La strada potrebbe essere quella di porre in atto strategie non per far crescere i consumi pro capite, ma per far aumentare le persone che consumano vino all’interno di un corretto regime alimentare, di cui evidenziare in maniera semplice ma rigorosa i benefici per la salute.

(testo di Carlo Flamini, per gentile concessione dello stesso e di “Enotria”)

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