Salute 11/06/2011

Buono e salutare. E’ extra vergine

Buono e salutare. E’ extra vergine

Non un olio qualsiasi, ma un grasso alimentare speciale. Gli studi epidemiologici dimostrano per esempio che vi è una minore incidenza di cancro (mammella, colon, prostata, utero) nei paesi in cui gli oli di oliva sono la principale fonte di grassi rispetto ai paesi del Nord Europa


Gli studi più recenti hanno confermato la validità della “dieta mediterranea” diventata un modello alimentare di riferimento in tutto il mondo tanto da essere proclamata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

Sulla dieta mediterranea in particolare, alcuni ricercatori dell’Università di Firenze hanno effettuato una revisione sistematica con meta-analisi (pubblicata su BMJ 2008) degli studi prospettici che hanno valutato l’aderenza della stessa attraverso un punteggio numerico e lo stato di salute.

Detta ricerca, effettuata in diverse banche dati elettroniche, ha permesso di evidenziare oltre 60 studi che avevano come obiettivo primario e secondario lo studio della dieta mediterranea. Attraverso un processo di selezione incentrato ad evidenziare gli studi più consistenti dal punto di vista epidemiologico sono stati inseriti nell’analisi finale 12 studi di popolazione (6 su popolazioni mediterranee, 5 su popolazioni nord americane 1 su popolazione australiana) che globalmente avevano studiato circa 1 milione e mezzo di persone per un periodo di follow-up che andava dai 3 ai 18 anni.

Gli eventi clinici considerati in questo studio sono stati: mortalità totale per ogni causa, mortalità ed incidenza di malattie cardiovascolari (CHD) e tumorali, incidenza di malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer o morbo di Parkinson. Dall’analisi globale degli studi selezionati è stato possibile evidenziare che un aumento di 2 punti del punteggio di aderenza alla dieta mediterranea determinava una riduzione della mortalità totale del 9%, del 9% della mortalità ed incidenza di malattie CHD, del 6% di malattie tumorali e del 13% di malattie neurodegenerative.

Per le malattie CHD che si confermano la prima causa di mortalità e morbilità nel mondo, le ricerche più recenti hanno ribadito che elevati livelli plasmatici di colesterolo rappresentano uno dei principali fattori di rischio per le malattie CHD in particolare le LDL ossidate giocano un ruolo fondamentale nella patologia aterosclerotica. Nel processo aterogenetico la prima lesione a formarsi è la stria lipidica caratterizzata da un accumulo al di sotto dell’endotelio di cellule schiumose (foams cells) infarcite di esteri del colesterolo. La maggior parte delle foams cells derivano da cellule della muscolatura liscia e da monociti circolanti che dopo avere lasciato il torrente circolatorio penetrano nello spazio subendoteliale e si accumulano di lipidi e lipoproteine. Le LDL ossidate vengono riconosciute dai macrofagi e catturate per via endocitosica mediata da un recettore che non è soggetto ad un meccanismo di feed-back e che pertanto determina l’accumulo di lipidi all’interno dei macrofagi. I radicali liberi indotti in condizioni di stress ossidativi possono attaccare le componenti lipidiche e proteiche delle LDL, tali alterazioni favoriscono l’internalizzazione delle particelle da parte dei macrofagi e la conseguente formazione della placca aterosclerotica.

Proprio ad aprile 2011, l’EFSA (Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare), sulla base dei dati scientifici presentati dagli stati membri sul rapporto polifenoli presenti nell’extravergine e benefici sulla salute, ha accettato il claim della protezione antiossidativa esercitata dall’idrossitirosolo (5 mg) sulle particelle LDL.

Oltre a ciò una nuova ricerca americana condotta dalla Federation of American Societies for Experimental Biology (2010) suggerisce che i polifenoli presenti nell’olio extra vergine di oliva possano modificare l’espressione dei geni legati all’aterosclerosi. Sono stati arruolati 90 soggetti sani tra i 20 ed i 50 anni e sono stati seguiti per 3 mesi. I soggetti sono stati randomizzati in tre gruppi; il primo gruppo seguiva la dieta mediterranea con aggiunta di olio extavergine di oliva con un alto contenuto di polifenoli (328 mg%), il secondo gruppo la dieta mediterranea con un olio extravergine a basso contenuto di polifenoli (55 mg%), il terzo gruppo la dieta abituale.

Dall’indagine è emersa una riduzione dello stato ossidativo ed infiammatorio del plasma con decremento dell’espressione dei geni legati all’infiammazione (INF gamma Rho GPTasi-attivazione proteina 15 interleuchina-7 recettore, la polimerasi) in cellule mononucleate di sangue periferico dei soggetti che seguivano la dieta mediterranea con aggiunta di olio extravergine di oliva a più alta concentrazione di polifenoli.

Tali dati hanno confermato il ruolo significativo dei polifenoli dell’olio di oliva nella down-regulation dei geni pro-aterogeni. Sapere quali geni possono essere regolati attraverso gli alimenti è importante infatti vi è un settore della ricerca scientifica (la nutrigenomica) che studia l’influenza dei singoli nutrienti sull’espressione dei geni, tali evidenze possono aprire future prospettive nelle terapie nutrizionali con alimenti selezionati.

Sulla correlazione tra dieta e cancro tutti riconoscono che la dieta sia in grado di modulare una maggiore o minore cancerogenesi e che l’elevato consumo di grassi saturi promuova il processo cancerogenetico.

Gli studi epidemiologici dimostrano che vi è una minore incidenza di cancro (per quanto riguarda il cancro della mammella, colon, prostata, utero) nei paesi come l’Italia, la Spagna e la Grecia ove l’olio di oliva è la principale fonte di grassi rispetto ai paesi del Nord Europa.

Menendez, dell’Istituito Catalano di Oncologia da poco ha completato uno studio sugli effetti di composti fenolici presenti nell’olio extravergine di oliva sulle cellule cancerogene mammarie umane (il lavoro è stato pubblicato nel 2008 da BMC Cancer) dal quale è emerso che i componenti fenolici analizzati (lignani, secoridoidi) erano in grado di ridurre l’espressione di uno dei più importanti oncogeni responsabili della trasformazione neoplastica della cellula.

Un altro studio, sempre spagnolo, condotto questa volta presso l’Università di Jean (pubblicato su Agricoltural and Food Chemistry Society) rivela che nell’epicarpo sono presenti dei composti che possono fornire una difesa contro il cancro al seno. Sono stati studiati quattro composti presenti nell’epicarpo dell’oliva l’acido maslinico, l’eritrodiolo, l’uvaolo e l’acido oleanolico sulle cellule del cancro al seno. Tali composti hanno dimostrato possedere un’azione citotossica sulle cellule cancerogene in particolare l’eritrodiolo che mostra attività antiapoptotica e danneggia il DNA cellule tumorali.

Questi dati confermano che nei paesi nei quali si consumano abitualmente olio extra vergine di oliva, l’incidenza e la prevalenza di alcuni tumori, tra cui il cancro al seno, è più bassa che nei paesi dove l’extravergine non si consuma o se ne consuma poco.

A proposito della pelle, si ritiene oggi, che uno dei componenti minori presenti nell’extravergine, lo squalene, rivesta un’importanza fondamentale in quanto esercita a livello cutaneo un’azione antiossidante nei confronti delle radiazioni solari diminuendo la produzione di radicali liberi a livello della cute fotoesposta. Il danno cutaneo indotto dalle radiazioni ultraviolette viene attenuato dall’uso di α-tocoferolo, soprattutto se impiegato come prodotto topico piuttosto che per via sistemica, di carotenoidi, di luteina e di licopene, che hanno un effetto sinergico tra loro. La loro assunzione tramite la dieta nei periodi di intensa esposizione ultravioletta è particolarmente raccomandata, anche perché i raggi UV determinano sia nel plasma che nella pelle una riduzione della concentrazione delle sostanze antiossidanti protettive. L’ azione preventiva nei confronti dei tumori cutanei fotoindotti è dovuta all’attivazione locale dell’enzima oncosoppressore p53 che ripara il danno cutaneo determinato dagli UVA.

Ci sono poi ulteriori conferme sui vantaggi che produce l’utilizzazione di olio extra vergine di oliva sulla prevenzione del deterioramento delle funzioni cerebrali. Per la malattia di Alzheimer in particolare è interessante sapere che uno studio realizzato dall’ Università di Chicago ha dimostrato che l’oleocantale, composto presente nell’olio di oliva, protegge contro la demenza tipica di questa malattia, alterando la struttura delle proteine neurotossiche che si ritiene contribuiscano agli effetti debilitanti di questa malattia.

Per il Parkinson un gruppo di ricercatori canadesi ha esaminato otto studi pubblicati nella letteratura medica mondiale fra il 1966 e il marzo 2005, per valutare la possibilità, o meno, che una dieta ricca di vitamina C, vitamina E e beta-carotene (pro-vitamina A) riducano il rischio di ammalarsi di Parkinson. Ne è risultato che l'assunzione di vitamina E svolge un'azione preventiva nei confronti del Parkinson .

I dati scientifici, dunque, anche i più recenti, confermano che la prevenzione di molte patologie si attua assumendo un adeguato stile di vita (esercizio fisico, l’abolizione fumo ecc..) e adottando, come modello alimentare, la dieta Mediterranea che comprende, come fonte principale di grassi, l’olio extra vergine di oliva. O.l.i.o.e.x.t.r.a.v.e.r.g.i.n.e.d.i.o.l.i.v.a. … non un olio qualsiasi!

 

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