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Il Giappone non è più l'eldorado per l'olio di oliva italiano

Negli ultimi anni è diminuiti sensibilmente il prezzo di importazione dell'olio, anche di quello di origine nazionale. Preoccupante, per il lungo periodo, anche il profilo del consumatore medio di extra vergine
21 gennaio 2022 | T N
Il Giappone, secondo un recentissimo report Ismea, si colloca in ottava posizione per un valore dell’import pari a 206 milioni di euro nel 2020.
L’Italia occupa la seconda posizione tra i fornitori del mercato nipponico e le importazioni di olio extra-vergine italiano rappresentano il 39% del valore importato complessivamente dal Giappone
Tra il 2016 e il 2020 le importazioni da parte del Giappone sono cresciute del 2,7% in valore (206 milioni nel 2020) e del 33% in volume (54 mila tonnellate nel 2020).
Gli acquisti di olio extra-vergine di oliva italiano da parte del Giappone valgono 81 milioni di euro nel 2020 per volumi pari a 16 mila tonnellate, con una dinamica positiva sul fronte dei volumi (+2%
sul 2016), mentre i valori sono risultati in calo (-15% sul 2016).
Il prezzo medio all’import di olio extra-vergine d’oliva per il Giappone si è attestato a 3,8 euro/kg nel 2020, in forte flessione rispetto al 2016 (-22,7%); infatti negli ultimi cinque anni tutti i principali fornitori hanno subito un importante calo dei prezzi unitari all’import, ad eccezione della Tunisia, il cui prodotto ha incrementato il suo valore unitario del 6% nello stesso periodo.
Per l’Italia, che nel 2016 realizzava prezzi unitari nettamente più elevati rispetto ai principali competitor sul mercato giapponese, nel quinquennio si osserva un calo dei prezzi medi all’import pari al 16,3% (4,9 euro/kg nel 2020 vs 5,9 euro/kg nel 2016).
Circa il 70% delle vendite di olio d’oliva si realizza attraverso la distribuzione organizzata per essere consumato in ambito domestico, mentre poco meno del 20% delle vendite avviene attraverso i canali Horeca (extra domestico)
In Giappone, la produzione e commercializzazione degli oli d’oliva risulta in gran parte concentrata nelle mani di un unico produttore: infatti il gruppo giapponese Nisshin Oillio, specializzato in oli
alimentari, detiene da solo una quota pari al 42% del mercato. Il restante 68% del valore del mercato appare abbastanza frammentato tra altri gruppi produttori
L’analisi del profilo del consumatore giapponese mostra che il responsabile degli acquisti nella maggior quota ha più di 50 anni, più nel dettaglio si rileva che circa il 17% di essi ha una età compresa tra 50 e 59 anni e il 46% una età superiore a 60 anni. Inoltre, la maggior parte dei responsabili d’acquisto non ha figli, sia single (36%) che in coppia (21%), è un lavoratore dipendente, ha un titolo di studio secondario, è di sesso maschile e rappresenta famiglie con un numero limitato di persone (1-2).
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