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La Spagna vuol far diventare l'Italia il paradiso del superintensivo
In Andalusia solo l'1,2% del totale olivetato è superintensivo, mentre il 56,5% sono impianti tradizionali con 100-200 piante ad ettaro. La differenza, anche in termini produttivi, la fa il 40% di oliveti irrigati
31 agosto 2017 | T N
Una fotografia dell'olivicoltura andalusa, il vero cuore di quella iberica, fornisce un quadro molto esaustivo della situazione al 2015.
L'assessorato all'agricoltura andalusa ha infatti diffuso un cospicuo rapporto che ci dice che la superficie olivetata in Andalusia è di 1,567 milioni di ettari, di cui 1,442 di sole olive da olio.
Del totale olivetato 980 mila (62%) sono in asciutta e ben 586 mila (38%) irrigui. In particolare troviamo le percentuali più elevate di olivi irrigati in provincia di Jaen (50%), Almeria (48%) e Siviglia (42%) mentre le olivicolture più tradizionali sono quelle di Cadice (10%), Cordoba (19%) e Malaga (25%).
Del totale olivetato sono in produzione 1,472 milioni di ettari di cui 569 mila a Jaen e 331 mila a Cordoba.
Se guardiamo al tipo di lavorazione agronomica, troviamo che i due tipi di gestione più utilizzati sono la lavorazione minima (35%) e l'inerbimento spontaneo permanente (39%) seguiti da nessun tipo di lavorazione per il 14%.
Molto interessante seguire il trend di crescita dell'oliveto andaluso nel corso degli anni. La maggior parte (800 mila ettari) ha più di 50 anni, 538 mila ettari hanno tra 12 e 49 anni, 129 mila ettari tra 5 e 11 anni, 43 mila ettari tra 1 e 4 anni.
Considerando solo i giovani oliveti (fino a 11 anni) si nota che il tasso di crescita medio dell'oliveto andaluso fino a 5 anni fa era di 18 mila ettari all'anno, mentre negli ultimi quattro anni è stato di 10 mila ettari.
Anche in Andalusia, quindi, il tasso di crescita dell'olivicoltura è andato rallentando negli ultimi anni.
Guardando l'andamento per provincia notiamo che quelle che crescono di più sono Cordoba e Siviglia (12 mila ettari in cinque anni) mentre ferme a 6000 ettari in cinque anni vi sono Jaen e Malaga.
Se guardiamo alla distribuzione dell'olivicoltura andalusa per varietà scopriamo che è prevalentemente tradizionale, quella con 100-200 piante/ettaro rappresenta il 56% del totale, mentre quella intensiva (200-600 piante/ettaro) il 26%. Il superintensivo (1000-2000 piante/ettaro) rappresenta solo l'1,2% dell'olivicoltura andalusa.
Se guardiamo all'andamento delle piantumazioni, scopriamo che gli stessi spagnoli non stanno scommettendo molto sul superintensivo. Quando il tasso di crescita di nuovi impianti era alto, il 58% era intensivo, il 31% tradizionale e il 7% superintensivo. Ora che il tasso di crescita è inferiore cresce il superintensivo in percentuale (17%) anche se continua a dominare l'oliveto intensivo (51%) e quello tradizionale (25%).
Nel complesso il tasso di crescita del superintensivo in Andalusia negli ultimi quindici anni è stato di 1400 ettari all'anno, confrontabile con quello dichiarato in Italia, pari a 1200 ettari all'anno.
Più che il superintensivo, che rappresenta l'1,2% dell'olivicoltura totale, la differenza produttiva tra l'Andalusia e regioni italiane altamente vocate la fa il più ampio uso dell'irrigazione che permette di aumentare considerevolmente la produttività dell'olivo.
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