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Commercio mondiale dell'olio d'oliva in altalena

Commercio mondiale dell'olio d'oliva in altalena

Bene Giappone e Brasile, male Russia, Australia e Canada. Ma sono gli Stati Uniti a fare la tendenza, con cali in dicembre e gennaio per riprendersi a febbraio e di nuovo scendere a marzo aprile

14 luglio 2015 | T N

E' una campagna olearia fortemente condizionata dalla scarsità di prodotto.

Gli ultimi dati diffusi dal Consiglio oleicolo internazionale indicano che la produzione mondiale è in calo del 29% rispetto alla campagna olearia precedente. I tonfi più significativi riguardano la Spagna, - 53%, l'Italia, - 52% e il Portogallo, - 27%. Molto male, ma per motivi geopolitici, la Siria, con la produzione calata del 70%.

Questo andamento, con la sola esclusione di Grecia, +127%, e Tunisia, +300%, ha costretto molte società a rivedere le proprie politiche commerciali, riflettendosi, inevitabilmente, su consumi e importazioni.

Nei primi sette mesi della nuova campagna olearia (ottobre 2014 – aprile 2015) il commercio mondiale dell'olio di oliva è in altalena.

Bene le importazioni in Giappone, dove è attiva dal 2 luglio la nuova campagna di promozione del Coi, con una crescita del 10%.

Si conferma la crescita del consumo in Brasile +3% e la tanto attesa delle ripresa dei consumi in Cina, + 2%, grazie soprattutto alla ripresa iniziata da febbraio.

Male invece il mercato russo, con un calo delle importazioni del 22%, già a partire da dicembre e che ha continuato fino ad aprile.

Difficile anche la situazione in Australia, -14%, e in Canada, -11%.

Situazione contrastata negli Stati Uniti. A fronte di una sostanziale stabilità, - 2% il dato aggregato nei sette mesi, si assiste a un'altalena con importazioni cresciute sensibilmente a febbraio, tali da compensare i cali di dicembre e gennaio, ma poi nuova diminuzione a marzo e aprile.

Una situazione su cui le dinamiche del prezzo hanno influito in maniera prepotente, con ampie fasce delle popolazioni nei paesi non produttori che non giustificavano aumenti repentini dei prezzi a scaffale.

A fronte della mancanza di prodotto in Europa, sono cresciute esponenzialmente le importazioni di olio di oliva dalla Tunisia. Nei primi sei mesi della campagna olearia, la Spagna ha aumentato l'import da paese nord africano del 831% e l'Italia del 255%.

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