Mondo
Il peccato originale piega la Spagna dell'olio d'oliva commodity
Il mercato dei futures iberico costretto a diventare uno strumento finanziario. Deoleo annuncia una perdita di 74 milioni di euro nel 2014 a causa delle vendite sottocosto. In calo anche il fatturato, sotto gli 800 milioni di euro
25 febbraio 2015 | T N
Cosa sta succedendo alla corazzata spagnola dell'olio di oliva?
Doveva dominare il mondo ma fatica sempre più, con segnali allarmati che vengono da tutti gli operatori.
Dopo la protesta degli olivicoltori andalusi contro Carrefour e la GDO iberica, rea di promuovere le vendite sottocosto di olio di oliva, ora anche il mercato dei futures spagnolo e il colosso Deoleo manifestano difficoltà, per diverse ragioni.
Il consiglio di Mfao (mercato dei futures dell'olio di oliva) sta vivendo uno dei momenti più difficili degli ultimi dieci anni, a causa della sua necessaria trasformazione, da borsa merci evoluta, a strumento finanziario a tutti gli effetti, secondo i dettami del regolamento europeo sul Multilateral Trading System. La nuova regolamentazione europea pone Mfao al pari dei mercati finanziari secondari, tipo derivati, richiedendo requisiti patrimoniali e organizzativi che mal si adattano a u mercato dei futures dei derrate agricole. Una situazione che ha bloccato Mfao da novembre scorso e, presumibilmente, fino al prossimo maggio. Il consiglio del mercato dei futures ha così dovuto avviare un piano di austerity straordinario con riduzione di tutti i costi del 55%.
Nel contempo anche Deoleo ha dovuto annunciare la chiusura d'anno in perdita, per 74 milioni di euro, contro i 20 milioni di profitto nel 2013. La perdita sarebbe dovuta in gran parte agli oneri di ingresso del nuovo azionista di riferimento, Cvc Partners, valutati in 81 milioni di euro. A preoccupare di più gli investitori è però soprattutto il calo del fatturato di Deoleo, sceso sotto gli 800 milioni di euro, a 773 milioni, in diminuzione del 4,9% rispetto al 2013. Secondo Deoleo l'ultimo trimestre 2014 avrebbe aggravato la situazione, con l'aumento dei prezzi all'ingrosso e la contestuale richiesta di volumi per vendite sottocosto da parte della Grande Distribuzione. Secondo Deoleo il problema è proprio nell'atteggiamento e nelle politiche della GDO che “danneggia i margini lungo tutta la catena del valore, compromettendo il futuro del settore”.
Il peccato originale della Spagna olearia, aver trasformato l'olio d'oliva in una commodity, ora sta rivelando i suoi effetti più deleteri, rivelando le lacune strategiche del piano spagnolo di dominio del settore.
Ora sta all'Italia prendere la leadership culturale e politica, per reindirizzare il comparto lungo altri binari. Ne sarà capace e ne avrà la forza?
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