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L'altra faccia del libero commercio. Ecco come si è diffusa l'infezione di epatite A

Secondo l'indagine dell'Efsa l’epidemia ha coinvolto Italia, Irlanda, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Germania, Norvegia, Polonia, Regno Unito. Nei lotti contaminati more della Bulgaria e ribes rossi della Polonia potrebbero essere ancora in commercio. Da gennaio 2013, sono stati riferiti più di 1440 casi di epatite A

09 settembre 2014 | T N

More dalla Bulgaria e ribes rossi dalla Polonia sono i componenti più comuni dei lotti contaminati e degli alimenti consumati dalle persone colpite da infezione di epatite A legata al consumo di frutti di bosco, ma le indagini dell'Efsa non hanno permesso di individuare una fonte unica di contaminazione fra tutti i casi.

Le analisi di tracciabilità fatte sui frutti di bosco surgelati hanno evidenziato la grande complessità della catena distributiva.

La libertà commerciale senza confini all'interno dell'Unione europea avrebbe insomma complicato i riscontro dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare.

I frutti di bosco incriminati infatti farebbero capo a diversi fornitori di 25 Paesi europei ed extraeuropei. I paesi dove si è verificata l'epidemia sono stati Italia, Irlanda, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Germania, Norvegia, Polonia, Regno Unito. Da gennaio 2013, sono stati riferiti più di 1440 casi di epatite A in dodici paesi europei e 331 di questi sono stati confermati dalle genotipizzazione.

Come evidenzia l’Efsa, “test di laboratorio su prodotti alimentari e interviste condotte sulle persone infettate hanno contribuito a individuare nel consumo di frutti di bosco surgelati la causa del focolaio. Le more provenienti dalla Bulgaria e i ribes rossi provenienti dalla Polonia sono stati riscontrati essere i componenti più comuni dei lotti contaminati e degli alimenti consumati dalle persone colpite dall’infezione. Non è stato possibile individuare una fonte unica di contaminazione, ma sono stati individuati 12 operatori del settore alimentare collegati ai casi e ai lotti in cinque dei Paesi coinvolti. Occorrono ulteriori ricerche a livello locale per appurare dove siano stati raccolti i frutti sospetti e quali fossero le condizioni in tali luoghi di raccolta o di produzione”.

I frutti contaminati potrebbero ancora essere in circolazione della catena alimentare e per questo l’Efsa ha sottolineato la necessità di intensificare la sorveglianza, la comunicazione del rischio, le vaccinazioni e ulteriori ricerche nel settore della salute pubblica, raccomandando inoltre una scrupolosa igiene e accurate prassi di produzione e coltivazione nei paesi produttori di frutti di bosco.

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