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L'olio d'oliva italiano bloccato alle frontiere statunitensi

98 container d'olio d'oliva italiano, importati anche dall'americana Costco, bloccati nei porti di New York e Seattle. L'Italia olearia finisce nella Red List della FDA. Tutta colpa del Chlorpyrifos etile

23 marzo 2013 | T N

Non è la prima volta che Teatro Naturale affronta l'argomento. Già nel luglio scorso denunciammo la problematica (Olio extra vergine d'oliva italiano respinto alla frontiera degli Stati Uniti. Tutta colpa del Chlorpyrifos).

Tragicamente la storia si ripete, e non solo per l'olio extra vergine d'oliva italiano. Infatti la FDA ha fatto sapere che, per lo stesso problema, sono bloccati anche lotti di olio spagnolo, ma i 98 container bloccati nei porti di New York e Seattle hanno provocato molto rumore, anche a causa diu un'interpellanza al parlamento europeo dell'On. Paolo Francesco Silvestris (PPE):

Da diversi anni oramai gli esportatori italiani di olio extravergine di oliva nazionale ravvisano notevoli difficoltà nella commercializzazione verso gli Stati Uniti (quale paese importatore) a causa della presenza nel prodotto di residui di Clorpirifos Etile, un pesticida il cui utilizzo è autorizzato in Italia e in Europa sulla coltura olivicola (regolamento (CE) n. 149/2008). Negli Stati Uniti l'impiego del fitofarmaco menzionato, adoperato per contrastare gli attacchi della «mosca olearia», benché ammesso e autorizzato su diverse colture, in forza del Code of Federal Regulation non può essere utilizzato nelle produzioni olivicole. Sicché l'olio UE importato dagli USA viene sottoposto a procedure di verifica da parte del FDA preordinate ad accertare l'assenza del fitofarmaco in questione nel prodotto: nella ipotesi in cui tale accertamento abbia esito negativo, sono avviate procedure di allerta in tutto il territorio nazionale.

Attualmente più dell’80 % degli olii extravergine prodotti in Italia e venduti negli Stati Uniti d'America sono bloccati nei container presso i porti di New York e Seattle per un totale di 98 container.

È questo il risultato di un recente controllo che la dogana americana ha predisposto su campioni nei vari container, dove si sono riscontrati valori pari allo 0.015 — 0.020 ppm, su olio extravergine di oliva, che significa una presenza minima di questo principio attivo, mentre ai produttori americani è consentito una presenza massima di Clorpirifos Etile di 0.100 ppm.

Tutto ciò premesso e considerato che l'Unione consente la presenza di questo insetticida pari a 0.250 ppm su tutte le colture agricole, può la Commissione far sapere:

1. per quale motivo fino ad oggi non si è trovato un accordo bilaterale con gli Stati Uniti per tale sostanza, e se intende aprire al più presto un negoziato con la FDA americana, eventualmente attraverso un'apposita istanza da sottoporre all'EPA (Registration Division) che ha il potere di decidere di modificare il Code of Federal Regulation (in particolare il cap. 40 che concerne la protezione ambientale) con riferimento al Clorpirifos in agricoltura e nei cibi;

2. quali ulteriori iniziative intende assumere al fine di garantire un libero scambio tra le due parti ed evitare che misure sanitarie e fitosanitarie come quelle descritte possano trasformarsi in vere e proprie barriere internazionali all'esportazione di prodotti UE (ad esempio, tramite il riconoscimento dell'equivalenza di determinate norme in regola con gli standard internazionali come previsto dal Codex Alimentarius nell'ambito del WTO e dell'accordo Sanitary and Phyto-Sanitary Agreement sottoscritto nel 2008)?”

La vicenda, insomma, sta assumendo più i toni di uno scontro commerciale piuttosto che di un tema regolatorio tra Usa ed Europa.

Si ricorda, comunque, che il Chlorpyrifos etile ha un tempo di carenza molto lungo, 90 giorni, e che quindi una raccolta anticipata rispetto al limite prescritto dal DM 23 luglio 2008 può avere conseguenze sull'export dell'extra vergine verso gli Usa.

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Redazione Teatro Naturale

24 marzo 2013 ore 14:48

Le confermo che non è l'unico a lavorare di domenica.
In merito ai due prodotti:
Per il Pyrinet di seguito può trovare il link all'etichetta ministeriale presa dal sito Fitogest: http://www.teatronaturale.it/media/img/Normativa/Etichetta_ministeriale_2013-03-24_141917.pdf. Come vedrà l'olivo è contemplato.
Per quanto riguarda il Pyrinex Me, Makhteshim non riporta l'olivo tra le colture, ma Kollant, altro distributore del prodotto, invece sì: http://www.kollant.it/Insetticidi/Insetticidi-generici/Pyrinex-Me.aspx e http://www.teatronaturale.it/media/img/Normativa/Pyrinex_ME.pdf.
Speriamo di essere stati sufficientemente esaustivi.
Buona domenica

FRANCO DI MARCO

24 marzo 2013 ore 13:45

Non per pignoleria, ma per evitare che qualcuno usi un prodotto non autorizzato.
Ho controllato sia Pyrinet/Agrisystem, sia Pyrinex/Machteshim e NON risultano autorizzati per l'olivo.
Se ciò è corretto (i dati potrebbero non essere aggiornati), allora da dove proviene il residuo contestato?
Comunque, l'ovvia raccomandazione è di controllare la usabilità nei siti ufficiali.
Grazie per la rapidissima risposta (non sono solo io a lavorare di domenica!!)
Franco Di Marco

Redazione Teatro Naturale

24 marzo 2013 ore 12:06

Ci risulta che il Clorpirifos-etile è registrato sull'olivo per la lotta alla tignola e la cocciniglia.
I prodotti commerciali che ci risultano attualmente disponibili e che hanno la relativa registrazione ministeriale sono tre: Pyrinet, Pyrinex e Geonex, quest'ultimo è un geodisinfestante.
Tutti presentano un tempo di carenza per l'olivo di 90 giorni.
Buona domenica

FRANCO DI MARCO

24 marzo 2013 ore 11:42

Sono perplesso. Dalla documentazione tecnica NON risulta che il Reldan sia autorizzato sull'olivo. C'è qualche altro preparato commerciale con clorpyrifos autorizzato sull'olivo? oppure si tratta di contaminazione causata da trattamenti a vicini vigneti?
Questi ultimi vengono effettuati intorno alla metà di agosto, quindi circa 60 gg prima della raccolta delle olive. Possono veramente creare la contaminazione denunciata? Grazie per i chiarimenti
Franco Di Marco