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Pac appena varata ma già da riformare

Per De Castro “abbiamo un anno di tempo per migliorarla”. Nel mentre Romano si dice deluso dall'impostazione data ai nuovi piani di sviluppo rurale

22 ottobre 2011 | R. T.

La Commissione ha appena varato la nuova politica agricola comunitaria per un quinquennio e scoppiatye le polemiche i politici di casa nostra, anche se al parlamento europeo, si affrettano a cercar di calmare le acque. Altri invece gettano benzina sul fuoco.

Sulla nuova politica agricola comunitaria è stata fatta un po’ di confusione, anche da parte di alcuni quotidiani  – ha detto Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo– perché se è vero che la Commissione Europea ha introdotto nuovi parametri, come quello della superficie per ettaro, saranno poi i singoli Stati Membri a decidere la ripartizione della fiche finanziaria. Non ha senso dunque dire che il Mezzogiorno sarà penalizzato rispetto al Nord o viceversa, perché tutto ciò verrà deciso da ogni Paese”.

La cosiddetta nuova PAC che definirà la politica agricola europea dopo il 2015, la cui bozza è stata presentata il 12 ottobre dal Commissario Europeo per l’Agricoltura, per la prima volta sarà negoziata dal Parlamento Europeo, ha sottolineato De Castro: “Abbiamo un anno di tempo per migliorarla. E’ vero che l’Italia rischia di perdere 285 milioni di euro di contributi, ma è ancora tutto da definire”.

Una implicita replica a chi ha fortemente criticato l'impostazione della Pac, come tutta la filiera del pomodoro italiano di cui nell'occasione si è fatto portavoce il Professor Gabriele Canali, della Smea - Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza : “Che senso ha la ripartizione delle risorse tra Paesi in base agli ettari ammissibili (del passato!) e che senso ha la regionalizzazione del sostegno diretto dove non è ancora stata realizzata? Critichiamo anche il fatto che Il riconoscimento delle organizzazioni di produttori e delle loro associazioni, come pure alle organizzazioni interprofessionali, viene esteso a tutti i prodotti e che il sostegno ad esse viene collocato nell’ambito dello sviluppo rurale e che viene eliminato l’aiuto specifico per le organizzazioni dei produttori del settore ortofrutticolo”.

Un'altra batosta all'impianto della Pac che nel secondo pilastro contiene le misure di sviluppo viene dal Ministro Romano: “sono piuttosto deluso dall’impostazione proposta dalla Commissione per lo sviluppo rurale. E’ necessario che il meccanismo funzioni in modo efficace e che ne siano coinvolte il maggior numero di imprese. Per ottenere questo risultato è necessario rimuovere gli ostacoli burocratici e semplificare la normativa. Al contrario, la proposta della Commissione delinea un sistema molto più complesso rispetto alla normativa attuale. L’introduzione di nuovi vincoli e condizioni per l’attuazione dei programmi, unita alla perdita di autonomia dello sviluppo rurale nell’ambito delle politiche strutturali, rende il regime ancora più distante dalle esigenze delle imprese. Inoltre, contrariamente a quanto avviene nei fondi strutturali, la proposta della Commissione non prevede meccanismi di alleggerimento del carico burocratico, quali la proporzionalità dei controlli rispetto ai fattori di rischio. In aggiunta – ha sottolineato Romano - noto con rammarico che la proposta mantiene delle inutili rigidità che penalizzano gravemente gli Stati membri a programmazione regionalizzata ai quali va garantita la necessaria flessibilità finanziaria per garantire un sistema compensativo tra le Regioni e possano applicare il disimpegno a livello nazionale. Non è accettabile – ha concluso Romano - che gli Stati membri che hanno un ordinamento istituzionale regionale siano penalizzati rispetto a quelli che hanno una struttura centralizzata. Per questo ritengo che la proposta riguardante lo sviluppo rurale debba essere modificata realizzando una maggiore semplificazione ed introducendo la necessaria flessibilità nell’impianto normativo.”

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