Libri
Avventure sopra e sotto la crosta terrestre
Con Andrea Gobetti L'ombra del tempo diventa protagonista e assume una forma palpabile, come un labirinto di separazioni e congiunzioni
25 aprile 2009 | Nicola Dal Falco
Tra i libri di Andrea Gobetti câè Lâombra del tempo, un titolo che potrebbe essere parafrasato in la forma del tempo. Libro dâavventure sopra e sotto la crosta terrestre, la sottile intercapedine su cui camminiamo, concentrando appena lo sguardo, giusto per non inciampare. Quello di Gobetti, invece, ha subito unâattrazione speciale proprio verso ciò che si spalanca al di là , appena superi lâimboccatura, a volte dimessa, di una grotta.
Qui appare, ma sarebbe più giusto dire, si materializza il tempo non più solo come parabola di istanti, destino individuale e comune. Appeso al vuoto o strisciante su i suoi bordi, avverti a morsi lâabisso, il calco prodotto dallâerosione dellâacqua, vuoto/matrice del tempo.
Il tempo sembra assumere una forma palpabile, si fa dimensione senza che la grotta ne diventi il monumento, perché il suo disfarsi, crearsi, parallelamente allo spettacolo esterno delle cime che franano a valle, prosegue senza soste.
Forse, la vera, assoluta vertigine, è riuscire a contemplare insieme la rovina dentro e fuori, a unire con lâocchio lâabisso che sale e quello che scende: le montagne con le proprie cavità , sottoposte a identica distruzione.
Pensando a tale corsa, viene in mente, una delle teorie sullâuniverso che lo fa somigliare a una caramella: così in equilibrio e finito al punto da innescare un âdesiderioâ di cambiamento, di disordine, di annientamento. E proprio allora (vago e perfetto avverbio che include il big bang) si rompe lâequilibrio e carico di tutti i sapori e mondi possibili, inizia a srotolarsi il tempo, a farsi luogo. I due termini, spazio e tempo, si tengono, quindi, come una giacca al corpo. La scelta di chi è lâuno o lâaltro dipenderà dalla personale visione delle cose ultime.
Il tempo biforca
Questa espansione o desiderato caos è il segreto di chi si cala nelle grotte, ottenendo dallâabisso un credito di emozioni e qualche briciola di conoscenza sulla «natura del tempo». La più onesta, Gobetti la sintetizza così:
«Il tempo è un labirinto di separazioni e congiunzioni, grandi gallerie nonché crepe anguste, vicoli ciechi, cul de sac, catture».
Un tempo che «biforca» e lascia scoprire «memorie che si sono aperte un passaggio dal passato a oggi, girovagando come nei complessi sotterranei dentro il Marguareis», quasi imprendibile e sulle cui tracce si sono lanciati «una banda di speleo che laggiù sâincontrò e si perdette, esploratori che si riconobbero e fecero dei loro destini un inestricabile groviglio, copia invisibile di quellâaltro, che lâombra del tempo ha cesellato e rivela a quelli che la sanno âarmareâ».
âArmareâ il buio e il vuoto
Armare, mettendo un chiodo dietro lâaltro dove passa la fune che può riportarti alla luce, ma armare dove esattamente? E qui Gobetti fa compiere al lettore un passo in più, passo determinante che conduce nel «buio antico». Lo chiama proprio così, indulgendo con giusta enfasi in unâimmagine poetica.
Il buio antico, che lo speleologo rosicchia centimetro per centimetro o ingolla senza ritegni, colora paradossalmente il vuoto. Ambedue rappresentano la cresima, lo schiaffo virile e perciò simbolico di chi non scherza e accetta di giocare fino in fondo con la vita e le sue prove.
Ma se, andare sotto, portando gambe e braccia dove normalmente la gente non va, se perseguire la longissima via, mettendosi più che metaforicamente a sedere sopra lâabisso, su quel seggio periglioso, libero e invitante che orna di mistero una tavola rotonda di belli spiriti, vuol dire accettare il vuoto e il buio, allora questa ricerca riporta ad un inizio, il primo.
La teoria che il nostro universo sia precipitato da una perfezione e concentrazione tali divenute in qualche modo insopportabili, fa dire che è esistito un punto zero, dove il tempo, misura delle cose manifeste, si era azzerato, magari dopo essersi svolto al contrario.
Morale: chi scende forse sale e comunque vorrebbe trovarsi in quel punto iniziale, dove quello che era e quello che sarà si toccano come in uno specchio.
Avventure picaresche
Il libro è percorso da una vena visionaria, ma non è solo esplosioni rarefatte dâingegno e fantasia, è anche e soprattutto un libro picaresco di stralunate peregrinazioni tra regioni terrestri e infere, dalle Alpi franco-piemontesi allâIndia, alla Sardegna, al Chiapas, di scontri dâamicizia in cui alla fine prevale lâessenziale: il ritratto del compagno dâavventura.
La lingua forbita, il piacere dellâespressione arguta, tenera, definitiva si marita a tutte gli imprevisti del viaggio.
In certe pagine, pare addirittura di seguire un diario di guerra tra i migliori, in cui la tensione sta nellâaffresco dâogni dettaglio, preso per il suo verso infimo e al tempo stesso epico.
Gobetti resta un romantico che alla questione se sia meglio fare il signore o lo straccione, risponde che a lui non interessa unâoculata meschinità e preferisce pescare insieme alla carta lâabisso della Papessa.
Così, nel viaggio in corso, può solo aggiungere che quelli come lui rimangono «scalatori al contrario, gente che si occupa della parte buia del monte e che se facessero gli psicanalisti si direbbe che sono parrucchieri alla rovescia».
Lâombra del tempo, di Andrea Gobetti, edizioni Cda editori Vivalda, Torino maggio 2003 (18 euro) è reperibile alla Libreria Baroni di Lucca crisalbero@gmail.com, tel. 0583. 583393.
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