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UN ECOMOSTRO SPUNTA IN UN LUOGO D'INCANTO, E IL "MARE VERDE" DELL'INFANZIA NON ESISTE PIU'

Un romanzo di denuncia. Diego Favale esordisce in narrativa con una storia - vera - che fa luce su una tragedia sociale che non ha però guadagnato le necessarie attenzioni. Si delinea uno scenario inquietante, con tanta gente esposta a sostanze cancerogene in assenza di idonee informazioni e di adeguate misure di protezione

29 settembre 2007 | Antonella Casilli



Già in diverse occasioni, dalle pagine di questo giornale ho affrontato il tema della letteratura come strumento di denuncia, della scrittura asservita all’esigenza di toccare le sfere emozionali del lettore più e meglio di quanto qualsiasi scritto tecnico possa mai fare.

Tempo fa mi sono imbattuta in uno scrittore al suo primo romanzo, uno scrittore per caso tra l’altro. E’ questo un chimico industriale, Diego Favale che per i tipi de Il Filo ha trasfuso la sua esperienza professionale in un romanzo: Mare verde.

Si racconta di un emerito professore di Chimica industriale con cattedra a Milano, ma originario di un paese della provincia di Lecce, che viene nominato CTU, in una causa in cui una donna sostiene che il marito sia morto di adenocarcinoma, con interessamento della pleura a causa del lavoro che
svolgeva presso l’impianto di cloruro di vinile, unico insediamento industriale della zona, unico ecomostro in un luogo d’incanto.

In cuor suo il professore è contento dell’incarico che "avrebbe permesso di
far luce sulla spregiudicatezza con cui l’industria giocava con la vita umana". Il suo mare verde, il mare verde della sua infanzia, dei ricordi, non esisteva più.

"Un'indagine condotta con i sub aveva filmato la pressoché totale distruzione di flora e di fauna". Sente forte, il nostro, l’esigenza di approfondire ma balza subito evidente ai suoi occhi l’ingente mole di rifiuti, quasi che lo stabilimento in questione anzicchè produrre cloruro di vinile producesse rifiuti.
Lo scenario che gli si prospetta è abbastanza chiaro: "quella gente per anni era stata esposta ad agenti pericolosi, aveva maneggiato e respirato sostanze ritenute cancerogene e il tutto senza informazioni idonee e adeguate misure di protezione".

"Gli operai, nei loro turni di lavoro erano ricoperti di micidiale polvere bianca che come un sudario scendeva sui loro volti costretti ad assorbire e respirare i
vapori venefici che procuravano cancro al polmone e cirrosi epatica".
Ravvisa il CTU sfruttamento senza limiti di impianti e maestranze in sfregio del diritto alla salute, ma non gli resta che sperare nell’appello.
Lasciamo il professore alle sue aspettative e analizziamo un attimo il significato di diritto alla salute.

La tutela dell’integrità fisica del lavoratore , sul luogo di lavoro, è sancita direttamente dalla Costituzione (art.32) stabilendo che la Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività.
Diritto alla salute vuol dire non solo diritto a curarsi e ad essere curati in caso di malattia ma anche diritto a non ammalarsi: proprio per questa ragione la Giurisprudenza, recependo la recente normativa comunitaria, ha ricompreso nel diritto alla salute anche il diritto alla salubrità dell’ambiente.

In questo diritto Costituzionale è stata fatta rientrare dalla Giurisprudenza la
possibilità di risarcimento per il danno biologico, cioè il danno alla persona causato da un atto illecito anche se esso non pregiudichi la capacità di reddito del danneggiato.
Il responsabile dell’evento infortunistico viene punito in maniera differente a seconda che il soggetto colpito sia un lavoratore oppure una persona non legata all’imprenditore da rapporto di lavoro subordinato.

Amo libri come questo, libri che danno spunti di riflessioni tanto interessanti, il narrare non è più fine a se stesso ma diventa anche fonte di sollecitazioni
legate al contingente, gli orizzonti che si aprono si espandono continuamente per cui diventa necessario interrompere il fluire dei pensieri. Anche noi a questo punto dobbiamo fare una pausa, sino alla prossima settimana allorchè riallacciandoci al differente trattamento che subisce l’imprenditore in caso sia datore di lavoro o meno, parleremo del debito di sicurezza e della disciplina civilistica.



Diego Favale, Mare verde, Il Filo Editore, pp. 156, euro 13

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