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"TRIESTE SOTTOSOPRA", UN RACCONTO DALLE SUGGESTIVE ATMOSFERE

Mauro Covacich ci consegna il ritratto di una città dall'anima duplice, la più meridionale dell'Europa del Nord. Con prosa ricca e brillante, si intraprendono quindici itinerari all’interno dei quali l’autore offre spunti storici, sociologici e antropologici

03 febbraio 2007 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

“Talvolta città diverse si succedono
Sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome,
nascono e muoiono senza essersi conosciute ,
incomunicabili tra loro”
Italo Calvino, Le città invisibili


Vi è una città, la più meridionale dell’Europa del Nord “un luogo che coniuga la suggestione mediterranea con l’atmosfera di forme tipicamente nordiche” . E’ Trieste!

“Trieste è a tutti gli effetti la metonimia perfetta della Mitteleuropa – eredità asburgica, crogiuolo di razze, pluriglottismo e soprattutto tradizione letteraria di grande respiro e fortemente connotata in senso europeo… abitando qui oggi, nei primi anni del Ventunesimo secolo, la sensazione è che la cultura mitteleuropea e quindi la triestinità abbiano trovato nell’autorappresentazione letteraria non solo il proprio tratto distintivo, ma anche la propria prigione. In altre parole, credo che la Mitteleuropa non sia fatta solo di libri mitteleuropei che ripropongono l’immagine mitteleuropea, bensì, innanzitutto, di persone mitteleuropee che ogni mattina si svegliano, fanno colazione, vanno al lavoro, a studiare, eccetera, e non mi pare che la letteratura dia soddisfazione di questo fenomeno. Se, come spero, è la letteratura a nutrirsi della vita e non viceversa, allora sarà meglio osservare quanto è più varia, più ambigua e forse anche più interessante la vita di Trieste rispetto allo stereotipo pur lusinghiero nel quale è ingabbiata”.

Negli anni passati, mio suocero, che sovente si recava a Trieste, da un grande luminare, mi ha proposto di accompagnarlo, ho sempre mio malgrado, atteso il piacevole anfitrione, declinato l’invito timorosa che le promesse altrui potessero trasformarsi in delusione per la Trieste che tante volte avevo immaginato accompagnando, ripetutamente, Zeno Cosini per le vie.
Oggi, grazie alla raffinatezza con cui Mauro Covacich ha descritto la città nel suo libro, ho forte il desiderio di conoscere il territorio e di guardare da vicino luoghi e persone.

Trieste è la protagonista indiscussa dell’ultima fatica letteraria di Covacich, Trieste sottosopra, edito per i tipi di Laterza nella collana Contromano.
Peculiarità della collana è l’approccio che sebbene fedele al saggio, specialità di casa Laterza, è mixato da personali intuizioni degli autori.
In Trieste sottosopra, in questa specie di guida per ammirare la città “contromano” appunto, Covacich, mette in gioco anche la propria intimità perché, parlando della città, svela personalissime intuizioni.
Con prosa ricca e brillante si intraprendono quindici itinerari all’interno dei quali l’autore offre spunti storici, sociologici ed antropologici.
Questi brevi affreschi a soggetto offrono anche la possibilità di una lettura frammentaria.
Allora gustiamolo con calma, come un caffè.
Già, il caffè.
Trieste è celebre per i suoi caffè, “sia per quelli che si bevono sia per quelli in cui si sta seduti”.
Avverte Covacich, in godibilissime pagine, che a Trieste assume rilievo oltre alla bontà delle miscele “la varietà dei modi in cui uno può ordinare un caffè e gli equivoci che ciò crea rispetto alla terminologia standard”.
Sembra, osserva Covacich, “che una scelta così ampia in fatto di gusto si ripercuota per chissà quali vie segrete sulla fantasia delle ordinazioni”.
Soggiunge poi di “avere l’impressione che l’elasticità mentale del barista abbia un nesso con la fortuna letteraria del luogo”.

Cosa succederà a me a Trieste? Nel caffè dove lo prendo normalmente la mattina è il barman che dice "dottoressa il solito?". Basta cambiare città ed ecco i problemi, a Roma, a S.Lorenzo in Lucina chiedo "un cappuccio deca", ed uno sgarbatissimo cameriere alla mia amica "ma che vuole?"
Trascorsi pochi giorni a Milano, in Piazza Duomo, forte della precedente esperienza, fiera di me recito : "un cappuccino decaffeinato, cortesemente" ed il barman al collega "cappuccio deca per la signora".

"Trieste è una città di scrittori perché qui si è portati a giocare sui nomi delle cose – caffè compreso – oppure qui si gioca sui nomi delle cose perché siamo una città di scrittori?"
A Trieste anch’io, non scrittore, oserò giocare con i nomi delle cose e dopo la lezione di Covacich so che chiederò un decaffeinato gocciolato. Ma scusi, Covacich, se di gocciole ne voglio molte che faccio?
Ed accanto a questo racconto per ritrarre la città se ne affiancano tanti, ritratti e racconti, con l’unico denominatore comune di suscitare la voglia di visitarla con un occhio diverso che guardi all’essenza, tutto appartiene alla città e ne costituisce corpo e spirito.
In questo continuo stop and go, dalla decentrata ambientazione locale assurgono a respiro universale il rione S. Luigi, il più battuto dalla Bora, l’oratorio, la risiera di San Sabba, al bosco di Bassovizza, al manicomio di S. Giovanni, nelle vie del centro, in Piazza Oberdan, nel rione di San Giacomo, negli stabilimenti balneari, a Villa Rovella, sino al cimitero di Sant’Anna.
Una conclusione, questa, molto sveviana, c’è bisogno della morte per avere la vita.

Prima di correre a leggere questo bel libro, una piccola osservazione sul significato culturale dello spazio geografico tema intorno al quale addirittura nei giorni scorsi si è svolto un convegno ideato dal professor Fiorentino dell’università Roma Tre.
Si parla, ormai, di topographical turn o spatial turn negli studi letterari.
Questo interesse potrebbe essere sintomatico della condizione post moderna in cui ci troviamo.
Per ipotesi possiamo ritenere che mentre la modernità ha significato un predominio del tempo sullo spazio, guardando al mutamento dei tempi dimenticando i luoghi.
Il cosiddetto spatial turn può essere visto come un reazione a questa despazializzazione dell’esperienza culturale.
Il romanzo, rappresentando e narrando i luoghi racconta la cultura come insieme di luoghi e la città; nel caso di Covacich, Trieste, spazio fisico di riferimento, diviene la cornice imprescindibile dentro la quale tutti i personaggi hanno un senso.



Mauro Covacich, Trieste sottosopra, Laterza, pp. 125, euro 9

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