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"LA GRANDE BUGIA" DI GIAMPAOLO PANSA METTE IN CRISI GLI INTELLETTUALI ITALIANI, POCO INCLINI AD ACCETTARE LA VERITA' DEI FATTI

Un successo editoriale senza precedenti, per il noto giornalista autore di tre best-seller sui temi spinosi e intoccabili della Resistenza. Non sarebbe bene ricucire le vecchie e laceranti divisioni in vista di un'identità condivisa per il bene del Paese?

04 novembre 2006 | Antonella Casilli

Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho


E’ vero ci furono settori del Pci che, dopo il

25 aprile, pensarono ci fosse l’occasione

di una rivoluzione politica e sociale.

E’ un grande merito del gruppo dirigente

comunista l’averli contrastati.


Cesare Salvi




“Essere attivi e vincenti ha un prezzo: quello di mettersi in discussione, con il coraggio di chi cerca la verità” .
E’ una frase che ho estrapolato da La grande bugia di Giampaolo Pansa, edito da Sperling e Kupfer Editori, perché mi sembra si attagli perfettamente all’autore, in cima alle classifiche tra i libri più venduti da settimane, benché vittima di anatemi da parte della sinistra antifascista, autoritaria e faziosa.

In merito a questo libro, vorrei offrire semplicemente la mia personalissima chiave di lettura, condividendo quanto dice Emma Cattaneo, l’interlocutrice dell’autore: “noi donne sappiamo andare al cuore dei problemi molto più di voi maschi”.

Per questa nuova fatica Pansa ha creato un personaggio femminile, l’unico frutto di immaginazione, l’avvocato Emma Cattaneo, che nella sua figura racchiude domande e curiosità del lettore. Come lei stessa dice: “sono una lettrice media, anche se di solito ho una forte curiosità per quello che non conosco”. Praticamente la spalla perfetta per l’autore, il quale cerca una persona “impreparata e curiosa” con cui ripercorrere senza acredine i fatti dell’ Italia post bellica.

Con piglio giornalistico e cristallina professionalità, Pansa ha compilato, da uomo di sinistra, un reportage di quella che è stata la Resistenza, vista come si è detto di Fenoglio dall’altra sponda ossia dal punto di vista dei fascisti.
L’ onorevole Salvi con intelligenza politica e urbanità di modi ha detto in merito al Sangue dei vinti: “ I fatti che il libro di Pansa racconta sono accaduti. Se ne era già parlato, ma è bene tornarci sopra. Quei delitti non possono essere giustificati, anche se la storia del fascismo spiega molte cose. E ricordo che furono contrastati energicamente dai vertici della Resistenza”

Quello che ha rappresentato Pansa senza fanatismi, non mette in discussione alcuna fede partitica, ma l’atteggiamento umano di gruppi, rompendo l’oblio che si fa calare su verità scomode.

Pansa ascrive alla destra l’incapacità di avere una visione equilibrata e scientificamente sostenibile, al contrario della sinistra che ha capito subito l’importanza della storia come arma politica per l’egemonia.
Curiosamente, tra l’altro, la sinistra ha organizzato la cultura del dopoguerra proprio mutuando il metodo del grande studioso fascista Giovanni Gentile, avendo capito “l’importanza della storia come arma politica per l’egemonia”.

Pansa, dal suo sguardo privilegiato di opinionista politico e ricercatore per diletto, avverte l’esigenza di “dare alla cultura un contributo diverso e pluralistico”, che, quantunque tardivo, è sempre preferibile alla mancanza di storiografia.

Sessant’anni di storia sono certamente un lasso di tempo congruo per poter considerare la Resistenza sotto un’ottica storica E’ necessario operare una storicizzazione dei due schieramenti nella guerra civile (sempre che dopo la lettura di questo libro si sia ancora convinti di poter definire civile la guerra fratricida dove la popolazione rimase nella zona grigia, per usare le parole di De Felice, non parteggiando per nessuno ma limitandosi ad aspettare che tutto finisse).
Sarebbe il caso che tutti ascoltassero il monito del presidente della Repubblica, il quale, il giorno del suo insediamento, ricordando la Resistenza ha avvertito: ”non si può dare memoria e identità condivisa se non si ripercorre e si ricompone in spirito di verità la storia della nostra Repubblica… Ci si può ormai ritrovare, superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato e del decisivo apporto della Resistenza, pur senza ignorare zone d’ombra, eccessi, aberrazioni…”




Giampoalo Pansa, La grande bugia. Le sinistre italiane e il sangue dei vinti, Sperling & Kupfer, pp. 469, euro 18

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