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“IL SOGNO CATTIVO” DI FRANCESCA D’ALOIA APRE UNO SCENARIO SUGLI ANNI ‘70
In un felice romanzo dalla scrittura fluida, l’autrice dimostra una singolare conoscenza dell’animo umano, costruendo un intreccio in cui la parabola discendente di un’adolescenza fatta di droga e terrorismo è recuperata da un percorso di rinascita e di redenzione dal male
23 settembre 2006 | Antonella Casilli

Io câero, ne ho memoria. Nel 1978, Penelope Anselmi, figlia unica della borghesia romana, parolina, ha 17 anni. La sottoscritta frequentava il terzo liceo scientifico, quasi coetanee.
La vita della protagonista, come recita la seconda di copertina, âdestinata ad imprimersi nel ricordo dei lettori â, è in bianco e nero, non poteva permettersi il lusso di affezionarsi a nessuno perché non avrebbe potuto reggere il peso âdi un ennesimo abbandonoâ , una persona agita più che un soggetto agente.
Non è stato facile essere adolescenti negli anni â70!
Eâ doveroso fare queste precisazioni perché parlare di anni â70, a così breve distanza e per sentito dire, è ingiusto nei confronti di chi, nel bene o nel male, quegli anni gli ha vissuti e sofferti: â â¦e se oggi si fa ancora fatica a parlarne è perché non siamo ancora riusciti a capire la dimensione, lâentità di quegli avvenimentiâ.
Il mio approccio al romanzo di Francesca dâ Aloja, Il sogno cattivo, edito da Mondadori, è scevro da qualsiasi compenetrazione emotiva ma, pur in questâindifferenza confesso, lo rileggerei.
Penelope giovane e fragile ha una vita squassata da lutti e tragedie, pur rendendosi conto che lâallontanamento dalle fonti del male non può che aiutarla, sente impellente la necessità di chiudere il cerchio ritrovando la sua cara amica Margherita, latitante a seguito di scivoloni nel mondo della lotta armata, dopo aver chiesto a Penelope un aiuto che questa si è rifiutata di darle.
Lâunico che può aiutarla è Riccardo Serventi, un terrorista che sta scontando a Rebibbia ventâanni di carcere, nonché gemello di Emanuele Serventi, pentito e fidanzato a lungo di Margherita. Con menzogna, Penelope riesce ad avvicinare, in carcere, Riccardo, uomo normalmente introverso ed a farsi confidare luoghi e verità che altrimenti non avrebbe conosciuto.
La dâ Aloja â ed a questo punto è il caso di dirlo - ha esordito nel mondo della regia girando un documentario allâinterno di Rebibbia, ha quindi utilizzato le conoscenze acquisite per materializzare un mondo sconosciuto ai più.
Tra lâappartamento romano di Penelope, Parigi, Orvieto e Rebibbia si dipana la matassa che se è aggrovigliata lo è solo perché Penelope, lâunica che viene a contatto con tutti, non riesce ad uscire dalla menzogna ed affrontare la verità .
Eâ interessante constatare come la dâAloja sia riuscita a caratterizzare personaggi che sono al contempo testimoni e protagonisti, direi anche censori di se stessi.
Eâuna scrittura fluida ma con contenuti corposi privi di sottintesi ideologici. Riccardo ad esempio, si vede come un omino kafkiano che porta dentro di se la colpa e la punizione ritenendosi indegno a qualsiasi diritto alla felicità . âMi sento indegno di un sorriso, di uno sguardo. Sono congelato, e il ghiaccio che mi porto dentro non si scioglierà maiâ.
Emanuele, lâalter ego, il gemello, un collaboratore di giustizia, vive ancora peggio , in una libertà che non ha niente di buono, non ha unâ identità âmi chiamo Alessandro Morelli, ma chi è Alessandro Morelli? â¦..ho provato a far finta di essere un altroâ¦.io sono un fantasmaâ¦â¦non esistoâ¦â.
Dimostra, la dâAloja, una singolare conoscenza dellâanimo umano costruendo un intreccio letterario arricchito da elementi antropologici dove la parabola discendente di unâadolescenza infarcita di droga e terrorismo è recuperata da un percorso di rinascita con
occasioni di redenzione dal male e dalla violenza..

Francesca d'Aloia, Il sogno cattivo, Mondadori, pp. 352, euro 17
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