Libri

“L’OMBRA DEL VENTO” DI ZAFON E’ UN LIBRO CHE TI SMUOVE DENTRO TRA UN LABIRINTO DI INTRIGHI

In uno scenario degno di un mistery gotico, l’autore si rivela degno erede del grande Balzac. Propone al lettore una carrellata umana quanto mai varia, con il pregio di reinterpretare il romanzo ottocentesco senza venire meno a un gusto e a una sensibilità contemporanea

15 luglio 2006 | Antonella Casilli

Antonella Casilli fotografata da Filippo Cavaliere de Raho


Leggevo e leggevo, ed ero affranto e solo
e innamorato di un libro, di molti libri

John Fante

Carlos Ruiz Zafon

Accade, talvolta, leggendo un romanzo, di provare un’immeditata condivisione.
E’il caso di L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafòn, edito da Mondadori.

In poche parole la trama. Daniel, il protagonista, orfano di mamma, vive con il papà, libraio antiquario, in una casetta sopra la libreria. Daniel cresce “tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano le pagine consunte con un profumo tutto particolare”.
Una notte di giugno, dopo anni dalla morte della mamma, Daniel si sveglia sconvolto perché non ricorda più il volto della propria mamma. Il papà, dopo averlo tranquillizzato, “non preoccuparti, Daniel. Lo ricorderò io per tutti e due” anche al fine di distrarlo, gli propone una passeggiata notturna a “vedere cose che si possono vedere solo al buio”.
E’ così che il lettore accompagna Daniel attraverso una Barcellona franchista e ferita, alla scoperta del Cimitero dei libri dimenticati.
In uno scenario degno di un mistery gotico, il padre spiega a Daniel che il luogo dove si trovano è un santuario: “Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto, e di chi ha sognato grazie ad esso”.
In questo luogo misterioso migliaia di libri di cui “il tempo ha cancellato il ricordo vengono sottratti all’oblio”.

La tradizione vuole che chi entra per la prima volta nello speciale cimitero scelga un libro e lo adotti per sottrarlo all’oblio. Daniel, dopo aver vagato a lungo, nel dedalo di corridoi pieni di scaffali, vede “sporger timidamente da un ripiano” il libro che avrebbe adottato, L’ombra del vento di Julian Carax.
Un libro che gli cambia il corso della vita introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura dell’autore, Julian Carax, appunto.
Da questo punto Zafon, dimostrandosi un degno erede di Balzac propone al lettore una carrellata umana quanto mai varia con il grande pregio, tra l’altro, di reinterpretare il romanzo ottocentesco con una sensibilità contemporanea; ed allora assistiamo alle vicende della Spagna franchista che si alternano a storie d’amore, di odio e a tanta suspence.

Appaiono via via Firmin, barbone filosofo; Clara, colta e cieca ninfomane; Tomas, inventore sui generis; sua sorella Bea, dolce e determinata; e tanta, tanta altra umanità.
Il vero protagonista resta sempre il libro e il piacere della lettura, quantunque, come dice Bea, “leggere è un’arte in via d’estinzione e i libri sono specchi in cui ci troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la letteratura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare”.

La storia, nella mente del recensore, si fonde con il proprio vissuto finendo con l’identificarsi con Daniel e con il suo grande amore per i libri tenendo ben presente l’ammonimento di Proust: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere occhi nuovi”.
E cosa meglio di un libro? Una volta aperto, schiude nuovi orizzonti.

Mi sia consentito allora abbandonarmi a personalissime associazioni di idee, al giorno in cui, quasi coetanea di Daniel, un libro mi aprì inimmaginabili orizzonti.
Erano i primi anni ’70, quando fu pubblicato 84, Charring Cross Road. La corrispondenza lunga vent’anni e distante un oceano tra una lettrice newyorkese e un libraio antiquario londinese; il forte rapporto epistolare che si instaura tra i due diventa un’intensa amicizia nutrita dal comune amore per i libri e dal rispetto per i sentimenti umani.

Il potere della letteratura risiede, indubbiamente, nello spazio esclusivo che si crea tra lettore e pagina scritta; non sarà un caso che in entrambi questi due bei romanzi si parli di librerie antiquarie, più che quello di vendere i libri, il vero problema è quello di diffondere il gusto per la lettura, di far diventare indispensabile la vita accompagnata dalla dimensione del racconto.

In qualsiasi momento della storia dell’umanità è importante che l’uomo abbia la chance di poter evadere dal contingente, e cosa è meglio della solitudine con la pagina scritta come unica compagna in un mondo in cui tanti rumori ci sommergono impedendoci di pensare?



Carlos Ruiz Zafòn, L'ombra del vento, Oscar Mondadori, pp. 444, euro 12; oppure: collana Sis, Mondadori, pp. 444, euro 18

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