Italia
L'omaggio a Giacomo Tachis, padre dell'enologia moderna
Ritiratosi, ormai da cinque anni, a vita privata a San Casciano Val di Pesa è stato una figura centrale del mondo vitivinicoli italiano. Ha lavorato in tutta Italia, nelle isole forse le sue creazioni più interessanti, anche se il suo nome rimane legato a due grandi supetuscans: Sassicaia e Tignanello
08 febbraio 2016 | T N
E' scomparso sabato 6 febbraio all'età di 82 anni Giacomo Tachis, il padre dell'enologia moderna, l'inventore dei supertuscans e del profondo legame tra un vino e il suo territorio. Giacomo Tachis ha passato gran parte della sua carriera professionale in Toscana, presso gli Antinori. Qui venne assunto nel 1961, fino a diventare direttore delle Cantine per 32 anni di fila.
Giacomo Tachis ha passato gran parte della sua carriera professionale in Toscana, presso gli Antinori. Qui venne assunto nel 1961, fino a diventare direttore delle Cantine per 32 anni di fila. 
Tachis fu un grande innovatore. Portò Cabernet savignon e Cabernet franc a Bolgheri, credendo nelle potenzialità di questi due vitigni sulla cosca toscana, creando, in dieci anni di lavoro, il Sassicaia.
Con il Tignanello compì forse la sua “eresia” più grande, decidendo di rompere gli schemi del Consorzio Chianti Classico per creare un vino diverso, con alla base un'attenzione maniacale per la fermentazione malolattica e l'affinamento in barrique, anziché in botti.
Poi l'amore per le isole italiane. In Sicilia fu Diego Planeta a chiamarlo, per collaborare con l'Istituto della vite e del vino. Si dedicò in particolare allo studio dei vitigni autoctoni e al rinascimento della vitivinicoltura siciliana, a partire dal Nero d'Avola.
Non solo, è stato il padre di grandi vini sardi come Turriga e Terre Brune. 
Nel 2014 gli fu conferita la massima onoreficenza della Regione Toscana, il Pegaso d'Oro.
La notizia della sua morte è stata data su Twitter da Paolo Panerai, direttore di Milano Finanza e produttore di vino nelle cantine di Domini Castellare di Castellina. L’enologo dell’azienda, Alessandro Cellai, era al capezzale assieme alla figlia di Tachis, Ilaria. “Il vino italiano perde il suo profeta”, ha scritto Panerai. “Tutto il mondo del vino si inchini”, è stato subito dopo il commento del Gambero rosso.
"Con la sua scomparsa il mondo del vino perde uno dei suoi più importanti maestri – ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che definisce Tachis un "protagonista indiscusso del rinascimento del vino italiano. Se oggi il vino italiano è riuscito a raggiungere certi traguardi è anche per merito di uomini come Giacomo Tachis e Luigi Veronelli che in anni duri hanno saputo accompagnare il rilancio di questo settore".
A noi piace ricordarlo con le sue parole, quelle della sua intervista del 6 settembre 2003, l'esordio on line di Teatro Naturale: “In Italia siamo sempre stati affetti dalla malattia del servilismo e dell’esterofilia, il principe di Salina, nel Gattopardo, beveva vini francesi perché era più chic e di moda, dimenticando i grandi vini di Sicilia che andavano anche ad “aggiustare” i vini francesi. Beveva vino siciliano con etichetta francese.”
Non solo un grande tecnico e un grandissimo enologo ma anche un uomo di cultura. 
Grazie Giacomo Tachis.
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