Italia

Più verde in città per una migliore qualità della vita

10 giugno 2013 | C. S.

Il verde urbano all’interno di una nuova visione culturale nella progettazione delle città; un vantaggio dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini e da quello sociale. Un verde urbano che non sia più secondario rispetto alla cementificazione delle città, ma protagonista della riqualificazione degli spazi. E’ questo in sintesi il messaggio che è emerso dal convegno di Livorno, organizzato dalla Federazione dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Toscana e dall’Ordine di Livorno, con il patrocinio e la partecipazione del Conaf.

Una città, Livorno, che punta sul patrimonio ‘verde’: 2 milioni i metri quadri di verde pubblico nella cittadina labronica per 13 metri quadri di verde per ogni cittadino (160mila abitanti). Si contano poi 14 parchi storici; oltre 170 giardini attrezzati; 44 aree gioco; 25 rotatorie stradali (15 anni fa erano 7); 41 km di siepi; 18.500 alberi di proprietà del Comune di Livorno ed una stima complessive di alberature pari a 40mila unità fra piante pubbliche e private (fonte: Mirco Branchetti, responsabile ufficio manutenzione verde urbano Comune di Livorno).

Fra i saluti, quelli di Fausto Grandi, presidente Ordine Livorno che ha ricordato “l’importanza della figura dell’agronomo nei temi del verde urbano”; Paolo Pacini assessore forestazione e parchi naturali Provincia di Livorno “è un valore aggiunto per qualità della vita”; Massimo Gulì, assessore all’Ambiente Comune di Livorno “il verde è sinonimo di benessere e deve essere fruibile dai cittadini”.

«Dobbiamo riprendere un diverso approccio culturale – ha sottolineato Andrea Sisti, presidente Conaf -, siamo nel Paese del bello e non ci dobbiamo accontentare, ma puntare alla bellezza delle nostre città, il verde non è ornamento ma elemento fondamentale». Sisti ha ricordato il recente ingresso del Conaf nel Comitato per lo sviluppo del verde pubblico su nomina del Ministero dell’Ambiente e l’importanza del promulgamento della Legge 14 gennaio 2013 n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”. «Ci siamo proposti di avere uno strumento che possa veramente incidere nella riqualificazione delle città – ha detto Sisti -, fino ad oggi al centro delle città abbiamo messo prima di tutto il mattone. Non c’è stata una progettazione iniziale del verde all’interno dei piani regolatori, ma era una conseguenza del piano attuativo. E’ per questo che dobbiamo portare avanti un discorso culturale, per una rigenerazione degli spazi all’interno della città: Finora abbiamo avuto norme passive, oggi è il momento di gestire e riqualificare, bisogna avere il coraggio di intervenire in maniera attiva come professionisti».

Ha ricordato le attività svolte dal Conaf nel settore del verde urbano la vicepresidente nazionale Rosanna Zari: «l’istituzione di un Dipartimento interamente dedicato al verde urbano; lo svolgimento di una tesi congressuale nel Congresso nazionale del 2011; l’istituzione del Conef con professionisti che operano in rete in tutta Italia per combattere le emergenze fitosanitarie; le audizione svolte alla Camera; la recente nomina ‘di diritto’ del presidente Conaf nell’ambito del Comitato nazionale del verde urbano».

«Il verde urbano e periurbano – ha sottolineato Monica Coletta, presidente della Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Toscana - è un patrimonio irrinunciabile delle città moderne e i nostri primi interlocutori sono gli amministratori pubblici e le comunità locali. Siamo consapevoli delle criticità associate a risorse pubbliche sempre più esigue, ma l’importanza del verde urbano per il benessere dei cittadini impone una visione capace di riconoscerne e sostenere i molteplici valori: eco sistemici e paesaggistici, culturali, etici e sociali, spirituali, nella consapevolezza che la fruizione in sicurezza delle aree verdi, impone competenti interventi di pianificazione e progettazione oltre che di gestione».

Ha parlato di verde urbano come ‘tendenza’ che può agevolare una migliore gestione delle città Mattia Busti, consigliere Conaf e coordinatore del dipartimento Paesaggio e pianificazione territoriale: «Ci deve essere un coinvolgimento a livello culturale. Il Conaf è attivamente partecipe in tavoli non solo tecnici dove le idee vengono proposte, elaborate e divulgate. La nuova sfida è intorno al ‘verde tecnologico’, ovvero il verde inteso come materiale di costruzione architettonica non solo degli edifici, ma anche elemento di design e di arredo. Oggi vediamo il ‘tavolo prato’ ad esempio – ha detto Busti – una sorta di grande vaso su cui è stato fatto crescere un prato e dove si può mangiare. Ecco c’è una nuova tendenza di design che utilizza elementi vegetali vivi, e in cui la parte tecnica della gestione dell’elemento verde deve essere a cura del dottore agronomo e del dottore forestale».

Un excursus sulla storia dei regolamenti del verde urbano dal punto di vista delle professionalità dei dottori agronomi e dei dottori forestali è stato tracciato da Luigi Casanovi, presidente dell’Ordine di Pisa, Lucca e Massa Carrara.

Fra le esperienze illustrate quella del Comune di Cervia ed il regolamento del verde pubblico e privato approvato nel 2009: «Nel regolamento – ha spiegato Flavia Mazzoni, responsabile del verde del Comune di Cervia - una sezione dedicata alle funzioni e tipologie del verde urbano, principi e criteri sulla salvaguardia degli alberi di pregio e monumentali e le modalità da seguire per la progettazione del verde privato e gli abbattimenti di piante private. Una sezione innovativa – ha sottolineato Mazzoni – in quanto prevede il coinvolgimento dei professionisti per quanto riguarda la predisposizione di progetti e elaborazione delle perizie fitostatiche sugli alberi privati da abbattere, oltre all’introduzione del concetto di compensazione ambientale, attuato mediante la valutazione e monetizzazione del valore ornamentale, da impiegare per la riqualificazione del verde pubblico».

Lorenzo De Luca, dell’Ordine di Firenze, ha presentato la sintesi di un’indagine svolta nella provincia di Firenze: «Dei 44 comuni oggetto dell’indagine, solo pochi hanno adottato un regolamento specifico per il verde urbano e tutela degli alberi”. E ha aggiunto: «Il futuro della pianificazione del verde in urbanistica dovrebbe essere caratterizzato oltre che da linguaggio tecnico il più pertinente possibile, soprattutto da valutazioni che vadano oltre quella estetico-architettonica degli alberi, dando massimo peso alle loro funzioni ambientali, come ad esempio a quella micro-climatica e psico-igienica».

Ha parlato della qualità del verde urbano e fitopatologia Giacomo Lorenzini, docente di Patologia forestale e urbana dell’Università di Pisa: «Un albero malato non solo vede ridotte le proprie prestazioni fisiologiche ma diventa anche fattore di rischio per il cittadino. Scelta delle piante idonee, cure colturali adeguate, controllo costante delle condizioni di salute: sono questi gli elementi virtuosi per una corretta gestione del patrimonio verde, anche nell’ottica delle razionalizzazione dei costi».

«La gestione della risorsa arborea in ambiente urbano – ha detto Michele Romanelli dell’Ordine di Firenze - significa rompere una spirale negativa fatta di pratiche scorrette, che limitano il tasso di sopravvivenza ed il grado di sviluppo dei singoli individui arborei. Gestione del verde urbano si fonda anche sull’individuazione e implementazione di opportune norme regolamentari e relativi standard qualitativi, cui ancorare la figura professionale in grado di intervenire in tutte le fasi di vita dell’albero in città»

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