Italia

Per tutelare l'italianità fuori le multinazionali

Forte denuncia della società italiana sementi: palese il rischio di una contaminazione delle produzioni italiane con semi prodotti all'estero

21 maggio 2011 | R. T.

Nel settore delle sementi ibride, che sono al 100% certificate e devono essere acquistate annualmente perché non sono riproducibili, "il mercato è dominato da un limitato numero di aziende multinazionali attive anche nel settore degli agrofarmaci, in cui detengono circa l'80% delle quote di mercato". Lo ha evidenziato oggi in commissione Agricoltura della Camera il presidente della Società italiana sementi (Sis) Gabriele Cristofori, ascoltato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci. Diversa invece la situazione nel settore delle sementi commercializzate non ibride, in cui si vendono le varietà: in questo comparto le aziende presenti sul mercato sono numerose e sono principalmente nazionali o filiali di imprese europee. Tuttavia nelle varietà sono nettamente inferiori il numero delle sementi certificate: le percentuali vanno dal 15% per l'avena all'80% per il riso, passando per il 65% dell'erba medica e dei frumenti. Si tratta, ha denunciato il presidente della Sis, di quote in costante diminuzione, tanto che nel 2011 secondo recenti dati dell'Inran/Ense (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione de Ente nazionale sementi elette) le superfici destinate alla produzione di sementi certificate di cereali a paglia diminuirà di circa il 40% rispetto a quelle destinate alla stessa produzione nel 2009. La causa di questa costante diminuzione, ha spiegato Cristofori, è dovuta al fatto che oggi nel nostro Paese non ci sono contributi al settore, come accadeva invece in precedenza grazie alle vecchie norme previste dagli articoli 69 e 68 del regolamento della Pac (Politica agricola comune). Come se non bastasse, ha aggiunto, dal 2012 non saranno più erogati gli aiuti comunitari alla produzione di sementi di riso e di piante foraggere, fatto che porterà "a un incremento dei prezzi e a una riduzione degli agricoltori-moltiplicatori specializzati, con un forte rischio di decremento qualitativo". In questo modo, ha evidenziato ancora il presidente della Sis, oltre a peggiorare il livello qualitativo delle produzioni italiane, si riducono anche le risorse "per chi svolge attività di miglioramento genetico, che derivano essenzialmente dal sistema delle royalties percepite sul seme certificato". Una situazione, ha aggiunto, che "accresce il divario di risorse destinate alla ricerca tra il nostro Paese e i Pesi confinati, Francia in testa, con il conseguente incremento delle varietà estere diffuse sul nostro territorio". Cristofori per rendere ancora più palese il rischio di una contaminazione delle produzioni italiane con semi prodotti all'estero e quello della creazione di veri monopoli, ha ricordato la crescente diffusione nella coltivazione del riso di varietà di sementi con tecnologia Clearfield, sviluppata dalla multinazionale Basf. Si tratta di sementi resistenti a un erbicida, il Beyond, che, secondo quanto dichiarato dall'azienda tedesca, sono stati ottenuti da mutagenesi (tecnica di biologia molecolare in cui una mutazione è creata in modo selettivo). Le due varietà di riso Clearfield commercializzate in Italia e denominate Libero e Siro CL, nel 2011 saranno coltivate sul 20% della superficie nazionale a riso, mentre nuove varietà con la stessa tecnologia sono state già iscritte al Registro nazionale delle specie agrarie, e senza interventi, si diffonderanno velocemente. A fronte di questo quadro, il presidente della Sis ha quindi osservato come questo tipo di prodotti finiscono con favorire ulteriormente "i monopoli/oligopoli danneggiando irreparabilmente tante imprese sementiere italiane, che sono state protagoniste dell'affermazione della qualità del riso italiano in Europa e nel mondo". Cristofori ha quindi concluso il suo intervento soffermandosi sull'incremento dei prezzi delle sementi, che negli ultimi dieci anni è stato pari al 19%, comunque inferiore a quello di altri mezzi agricoli come i fertilizzanti. Per superare il problema dei costi e favorire lo sviluppo della produzione di sementi certificate e di qualità nel nostro Paese, il responsabile di Sis ha sottolineato l'esigenza di "fornire agli agricoltori le adeguate informazioni per l'ideale utilizzo dei mezzi tecnici (ad esempio le sementi di qualità)" e di "valorizzare le nostre produzioni attraverso contratti di filiera che focalizzano il legame tra ottima materia prima locale e produzioni alimentari d'eccellenza, di cui l'Italia è, senza timore di smentita, il Paese più dotato al mondo". 

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