Economia

Umori e previsioni. Gli effetti della crisi sull'alta gamma

Una nostra inchiesta pensata a vantaggio di tutti, per capire le attese e le risposte delle piccole e medie imprese su prodotti come vino, olio e pasta. Con le testimonianze di imprenditori abituati a parlare chiaro. C'è da essere ancora ottimisti?

18 ottobre 2008 | L. C.

Con la grave crisi economica in atto si va tutto ridimensionando. C'è forse da essere preoccupati per gli scenari futuri?
E' una domanda più che legittima e tanto attuale, visto che il vino, l’olio e tutto il paniere delle produzioni agro-alimentari taliane riscuotono di fatto il maggior consenso proprio all’estero. Ed effettivamente c'è forse da temere che da una situazione di precarietà globale come quella che stiamo vivendo si possano contrarre ulteriormenete i consumi e creare di conseguenza seri problemi – sul fronte del potere contrattuale – ai nostri prodotti di alta gamma.

La questione, va precisato, non è affatto di secondaria importanza. Abbiamo chiesto perciò ad alcuni imprenditori di primo piano, se loro hanno già sperimentato direttamente, sulla propria pelle qualche avvisaglia della crisi, sia in termini di ridimensionamento delle vendite, sia in fatto di sollecitazioni di scontistiche o di dilazioni di pagamento da parte degli operatori commerciali esteri.

E abbiamo chiesto pure come effettivamente proceda oggi la situazione sul fronte del mercato interno. E quali soluzioni, in particolare, siano oggi concretamente possibili in vista di fronteggiare al meglio l'attuale stato della realtà.

Hanno partecipato al forum imprenditori di successo operativi nel campo del settore vitivinicolo, oleario e della produzione della pasta.


FRANCESCA BRUNI
Azienda agricola Vetrere, vino e olio, Taranto: link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. Sì sono preoccupata per il futuro, per diversi motivi.
Il primo è che già non veniamo da anni facili, che sono stati affrontati con coraggio e ottimismo, cercando di mantenere e rosicchiare qualche contratto nuovo anche sull’estero. Temo che ora si aggiunga, alla oggettiva situazione di difficoltà, anche una percezione spiccata di incertezza sul futuro, e questo aggrava a mio parere enormemente lo scenario. I consumatori tenderanno a contrarre ulteriormente le spese e per prima cosa sui beni non essenziali.

Avvisaglie della crisi all'estero. Sul mercato estero la situazione è, per quanto ci riguarda meno tesa, anche se si moltiplicano le richieste di dilazione dei pagamenti, cosa che suona alquanto preoccupante.

Il mercato interno. In Italia il problema più grosso è riscuotere (si arriva anche a un anno) ma non manca anche la difficoltà di riuscire ad aprire nuove porte. Sono tutti molto sulle difensive e conquistare nuovi clienti è quasi impossibile.

Le soluzioni possibili. Credo che noi operatori, allo stato attuale, abbiamo poche possibilità di intervenire su questa crisi. Per parte nostra ci rimane solo mantenere i nervi saldi, offrire il meglio ai nostri clienti, interessarli con prodotti nuovi e affiancarli in attività promozionali.


FRANCESCO CAVALIERE
Azienda agricola Tenuta Calizzi, olio e frutti di bosco, Lecce: link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. Il futuro da sempre ha generato preoccupazioni, angosce e quant'altro, perché interpreta la atavica paura del buio.
Attualmente le situazioni economiche dei vari Stati, sempre più tra loro concatenate, offrono situazioni di allarme sempre più evidente e sempre più percettibile sulla pelle di ognuno di noi, vedi l’effetto “domino”.
Lungi dall’attribuirmi poteri di stregoneria o di indovino devo dire che da diversi anni comunico ai miei amici più vicini la percezione di una incombente recessione, di un qualche meccanismo perverso che può minacciare la crescita economica della gente, ridurre le forze produttive ad uno stato di empasse da cui uscire non è dato ancora di sapere come.
La sensazione è però che si tratti sì di un meccanismo perverso e distruttivo però diverso dalla crisi del 1929 che abbiamo studiato magari all’università solo che non sappiamo individuare la nuova teoria o il nuovo emulo di John Maynard Keynes che possa risolvere la situazione.

Avvisaglie della crisi. La percezione di una incipiente recessione che da alcuni anni mi attanaglia deriva forse dalla constatazione più volte recepita che molto possa dipendere dall’approccio culturale che ha determinato la situazione generale: tutto deve produrre effetti tempestivi e subitanei possibilmente con grande effetto di immagine, non è possibile avere progetti strategici ma solo tattici e quindi la portata degli interventi si riduce; la ricerca spasmodica dell’imminente, del particolare rispetto all’universale, del decretino legge piuttosto che il Testo Unico fa si che vadano disperse energie enormi e quindi la famosa entropia è in costante aumento.
“Sic stantibus rebus” segue che gli scenari nazionali ed internazionali risentiranno non poco della situazione descritta e probabilmente vedranno sempre più l’affermazione di quella così detta Qualità Commerciale a scapito di quella effettiva che doveva essere il vero obiettivo da raggiungere.

I requisiti formali. Per Qualità Commerciale intendo quella per esempio degli olii extravergini presenti nei supermercati a due tre euro a litro: soddisfano magari tutti i requisiti formali di legge ma nessuno esperto crede veramente che i requisiti formali siano anche effettivi.
La situazione attuale ha visto incrementati i protesti, i fallimenti, i pagamenti in sofferenza: Tutti fanno più fatica a rientrare nelle spese: gli amministratori di condomini si dicono esasperati dalla fatica di inseguire le famiglie sempre più indebitate a causa anche delle proposte commerciali oscene di :prendi adesso e paghi tra tanto tempo oltre che dalla situazione dei mutui casa sempre più pesante.

Le soluzioni possibili. Allora una delle possibili cose da fare in positivo per uscire dalla stagnazione può essere quella di riscoprire i valori del passato attualizzandoli nel modo più coerente possibile alla luce dei giorni nostri e trovando nell’intelligenza il principio ispiratore ed unificatore delle azioni da intraprendere.
Riscoprire: la Cultura del lavoro dando a questa la centralità che aveva perso, la cultura delle cose concrete gestite anche con la giusta fantasia può mettere in moto un meccanismo virtuoso che potrebbe farci vedere una luce anche se un po’ lontana ma sicuramente raggiungibile.


ELENA FRANCO
Azienda vitivinicola Fortesi, Rovescala (Pavia): link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. Direi di sì, purtroppo! L’alta gamma è considerata bene di lusso e il vino più di tanti altri prodotti. Certamente se uno deve stringere la cinghia o fare delle scelte, rinuncerà al superfluo, e non all’indispensabile. Inoltre gli Stati Uniti sono tra quelle nazioni che nel bene e nel male “fanno” l’economia mondiale; diversi altri Stati fanno solo da contorno, Italia compresa. Probabilmente non ne risentiranno o se risentiranno meno i nomi e i marchi già affermati o blasonati. I piccoli, i giovani e i meno conosciuti ne faranno un po’ le spese.

Avvisaglie della crisi. Si. Mi richiamo sempre al fatto del bene di lusso in primis; a questo si aggiunge la vastità dell’offerta con i relativi prezzi vantaggiosi, cosa che un piccolo difficilmente riesce a fare. Però, per la mia situazione, al momento, l’estero è quello che mi da meno preoccupazioni.

Il mercato interno. Esattamente come quello estero, se non peggio. Sui pagamenti il nostro settore è il peggio organizzato e assai malmesso. Noi fatturiamo e su quello paghiamo tutto quello che si deve, senza avere la certezza dell’incasso e, ove c’è questa certezza, è molto in là nel tempo. In più l’Iva che viene applicata al prodotto vino è al 20% (appunto come i beni di lusso) e non quella del settore alimentare…
Fortunatamente i miei clienti stanno ri-ordinando dopo un periodo di stanca ma le quantità sono ridotte.

Le soluzioni possibili. Lavorando in agricoltura, sto sviluppando una virtù misconosciuta: la pazienza! Forse andrebbe applicata a tutti i settori oltre all’onestà e allo spirito di gruppo. Ma è un’utopia. Non esiste una formula magica e forse nemmeno i grandi dell’economia sanno cosa fare…. Purtroppo l’escalation verso l’alto dei prezzi alla fine ha creato l’effetto contrario…


CARLA LATINI
Pastificio Azienda Agraria Latini, Osimo (Ancona): link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. Chi non è preoccupato? La fascia alta gamma solitamente è in un’area protetta. Giro molto l’Europa e quello che vedo e sento non mi rassicura affatto. Se la top boutique, ad esempio di Monaco di Baviera, decide di proporre anche una seconda scelta per far spendere meno i suoi clienti abituati a poter spendere non è certo un segnale positivo.

Avvisaglie della crisi all'estero. Certi tipi di atteggiamento - calo delle vendite, richiesta di sconti o di dilazioni di pagamento - al momento lo rileviamo solo nelle Americhe, Nord e Sud, in Australia e Nuova Zelanda, già da aprile maggio 2008. L’Europa tutta è consapevole e comprende.
L’altra parte del mondo, quella dei mercati da esplorare, tipo India, Turchia ecc…con l’inserimento giusto darà nel tempo degli ottimi risultati.

Il mercato interno. Per un prodotto come il nostro - la pasta - il mercato italiano non va né avanti, né indietro. Stanno soffrendo i punti vendita al dettaglio che come i colleghi esteri in Europa offrono la seconda scelta a prezzi più bassi. L’alta ristorazione rimane stabile, almeno per quanto ci riguarda.

Le soluzioni possibili. Avere un po’ più di tolleranza e pazienza fra ommercianti e distributori, fra produttori e consumatori. Il mercato va così non possiamo farci niente. Ci sono città come Londra nelle quali saltare il distributore e il suo grossista di fiducia per arrivare direttamente allo chef che vuole i tuoi prodotti dall?Italia è praticamente impossibile. Evitare di colpevolizzare. I miei insegnanti di marketing mi dicevano che la qualità a lungo andare premia sempre, crisi o non crisi. Continuo a crederci malgrado tutto. Stringiamo la cinghia più che possiamo, noi aziende di nicchia, abbiamo dalla nostra che siamo piccole, agili e i nostri uomini e donne dedicano alla qualità tutta la passione e tutto l’impegno che possono. Siamo aziende legate alla terra che hanno saputo trasformare e valorizzare i suoi frutti. Questo secondo me è un punto di grande forza.

FELICE MODICA
Azienda agricola olio e vino Bufalefi, Noto (Siracusa): link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. Premesso che sono "preoccupato per costituzione" e che il mondo mi dà, purtroppo, ragione, non credo che gli scenari futuri siano così drammatici per i prodotti di alta gamma. Forse andrò in controtendenza, ma penso, ad esempio che proprio il mercato statunitense si appresti ad uscire da quella stessa crisi che si sta abbattendo dall'Europa e che, anche grazie ad una prossima rivalutazione del dollaro, l'America riprenderà ad acquistare. Il settore agroalimentare, poi, anche in
Italia premierà la qualità (e il marketing) in modo sempre più selettivo.

Avvisaglie della crisi all'estero. La nostra azienda si affaccia da poco sui mercati esteri, dove mi sono imposto l'abitudine di farmi pagare prima. Magari poco, ma prima. Quanto agli sconti, la concorrenza internazionale è spietata, ma non da questi ultimi mesi.

Il mercato interno. Come procede? A singhiozzo. I ristoratori, in particolare, sono i peggiori clienti. Con le dovute (poche) eccezioni. Pagano tardi, maledettamente tardi. Ed è comunque una fortuna che paghino. Anche
senza decreti ingiuntivi...

Le soluzioni possibili. Una preghiera? Non guasta di certo... Come diceva Vittorio Emanuele Orlando (Borrelli ne è un tardo imitatore in sedicesimo.): resistere, resistere, resistere! E insistere, insistere, insistere perché questo governo mantenga anche con gli agricoltori le promesse fatte agli italiani: semplificare la burocrazia. Tra "Dia", "documenti di valutazione dei rischi", "piani di sicurezza" (tutte cose sacrosante, per carità, ma un po' troppo complicate!), codici alfanumerici, Ispettorati, regioni, province, comuni, uffici agricoltura, agea e chi più ne ha ne metta, un agricoltore spende una barca di soldi e dilapida la maggior parte del suo tempo. Rovinandosi il fegato e restando senza forze per tutto il resto. Invece le forze dovremmo conservarcele intatte, per affrontare il difficile momento e lo Stato dovrebbe esserci di aiuto o, almeno, non dovrebbe ostacolarci come fa continuamente con efferato sadismo.


LUIGI TEGA
Luigi Tega Il mondo dell'olio, Foligno (Perugia): link esterno

Preoccupazione per gli scenari futuri. La situazione prospettata si sta già verificando; la contrazione dei consumi e in particolare la continua richiesta di dilazioni di pagamento mettono in pericolo la situazione finanziaria delle nostre piccole aziende.
Ovviamente la richiesta di sconti è pressante sia in Italia che all’estero.

Le soluzioni possibili? Diciamo che in una fase come questa è assolutamente da evitare quella che io definisco “l’invenzione dei costi”.
Che sia la Cee o l’Italia, vedo troppo spesso personaggi colti da folgorazioni notturne, e introdurre delle normative che creano costi che, non potendo essere scaricati sul consumatore, riducono i margini di reddito delle aziende olivicole, già da tempo all’osso. (fonte "Il Sole 24 ore", riduzione della redditività di oltre il 30% in 10 anni).

Gli effetti speciali. L’aspetto straordinario è che qualunque politico dice due cose: non bisogna introdurre nuove leggi ma far rispettare quelle che ci sono e bisogna ridurre la burocrazia, per poi fare esattamente il contrario.
Altro aspetto stupefacente è ascoltare questi personaggi dichiarare che questa eruzione senza fine di provvedimenti ha come obbiettivo la tutela dei piccoli produttori e le produzioni di qualità.
Mi viene a tal proposito in mente una frase di Lev Tolstoj che evidenzia la discrasia tra le buone intenzioni e le conseguenze spesso funeste di chi “sta lavorando per noi”: siedo sulla schiena di un uomo soffocandolo, costringendolo a portarmi ed al tempo stesso assicuro a lui ed gli altri che sono pieno di compassione per lui e che desidero in ogni modo e con ogni mezzo migliorare la sua situazione... tranne che scendendo dalla sua schiena.

Dispersione di risorse. Si assiste al mantenimento dello status quo disperdendo troppe risorse in piccoli rivoli, con centinaia di piccoli eventi che hanno come unico obbiettivo di dare visibilità al politico di turno.

Le soluzioni? Le risorse disponibili vanno impiegate nel cercare un collegamento tra il capitalismo di territorio ed il capitalismo delle reti costituito dai network distributivi e finanziari.
Quando sarà possibile iniziare un dialogo serio con i grandi network distributivi?
E’ chiaro che ci si deve presentare con un progetto serio, sostenibile nel medio termine, di forte impatto emotivo, di alto livello di servizio pre e post-vendita... in questo modo si potrà competere con i grandi oleifici e non cercando di mettere loro i bastoni fra le ruote con provvedimenti legislativi inefficaci.
Tutto ciò non può essere svolto dalla singola azienda ma questa è la strada per creare valore aggiunto al capitalismo di territorio.