Economia
L'agroalimentare italiano modello di valore aggiunto per l'Europa

L’Italia è il primo Paese dell’UE per valore aggiunto agricolo, con una quota pari al 18,2% del totale stimato di 233,6 miliardi di euro. E' la meno sussidiata tra i grandi produttori europei
30 luglio 2025 | 14:30 | C. S.
L’Italia si conferma leader in Europa per valore aggiunto agricolo, con 42,4 miliardi di euro, pari al 18,2% del totale UE, davanti a Francia e Spagna, nonostante riceva meno sussidi pubblici rispetto agli altri grandi Paesi UE: la filiera vale 75 miliardi di euro, inclusi agriturismo ed energie rinnovabili, più di moda, arredo e automotive messi insieme. Le esportazioni hanno superato 70 miliardi di euro (+7,5%), pari all’11% del totale nazionale. Sono queste le prime evidenze del report “Il futuro del settore food made in Italy. Filiera, export e rivoluzione green”, curato da Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca divulgativo di Rome Business School.
A trainare la crescita sono l’espansione del biologico, che coinvolge oltre 92.000 aziende e il 18,7% della superficie agricola nazionale, investimenti record nell’AgriFoodTech (oltre 350 milioni di euro nel 2024), e 887 prodotti certificati DOP, IGP e STG, di cui oltre il 60% destinati all’export, veri ambasciatori della qualità Made in Italy nel mondo.
Nel 2024 l'agroalimentare ha registrato una crescita del +3,5% in volume rispetto all’anno precedente, trainato soprattutto dai comparti della frutta (+5,4%), degli ortaggi freschi (+3,8%) e del vino (+3,5%). Considerando l’intera filiera, dalla produzione agricola primaria fino all’agriturismo e alle agroenergie, il valore complessivo del comparto raggiunge 75 miliardi di euro, secondo l’Osservatorio Riparte l’Italia.
L’Italia è quindi il primo Paese dell’UE per valore aggiunto agricolo, con una quota pari al 18,2% del totale stimato di 233,6 miliardi di euro. Pur classificandosi terza per volume di produzione (74,6 miliardi di euro), preceduta da Francia (89,4 mld) e Germania (75,5 mld), il nostro Paese si distingue per efficienza e redditività, anche grazie a una contrazione dei costi intermedi del -4,5%.
L’agricoltura italiana è, inoltre, la meno sussidiata tra i grandi produttori europei, con un rapporto tra sussidi pubblici e valore aggiunto fermo al 12,3%, contro il 24,5% della Francia, il 21,9% della Germania e una media UE del 21,7%. Nel 2024, la spinta all’innovazione è stata rafforzata da oltre 350 milioni di euro di fondi del Pnrr e del piano Transizione 4.0, che hanno favorito l’adozione diffusa di tecnologie avanzate nella filiera: sensori IoT per il monitoraggio ambientale e l’irrigazione intelligente, blockchain per la tracciabilità certificata, automazione di precisione e piattaforme digitali per la gestione aziendale.
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