Economia

Continua la buona performance dell’export agroalimentare

L’export dell’industria alimentare italiana nei primi sei mesi dell’anno ha segnato un aumento del 13,9% in valore, del 3,7% in quantità

11 ottobre 2008 | T N

A livello di comparti, il primo semestre evidenzia il forte trend espansivo dell’export del riso che, con un +46,8% in valuta e un +28,2% in quantità, segna la performance complessivamente migliore.
Seguono la pasta (+45,6 in valuta e + 0,7 in quantità), e l’alimentazione animale (+37,3% in valuta e +13,1% in quantità). Buone anche le dinamiche dello zucchero (+39,5% in valuta e +17,9% in quantità), della trasformazione della frutta (+25,0% in valuta e +11,9% in quantità), della trasformazione degli ortaggi (+18,5% in valuta e +8,5% in quantità) e della birra (+20,9% in valuta e +5,6% in quantità).

Si difendono bene anche altri comparti: i vini (+4,5% in valuta), il dolciario (+7,5% in valuta), il lattiero-caseario (+7,9% in valuta), gli oli e grassi (+5,5% in valuta), il caffé (+10,1% in valuta).

A livello geografico invece, i trend mostrano il peso accresciuto dello sbocco comunitario, che sale al 65,7% del totale, un punto sopra la percentuale registrata a consuntivo 2007. Ne emerge perciò (in gran parte a causa della stagnazione dell’export negli Usa) un’attenuazione dello sforzo di diversificazione dei mercati.

La Francia cresce del +17,4% e, con un 12,4%, migliora la propria incidenza all’interno dell’export totale rispetto al 2007. Sale anche il Regno Unito con un +18,1%, che conferma la crescita costante della presenza (10,2%) di questo mercato sulla torta dell’export. La Svizzera sale del +15,1% e registra pure essa un peso migliore (4,4%). Il mercato leader, quello della Germania, cresce del +11,3% e conferma per intero la propria quota predominante (17,7%).

Stazionari gli Usa (+0,4%), col risultato che il peso di questo mercato scende all’11,2%, oltre un punto sotto quello del 2007. Crescite inferiori alla media anche per Canada (+9,2%), Spagna (+8,5%) e Russia (+6,6%), con conseguenti, leggere erosioni dei rispettivi pesi sull’export totale.

Molto interessanti, infine, anche se con quote assolute ancora piuttosto modeste, le dinamiche semestrali sui mercati della Polonia (+23,6%) e di Romania e Bulgaria (+47,7%), nonché della Cina (+36,6%).

Si registra complessivamente un sensibile vantaggio esibito dal trend semestrale dell’export alimentare (+13,9%) su quello dell’export totale del Paese (+5,9%), nonché un avvicinamento alla percentuale media europea (18%) di incidenza dell’export sul fatturato complessivo dell’industria alimentare.
Più significativo della dinamica premiante dell’alimentare in un anno difficile come quello presente appare, invece, il trend della produzione, che segna un differenziale, fra alimentare e totale industria, fra i 2,5 e i 3 punti a favore dell’alimentare. Differenziale, questo, che potrebbe confermarsi a fine anno, pur nelle prevedibili attenuazioni di trend di entrambi gli aggregati, sottolineando le ritrovate doti anticicliche dell’alimentare.

I Primi 5 Paesi di sbocco:
Germania 1.670,2 Mln di euro (17,7% del totale)
Francia 1.168,1 Mln di euro (12,4% del totale)
USA 1.057,8 Mln di euro (11,2% del totale)
Regno Unito 963,5 Mln di euro (10,2% del totale)
Svizzera 411,4 Mln di euro (4,4% del totale)

I primi 5 prodotti esportati:
Vini 1.865,7 Mln di euro
Pasta 1.029,3 Mln di euro
Dolci 964,3 Mln di euro
Formaggi 765,5 Mln di euro
Olii e grassi 735,0 Mln di euro

Fonte: Federalimentare

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