Economia
Le vendite e i prezzi dell’olio di oliva in Grande Distribuzione: i marchi leader del mercato

A ottobre, con le prime promozioni e offerte a 5,99 euro per l’olio comunitario, i volumi venduti sono scesi del 4,6%. In controtendenza l’olio extravergine italiano con volumi cresciuti del 12,6% nonostante un prezzo di 11-12 euro al litro. Chi scommette sull’olio di oliva italiano vince
21 novembre 2024 | 14:45 | T N
Fino a qualche settimana fa il differenziale di prezzo a scaffale tra l’olio di oliva italiano e il comunitario era minimo, molto spesso inferiore a un euro. Così, mentre i volumi venduti di olio comunitario scendevano del 20% circa, quelli dell’olio italiano salivano del 4%.
L’analisi che emergeva da tali dati era che, a parità di prezzo, il consumatore preferiva l’olio extravergine di oliva nazionale a quello comunitario.
La situazione, da ottobre, è però diversa con numerose promozioni a 5,99 e 6,99 euro a bottiglia (8-9 euro/litro) per l’olio comunitario, con l’olio extravergine nazionale che invece si mantiene sui 11-12 euro al litro (8,99-9,49 euro/bottiglia).
Il differenziale di prezzo tra olio extravergine di oliva comunitario e olio nazionale nelle ultime settimane si è così alzato a 3 euro al litro, non più pochi centesimi, e l’analisi dei flussi di vendite in Grande Distribuzione diventa molto interessante.
Secondo i dati Nielsen, a ottobre i volumi di olio extravergine di oliva comunitario sono scesi del 4,6% rispetto a pari periodo del 2023. Ad ottobre 2023 i volumi erano scesi del 9,9% rispetto allo stesso mese del 2022. E’ evidente che sull’olio comunitario il consumatore è elastico, cioè è disposto a cambiare abitudini in ragione del prezzo. Da ottobre 2022, in cui il prezzo medio non in promozione era 5 euro/litro, a ottobre 2024, in cui il prezzo medio non in promozione era vicino a 10 euro al litro, le scelte del consumatore sono cambiate, con una diminuzione significativa dei consumi.
Secondo i dati Nielsen, a ottobre i volumi di olio extravergine di oliva italiano sono saliti del 12,6% rispetto a pari periodo 2023. A ottobre 2023 i volumi erano rimasti sostanzialmente stabili (-0,3%) rispetto allo stesso mese del 2022. E’ evidente che sull’olio italiano il consumatore è anaelastico, cioè non è disposto a cambiare abitudini in ragione del prezzo. Da ottobre 2022, in cui il prezzo medio non in promozione era 7 euro/litro, a ottobre 2024, in cui il prezzo medio non in promozione era superiore a 11 euro al litro, le scelte del consumatore sono cambiate, con un incremento significativo dei consumi.
I marchi leader dell’olio di oliva a scaffale: chi vince e chi perde
In questo contesto è interessante analizzare i trend dei merchi dell’olio di oliva sugli scaffali della Grande Distribuzione e il loro peso a scaffale.
A ottobre, sull’olio comunitario, a dominare sono le Private Label, ovvero i marchi propri delle insegne della GDO con il 26,6% del mercato, in calo del 2,4% rispetto a pari mese del 2023. Passando ai marchi dell'industria olearia, la metà dei volumi sviluppati dalle private label lo fa Coricelli, col 13,3% del mercato, in crescita del 30% in volume. Poi Monini, con l’8% del mercato (+2%). Poi Farchioni col 7,6% e Costa d’Oro con il 6,1%. I brand storici (Bertolli e Carapelli di Deoleo) rappresentano il 4,4% mentre Sagra (Salov) il 2,9% con cali in volume rispettivamente del 36 e del 18%.
A ottobre, sull’olio italiano, a dominare sono le Private Label ovvero i marchi propri delle insegne della GDO, con il 34,7% del mercato, in aumento del 21,4% rispetto a pari mese del 2023. Passando ai marchi dell'industria olearia, un terzo dei volumi sviluppati dalle provate label lo fa da sola Coricelli, col 11,2% del mercato, in crescita del 39,6%. Poi Olearia Clemente, con il 6,4% del mercato in crescita del 13,9% in volume. Al terzo posto Costa d’Oro con il 4,7% del mercato in crescita del 29,4%. Al quanto posto De Santis con il 3,4% del mercato in crescita del 3,7%. Monini, ben rappresentato nell’olio comunitario, ha solo il 2,5% del mercato dell’olio nazionale ed è in crescita solo dell’1,7. Stessa quota per Deoleo (Carapelli e Bertolli) che hanno il 2,5% del mercato ma perdono il 9,8% in volumi.
L’analisi di questi dati definisce i vincenti e i perdenti a scaffale, con chi ha scommesso sull’olio nazionale che ha avuto i risultati migliori e chi, come diversi marchi appartenenti a storiche famiglie olearie italiane, è rimasto sul comunitario che invece è in forte sofferenza.
Sarà molto interessante capire, anche nelle prossime settimane e mesi, l’evoluzione della domanda di olio comunitario e nazionale, alla luce dei nuovi prezzi all’ingrosso.
E’ evidente che anche la Grande Distribuzione dovrà fare delle riflessioni e valutazioni perché, già oggi, con un differenziale di prezzo di 3 euro al litro tra extravergine italiano e comunitario, con quest’ultimo ci perde e con l’italiano ci guadagna.
E l’olio italiano, già oggi, rappresenta circa un terzo delle vendite di olio extravergine di oliva sugli scaffali dei supermercati nazionali.
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