Economia

L’Italia rischia di diventare il quarto produttore di olio di oliva dell’Unione europea

L’Italia rischia di diventare il quarto produttore di olio di oliva dell’Unione europea

L’annata olivicola per l’Italia è molto complicata e la produzione stimata da Ismea in 224 mila tonnellate potrebbe venir ridimensionata a causa delle basse rese. Intanto in Europa si festeggia una campagna olearia di carica o quasi

31 ottobre 2024 | 15:00 | T N

La previsione di produzione di olio di oliva per l'Italia fornita da Ismea a fine settembre per 224 mila tonnellate verrà probabilmente rivista al ribasso se proseguiranno le basse rese che stanno contraddistinguendo gran parte d’Italia.

Nel mentre le notizie che arrivano dal Portogallo, per ora, appaiono positive con una produzione accreditata a 175 mila tonnellate.

La produzione di olio di oliva in Grecia è in crescita rispetto all’anno passato ma non si tratta di un’annata di carica, bensì di mezza carica, a 250 mila tonnellate. Ben più dell’Italia.

Buone le prospettive in Spagna, con 1,28 milioni di tonnellate attese, anche se bisognerà quantificare i possibili effetti della depressione che si è abbattuta sulla Spagna, in particolare nell’area di Valencia. La depressione di alta quota si sta traferendo in Andalusia accompagnata da piogge torrenziali e forti venti, con un impatto da verificare sugli olivi.

L’Italia rischia di diventare, se la produzione in Portogallo andrà meglio di quanto previsto dalla Commissione europea, e se in Italia andrà un po’ peggio delle previsioni, la quarta forza dell’olivicoltura europea.

Considerando che Tunisia (260 mila tonnellate) e Turchia (300-320 mila tonnellate) sono comunque accreditate di produzioni superiori all’Italia, il rischio è di scivolare al sesto posto complessivo nella classifica produttiva.

Nel mentre la Commissione europea stima che le vendite complessive nei prossimi 12 mesi di olio di oliva nel e dal Vecchio Continente potrebbero attestarsi a 1,44 milioni di tonnellate che porterebbe gli stock alla fine della campagna olearia a 576 mila tonnellate, di cui 421 mila in Spagna.

Il dato delle vendite complessive appare prudenziale ed è, di fatto, una media degli ultimi due anni. Dovesse alzarsi non a 1,8 milioni di tonnellate (anni 2020/21 e 2021/22) ma a 1,6 milioni di tonnellate, le giacenze finali dovrebbero attestarsi al livello di quest’anno, appena sufficienti a garantire la copertura tra le due campagne olearie.

In questo quadro, come già avvenuto quest’anno, l’Italia giocherà la partita dell’importatrice di olio con 80 mila tonnellate da fuori UE (principalmente Tunisia e Turchia) ma anche 290 mila tonnellate da Spagna, Grecia e Portogallo.

Il quadro, a causa del meteo inclemente, delle rese basse e dell’incertezza commerciale, resta ancora poco chiaro, dando agli operatori poche certezze, anche sulle dinamiche di prezzo delle prossime settimane.

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