Economia 21/03/2024

I punti deboli delle DOP e IGP dell'Italia del cibo

I punti deboli delle DOP e IGP dell'Italia del cibo

Note a tutti gli italiani ma apprezzate realmente da pochi poichè manca un legame stretto tra qualità e territorialità. Disponibilità a spendere di più per un prodotto DOP o IGP solo per un italiano su dieci


Le denominazioni di origine, DOP e IGP, sono spesso il cavallo di battaglia dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiano ma purtroppo, a parte alcune denominazione che sono diventati marchi, come Grana Padano e Parmigiano Reggiano, non hanno mai sfondato sul mercato.

A spiegarne la ragione una ricerca della Luiss Business School, con il supporto di Amazon.

La buona notizia è che tutti gli italiani conoscono i marchi DOP e IGP (96% dei 1600 intervistati) ma pochi apprezzano i caratteri di qualità di questi cibi (solo il 27%) mentre la maggioranza assoluta ritiene che il vero valore assoluto sia la territorialità (55%), mentre solo l'8% non le attribuisce alcuna importanza. È' invece, molto poco diffusa la percezione di altri possibili aspetti caratterizzanti un genere alimentare: il miglior contenuto nutrizionale, il minor impatto ambientale del processo produttivo e anche un costo più elevato.

I punti deboli delle DOP e IGP dell'Italia del cibo

Il problema è infatti il riconoscimento del valore aggiunto per gli italiani. Poco più di un quarto dei consumatori ritiene che un prodotto DOP/IGP abbia un valore superiore del 15% a quello degli altri generi alimentari; per il 7,4% anche più del 20%.

Seppur il 35% degli intervistati riconosce a questi prodotti il posizionamento su fasce di prezzo più alte (tra il 6 e il 10% in più rispetto agli altri generi alimentari) l’effettiva “disponibilità a spendere” è decisamente inferiore pur rimanendo significativa: l’11 % circa del campione è disponibile a pagare per i DOP/IGP un prezzo superiore al 15%, mentre circa il 30% non più del 5%.

Più di due terzi dei consumatori (il 67,5%) ritiene che i prodotti DOP/IGP siano più esposti al problema della contraffazione rispetto agli altri beni alimentari ed è consapevole della necessità di implementare azioni a tutela propria, dei marchi e delle imprese produttrici. Per contrastare la contraffazione, gli intervistati considerano fondamentale aumentare i controlli e le sanzioni (85%) migliorare la consapevolezza dei consumatori (84,5%) e rafforzare la collaborazione tra produttori e distributori (81,5%).

“L’ICQRF - ha dichiarato Felice Assenza, Capo Dipartimento Ispettorato Centrale Repressione Frodi - ha rafforzato e aumentato, nell’ambito della rinnovata mission del Ministero, in particolare per il controllo delle produzioni made in Italy, l’attenzione verso la tutela e la protezione delle nostre Indicazioni Geografiche, incrementando il livello di controllo sulle imitazioni, evocazioni e usurpazioni in Italia e all’estero. Nel corso del 2023 abbiamo svolto oltre 15700 controlli per i prodotti DOP e IGP sul territorio nazionale e abbiamo effettuato circa 400 interventi di rimozione di prodotti ingannevoli in vendita all’estero e sul web, grazie anche alla presenza di protocolli di intesa stipulati con le principali piattaforme e-commerce con le quali abbiamo effettuato nei 10 anni di collaborazione oltre 4000 interventi”.

di T N