Economia 20/10/2023

La cooperazione olivicola che vuole diventare leader di mercato

La cooperazione olivicola che vuole diventare leader di mercato

Finoliva ha aperto le sue porte dopo il potenziamento dello stoccaggio, pensando al futuro, e proponendosi come hub dell’olivicoltura italiana che guarda all’innovazione e ai mercati più redditizi


32 milioni di euro di fatturato, una capacità di stoccaggio di 70 mila quintali, oltre 8 milioni di litri commercializzati nel 2022 (68% italiano, 24% bio/ Dop bio, 8% Dop/Igp), coinvolgendo 82 cooperative e frantoi aziendali, 21 organizzazioni dei produttori, per un totale di 24 mila olivicoltori in tre regioni: Puglia, Calabria e Sicilia.

Questi sono i numeri di Finoliva Global Service, la società con sede a Bitotnto (BA), che il 13 ottobre ha aperto le sue porte per l’inaugurazione del nuovo stabilimento, con aumento della capacità di stoccaggio, con nuove sale per la formazione e un contatto sempre più diretto col mondo della produzione.

“Siamo il braccio operativo e commerciale di migliaia di aziende agricole e ne siamo orgogliosi – ha affermato Benedetto Fracchiolla, presidente di Finoliva – questa è la casa del mondo della produzione qualsiasi colore abbia. Il nostro obiettivo è crescere per creare occasioni di reddito agli olivicoltori. Vogliamo che gli olivicoltori crescano con noi, da cui il progetto di formazione che troverà spazio in questa sede, per arrivare con sempre maggiore facilità sul mercato e per penetrare i mercati che danno il maggior valore aggiunto.”

Il mercato dell’olio italiano, nel nostro Paese come all’estero, è un po’ inflazionato. Per questa ragione Finoliva ha deciso di puntare, con i propri marchi e il prodotto confezionato sull’extra vergine Dop Bio (74%), poi sul Dop/Igp (24%) e solo minimamente sull’olio italiano (2%). Quest’olio confezionato va per lo più all’estero (73%) e poi in Italia.

“Abbiamo un obiettivo ambizioso – ha concluso Fracchiolla – anche grazie all’esperienza e alla partnership con Alce Nero, puntiamo a diventare il leader italiano dell’olio extra vergine di oliva biologico.”

La cooperazione non vede, oggi, come nemico l’industria tanto che Finoliva ha partner industriali importanti, come Carapelli e Plasmon, vantando anche collaborazioni importanti per marchi private label della GDO, come Fior Fiore Coop e Sapori e Dintorni Conad.

“I nemici degli olivicoltori italiani oggi – ha affermato Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – stanno altrove, non sono gli industriali. Abbiamo avviato da qualche anno un’interlocuzione importante con l’industria italiana, attraverso l’interprofessione FOOI. Non nego che sia stata dura comprendersi, capire le rispettive posizioni. Oggi però la collaborazione sta dando i suoi frutti. Partiamo dal rispetto reciproco, premessa indispensabile per la fiducia e poi per proficue collaborazioni.”

A far da eco alle parole di Sicolo anche quelle di Cristiano Fini, presidente di Cia – Confederazione italiana agricoltori: “Da tempo sostengo che l’industria non è nemica dell’agricoltura ma il rapporto deve essere da pari a pari. Non è un caso se dove c’è aggregazione e cooperazione gli agricoltori stiano meglio e siano meglio remunerati. Il problema vero da affrontare oggi è proprio quello di un’equa redistribuzione del valore aggiunto: solo il 7% del valore aggiunto della filiera agroalimentare va all’agricoltura. Finoliva è un esempio virtuoso e un modello per l’agricoltura del futuro.”

Certo le difficoltà e le complicazioni non mancano, spesso venendo dalla politica e dalla burocrazia. Fondi stanziati che non vengono spesi, che non vengono erogati dal governo centrale alle regioni o soldi che ci mettono troppo ad arrivare nelle tasche degli agricoltori. E’ il caso di Xylella fastidiosa per cui dal decreto, con relativo stanziamento, all’erogazione dei fondi sono passati due anni, troppi per sperare in una ripresa veloce del tessuto produttivo olivicolo pugliese.

“La prossima PAC è un’opportunità anche se presenta molti rischi – ha affermato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – è più che mai necessario che vi siano misure nazionali e internazionali per mettere in coordinamento industria e agricoltura.”

Pensare al futuro significa anche interpretare i trend e lavorarci ora, per sfruttarli in futuro. Finoliva, da questo punto di vista, è già certificata UNI EN ISO 14001 per il rispetto dell’ambiente e poi per l’olio extra vergine di oliva sostenibile, secondo la definizione che ne viene data con il Trattato di Amsterdam del 1997.

di T N