Economia

L'Italia agroalimentare può reggere l'urto della guerra russo-ucraina

L'Italia agroalimentare può reggere l'urto della guerra russo-ucraina

Il grano tenero russo e ucraino vale il 6% delle nostre importazioni. Maggiore fragilità sui semi oleosi. Il problema principale è rappresentato dalla volatilità del mercato dei futures alla borsa di Chicago

04 marzo 2022 | C. S.

L'agroalimentare italiano, che solo qualche settimana fa festeggiava il superamento dello storico traguardo dei 50 miliardi di euro, deve fare i conti non solo con l'incremento dei costi di produzione ma anche con il conflitto apertosi tra Russia e Ucraina.

Come sottolinea l'Ismea in una breve analisi sull'argomento, lo scoppio del conflitto si è innanzitutto inserito in un contesto di tensioni sui mercati dei cereali come non si vedeva dalla precedente crisi dei prezzi del 2007-2008. Tensioni scatenate da un insieme di fattori di tipo congiunturale, geopolitico e non ultimo speculativo, che rendono l'Italia particolarmente vulnerabile in ragione dell'alto grado di dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti di grano e mais.

L'altra faccia del problema è rappresentata dalle esportazioni che vedono l'Italia tra i principali fornitori di Mosca di prodotti agroalimentari, addirittura al primo posto per gli invii di vini e di spumanti, prodotti fino a questo momento risparmiati dalle restrizioni commerciali varate da Mosca nel 2014.

Dall'analisi di Ismea, frumento tenero, frumento duro e mais hanno raggiunto in Italia e all'estero quotazioni mai toccate prima, mentre il mercato dei futures alla borsa di Chicago manifesta una fortissima volatilità. Non tutto è però riconducibile direttamente alla guerra e soprattutto le dinamiche alla base della fiammata variano da prodotto a prodotto.

Il grano duro ha raggiunto in Italia il suo prezzo massimo a dicembre 2021, e in questo caso a pesare sull'instabilità dei mercati è soprattutto il vuoto d'offerta che si è creato dopo il crollo dei raccolti in Canada (-60%), principale esportatore mondiale e il calo di altri importanti Paesi produttori. Nelle forniture globali di grano duro, il ruolo dei Paesi direttamente coinvolti dal conflitto oppure rientranti geograficamente o politicamente nell'orbita russa è praticamente inesistente, essendo la produzione concentrata soprattutto in Europa, Canada, Usa, Turchia e Algeria.

Diverso è il caso del frumento tenero, dove la quota russa e ucraina sulla produzione mondiale arriva al 14% (16% se consideriamo anche il Kazakistan), e la situazione di instabilità si sta riverberando in maniera decisa sulle principali piazze di scambio internazionali e sui mercati dei futures. Tuttavia, il peso dell'export di frumento tenero russo e ucraino incide sulle importazioni italiane del prodotto solo per il 6% in volume nel 2020.

Per il mais la corsa ai rialzi è stata innescata mesi fa dalla vorticosa crescita della domanda cinese, legata al riavvio della produzione suinicola dopo l'epidemia di peste suina, ma gli ulteriori rincari sono il diretto riflesso del clima di incertezza di questi giorni.

In relazione all'interscambio tra l'Italia - Ucraina il nostro Paese è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari di Kiev e al decimo posto tra i paesi clienti. Esportiamo soprattutto prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta anche se la voce più rilevante è il tabacco da masticare o da fiuto. Il nostro Paese acquista dall'Ucraina soprattutto oli grezzi di girasole, mais (il 13% in volume delle forniture provenienti dall'estero nel 2020) e frumento tenero (5%).

Relativamente agli scambi agroalimentari con la Russia, l'Italia è il settimo fornitore di Mosca mentre il nostro ruolo tra i paesi acquirenti è del tutto trascurabile (33ma posizione). Anche in questo caso esportiamo soprattutto vini e spumanti, caffè, pasta.

Potrebbero interessarti

Economia

Alta disponibilità e prezzi bassi per gli ortaggi della tradizione di Natale

Nel comparto della frutta, le clementine sono le vere protagoniste non solo della tradizione natalizia ma anche dei mercati, grazie a una disponibilità altissima che spinge i prezzi verso il basso. Le lenticchie secche e le patate mantengono quotazioni regolari

22 dicembre 2025 | 12:00

Economia

Gli spumanti italiani servono per i brindisi delle Feste all'estero

In un 2025 complesso, le bollicine nazionali tornano a superare la soglia simbolica del miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate, di cui oltre 360 milioni destinate alle Feste tra Natale e, soprattutto, Capodanno

20 dicembre 2025 | 13:00

Economia

Il futuro dell’olio di oliva in Europa: le prospettive produttive al 2035

Addio agli oliveti tradizionali non irrigui per far spazio ai superintensivi. Produzione in aumento in Spagna e Portogallo ma in diminuzione in Grecia e Italia. Il settore reggerà solo grazie alle esportazioni. I consumi interni di olio di oliva previsti in calo

20 dicembre 2025 | 10:00

Economia

Il prezzo internazionale dell’olio di oliva al 19 dicembre: la pioggia frena la discesa delle quotazioni

L’olio extravergine di oliva spagnolo a 4,25 euro/kg, il tunisino a 3,25 euro/kg, il greco a 5 euro/kg e il portoghese a 4,5 euro/kg. Il trend al ribasso si ferma per il rallentamento della raccolta a causa delle piogge. Attesa per i dati produttivi spagnoli di dicembre

19 dicembre 2025 | 11:00

Economia

Giacenze di olio di oliva ai minimi anche nel 2026

La Commissione europea certifica che, con una produzione mondiale in lieve diminuzione, lo stock a settembre 2026 sarà di sole 400 mila tonnellate e un consumo mondiale che supererà le 3 milioni di tonnellate

18 dicembre 2025 | 15:00

Economia

L'agroalimentare pesa per il 15% sull’economia nazionale

Sul fronte degli scambi con l’estero, il 2024 segna un nuovo primato con le esportazioni, che, per la prima volta, superano la soglia dei 68,5 miliardi di euro. In crescita sia la produzione agricola sia il valore aggiunto, grazie al netto calo dei costi dei fattori della produzione

18 dicembre 2025 | 12:00