Economia
L'export agrolimentare nazionale tiene nonostante il Covid-19
Il calo di alcuni comparti è stato in parte compensato dalla crescita dell’export di altri importanti prodotti del Made in Italy, come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva
18 dicembre 2020 | C. S.
“Tiene...nonostante tutto”. Potrebbe essere sintetizzato così l'impatto del Covid sui nostri scambi agroalimentari nel primo semestre 2020.
È quanto emerge dal Rapporto 2019 sul commercio estero dei prodotti agroalimentari, realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia. Giunto alla sua 28° edizione, quest’’anno è arricchito da un approfondimento sui prodotti di punta del Made in Italy e da un focus sul primo semestre del 2020 che analizza l’impatto delle misure di contenimento del Covid-19 e della conseguente crisi economica sugli scambi agroalimentari del nostro Paese.
Focus Covid sul primo semestre 2020
A fronte dell'andamento positivo registrato nel primo trimestre dell'anno, i successivi tre mesi - caratterizzati dall'impatto del Covid e dal lockdown - hanno visto un netto calo in valore delle esportazioni (-3,6%) e, soprattutto, un vero crollo delle importazioni (-12,1%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione dei flussi agroalimentari si è concentrata nei mesi di aprile e in particolare di maggio, seguiti, però, da una diffusa ripresa degli scambi a giugno.
Tra le categorie più colpite dalla contrazione dell'import, nel settore primario, gli ortaggi, il caffè greggio e i prodotti della silvicoltura e della pesca; nei trasformati invece, le carni, sia fresche che preparate, e i prodotti ittici.
Per quanto riguarda i comparti dell'export, a risentirne maggiormente sono stati nel settore primario i prodotti del florovivaismo, mentre tra i trasformati le carni, il caffè torrefatto, i prodotti dolciari e il vino. Tuttavia, tale andamento è stato in parte compensato dalla crescita dell’export di altri importanti prodotti del Made in Italy, come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva.
Tra le principali aree partner dell’Italia, UE e Asia sono risultate le più colpite nel secondo trimestre, sia dal lato delle importazioni che delle esportazioni agroalimentari del nostro Paese. Tuttavia, per l’UE il netto incremento dell’export nel primo trimestre ha compensato il calo nel secondo, determinando un andamento semestrale positivo. I flussi dal mercato sudamericano sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre sono cresciute le importazioni dal Nord America. Quest’ultimo si conferma il principale mercato di destinazione extra UE per l’agroalimentare italiano, con un andamento semestrale complessivamente positivo, nonostante il leggero calo del secondo trimestre.
Nel primo semestre 2020, il calo tendenziale del valore delle importazioni agroalimentari dell’Italia è stato del 4,6% mentre l’export è cresciuto di oltre il 2%. Nello stesso periodo, gli scambi complessivi di merci dell’Italia si sono ridotti del 16% circa. Il settore agroalimentare ha mostrato, quindi, una maggiore tenuta degli scambi internazionali rispetto ad altri settori, più colpiti dalle restrizioni e dalla conseguente crisi economica.
Nel corso del 2019, il Rapporto ha registrato una crescita in valore, rispetto al 2018, del 4,4% delle esportazioni agroalimentari, che hanno raggiunto i 43,8 miliardi di euro. Trova pertanto conferma l’andamento positivo delle esportazioni registrato negli ultimi anni, con un’accelerazione rispetto all’anno precedente. Sono cresciute anche le importazioni agroalimentari (+1,6%), dopo il calo del 2018, attestandosi a 44,5 miliardi di euro. E’ aumentato il peso dell’agroalimentare sugli scambi complessivi di merci e, per il quinto anno consecutivo, si registra un miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare, più che dimezzato rispetto al 2018 e sceso per la prima volta sotto il miliardo di euro.
Guardando alla distribuzione geografica degli scambi agroalimentari, nel 2019 l’area dell’UE 28 ha rappresentato il 70,5% dei nostri acquisti dall’estero e poco più del 65% delle vendite, entrambi valori in calo rispetto al 2018. Il Nord America e l’Asia hanno consolidato ulteriormente il ruolo di principali mercati di sbocco extra UE per l’agroalimentare italiano, incrementando la propria incidenza.
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