Economia

FEBBRE CINESE PER IL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE. PIACCIONO VINO, OLIO, FORMAGGI E PASTA

Le vendite di nostre derrate alimentari nel Regno di Mezzo potranno presto raggiungere i 50 milioni di euro. Negli ultimi anni si stanno registrando incrementi significativi, +129% nel 2006, e registriamo anche un altro successo, il via libera all’esportazione dei prosciutti italiani

25 novembre 2006 | T N

L'agroalimentare Made in Italy raddoppia in Cina e con un aumento del 129 per cento è il settore economico nazionale che fa registrare nel 2006 il più elevato tasso di crescita delle esportazioni nel paese asiatico con valori record per i vini (+117 per cento), oli e grassi (+148 per cento), formaggi e lattiero caseari (+1077 per cento) e pasta (+49 per cento).

Secondo le stime della Coldiretti fine anno le esportazioni agroalimentari nazionali in Cina potrebbero raggiungere i 50 milioni di euro sulla base delle previsioni formulate in riferimento ai dati Istat sul commercio estero con i paesi extracomunitari nei primi sette mesi del 2006. "Nel rapporto del Comitato Leonardo-ICE sul volto dell'Italia nel 2010 l'agroalimentare insieme alla moda e al turismo viene considerato il settore che esprimerà maggiore imprenditorialità" ha affermato il presidente della Coldiretti nel sottolineare che "ciò che nei prossimi anni si venderà meglio sarà quello che i francesi chiamano il prodotto del terroir.”

La classifica dei prodotti alimentari Made in Italy maggiormente acquistati dai cinesi vede - precisa la Coldiretti - al primo posto i vini con una richiesta di quasi un milione di bottiglie al mese, seguiti dalle carni, dagli oli, dai formaggi e lattiero caseari e dalla pasta che nella "tigre d'oriente" rappresentano ancora prodotti status symbol per pochi fortunati che tuttavia sembrano destinati a crescere. Esistono, dunque, grandi potenzialità per l'agroalimentare italiano come dimostra il fatto che, nonostante il successo crescente, le esportazioni dei nostri vini raggiungeranno a fine anno un valore di 10 milioni di euro che rappresenta appena un quinto dei 50 milioni di euro (+60 per cento rispetto al 2005) che prevedono di realizzare con i propri vini i cugini d'oltralpe che hanno investito anche in accordi di collaborazione con partner cinesi.

Il mercato cinese può diventare un importante sbocco per il vino made in Italy poiché anche se negli ultimi venti anni la produzione locale di vino è triplicata, non riesce ancora a soddisfare la crescita della domanda interna stimata intorno al 20-30 per cento annuo. La Cina con 450mila ettari di vigneti è al quinto posto della classifica mondiale per superficie coltivata a uva mentre dal punto di vista dei consumi interni il cinese beve in media per ora solo 0,3 litri di vino l'anno rispetto ai circa 50 degli italiani.

Negli ultimi giorni, inoltre, l’Italia ha registrato un altro importante successo.
“Finalmente abbiamo ottenuto il via libera all’esportazione dei nostri prosciutti in Cina” ha dichiarato il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali on. Paolo De Castro al termine dell’incontro con il Vice Ministro dell’AQSIQ (Amministrazione Cinese per la qualità e l’ispezione) Ge Zhirong.
“Ci è stato confermato il risultato positivo della visita compiuta in Italia da ispettori cinesi - ha spiegato il Ministro - sono stati riconosciuti altri ventisette prosciuttifici e quattro macelli, che a breve potranno esportare in Cina prosciutto crudo, con particolare riferimento al Parma e al San Daniele. Abbiamo anche registrato un positivo atteggiamento a proseguire nelle iniziative finalizzate a consentire l’importazione in Cina di prodotti cotti della salumeria italiana. Si tratta - ha concluso De Castro – di iniziative concrete destinate ad accompagnare lo sforzo di internazionalizzazione delle imprese dell’agroalimentare italiano in coerenza con gli obiettivi del nostro Governo”.

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