Economia
REBUS PENSIONI, LE GRANDI INGIUSTIZIE D'ITALIA. GLI AGRICOLTORI COSTRETTI A LAVORARE FINO A 80 ANNI
Effettivamente non tutte le categorie di lavoratori sono uguali. Secondo la Confederazione italiana agricoltori e l'Anp, il reddito degli agricoltori pensionati è talmente basso da non consentire loro di abbandonare il lavoro nei campi: "Occorre costruire un nuovo Stato sociale nelle campagne e garantire agli anziani, oltre ad una pensione dignitosa, servizi efficaci e tempestivi”
23 settembre 2006 | T N
Ecco una lucida testimonianza della realtà fornita dalla Cia e da Anp. La riportiamo, anche per far comprendere ad alcune categorie di privilegiati che il mondo agricolo è da sempre messo piuttosto male. Questa Repubblica delle banane ci offre al solito uno spaccato della vita sociale fatto di grandi iniquità . Pensiamo per esempio ai tanti lavoratori (molti dei quali tali solo sulla carta) che vantano spropositati benefici e nemmeno si accontentano, al punto da scioperare di continuo, pur di conseguire altri vantaggi. Ma a danno di chi, se non dei lavoratori della terra, naturalmente!?
UNA DURA DENUNCIA
Chi ha lavorato una vita nei campi percepisce meno di 490 euro al mese. Una pensione da fame che costringe centinaia di pensionati agricoltori a vivere al limite della sussistenza, costretti a continuare a lavorare la propria terra, anche fino ad ottanta anni, per soddisfare i bisogni primari. Eâ unâassurdità , unâingiustizia sociale che va al più presto corretta. La denuncia è venuta dallâAssociazione nazionale pensionati della Cia-Confederazione italiana agricoltori, nel contesto della terza festa nazionale dellâagricoltura che si è svolta nei giorni scorsi a Padova.
E' stata ccosì lanciata una forte denuncia per richiamare lâattenzione delle istituzioni e della società sulla difficile condizione degli anziani che vivono e operano nelle campagne, nelle zone rurali.
âVogliamo - sostengono allâAssociazione pensionati della Cia - parità dei diritti. Occorre costruire un nuovo Stato sociale nelle campagne e garantire agli anziani, oltre ad una pensione dignitosa, servizi (ospedali, trasporti, uffici postali, centri di assistenza) efficaci e tempestiviâ.
Dâaltronde, chi oggi vive nelle zone rurali - è stato spiegato in una conferenza stampa del presidente della Cia Giuseppe Politi e del presidente dellâAssociazione nazionale pensionati Mario Pretolani - deve far i conti con strutture e servizi pubblici insufficienti, ma soprattutto percepiscono una pensione irrisoria rispetto alle esigenze della vita moderna. Basta un dato: se si tolgono le spese per le bollette della luce, del gas, del telefono, ad un pensionato coltivatore non resta praticamente nulla. Quindi, è costretto a continuare a restare nellâazienda agricola e a lavorare per poter arrotondare il suo basso trattamento pensionistico.
âChiediamo - ha affermato il presidente della Cia - un incremento del trattamento delle pensioni minime dei coltivatori pari almeno a quello che hanno percepito da tempo le altre categorie. Eâ un atto di giustizia sociale nei confronti di una categoria che ha speso una vita nel duro lavoro nelle campagne e che oggi è costretto a continuare la propria attività per sopravvivere.
âDâaltra parte, come Cia, avanzando le nostre proposte, abbiamo rilevato che non si può predisporre una riforma qualsiasi, ma deve avere la capacità di essere ad ampio raggio, supportata da un progetto preciso di Stato sociale e deve cogliere le opportunità , nonché attenuare i rischi che la nostra società globale presenta.
Eâ vero che câè la necessità di costruire un sistema che tuteli i lavoratori stabilizzati, ma è altrettanto vero che occorre salvaguardare le fasce più deboli, i giovani, le donne, gli immigrati che insieme sono un pezzo crescente del mercato del lavoro. Insomma, un sistema previdenziale capace di assicurare i diritti di tutte le generazioni e di tutta la società . Pertanto, anche i pensionati agricoltoriâ.
Ecco le richieste dellâAnp-Cia:
1. Riesame del sistema previdenziale dei coltivatori.
2. Aumento del trattamento minimo delle pensioni dei coltivatori, modificando i meccanismi che impediscono di realizzare lâadeguamento alle altre categorie.
3. Garanzia di servizi efficienti per gli anziani nelle zone rurali.
4. Adeguamento delle risorse per una valida assistenza sociale, soprattutto per i più deboli.
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