Economia

FLESSIBILITA’ E SPIRITO DI ADATTAMENTO, MA SOLO PER LE AZIENDE PRIVATE

Il mercato richiede innovazione e investimenti. Cogliere le opportunità di finanziamento è imperativo, ma procedure complesse e lungaggini burocratiche spesso costringono a scegliere altre strade. L’amara testimonianza di un piccolo produttore di olio extra vergine

02 settembre 2006 | Mena Aloia

Il mercato richiede oggi, molto più che in passato, che le aziende siano flessibili, che riescano ad adeguare la propria produzione alle esigenze dei consumatori. Questo vale per tutte le aziende anche per le cosiddette PMI che pur riconoscendo l’importanza di monitorare continuamente il mercato devono fare i conti, è proprio il caso di dire, con le proprie disponibilità finanziarie. Sono aziende serie, e solo ad esse mi riferisco in questa occasione, costrette ad investire per non restare indietro. Il caso di una piccola azienda olearia fa riflettere su quanto sia importante, oltre ad una attenta analisi puramente economica dell’investimento, non temporeggiare nel realizzarlo. È un’amara testimonianza quella che ho raccolto da un piccolo produttore di olio extravergine di oliva che sperava di affrontare la nuova campagna olearia con un nuovo impianto molto più idoneo per ottenere un prodotto d’alta qualità.
È un imprenditore attento che non lascia nulla al caso, sa di cosa ha bisogno e soprattutto pensa anche a quello di cui potrà aver bisogno in futuro.
Le risorse finanziarie necessarie sono tante e per fortuna viene emanato uno dei tanti decreti regionali che dovrebbero aiutare l’economia del nostro paese. Guai a chiamarli aiuti di stato, l’Unione Europea potrebbe capire qualcosa. Ed allora usiamo la nostra lingua italiana ricca di sinonimi e contrari ed eludiamo i divieti comunitari. Dopo tutto siamo anche il paese delle cooperative e se non sono aiuti di stato le agevolazioni ad esse concesse non saprei proprio quale altro significato dare a questa definizione.
Torniamo alla nostra piccola azienda olearia. Fatti due calcoli, considerando che il contributo a fondo perduto della misura regionale è pari al 50%, conviene non farsi sfuggire questa occasione e presentare un bel progetto rispondente esattamente alle finalità del contributo.
È quasi inevitabile affidarsi a degli esperti per evitare che la domanda venga rigettata per un banale cavillo burocratico. Le domande giunte in Regione, stranamente, non sono molte, ci sono ottime possibilità che tutte vengano accolte. Si spera che la commissione creata per giudicarle non impieghi troppo tempo.
Ma ecco sopraggiungere il primo imprevisto, piuttosto prevedibile a dir il vero: le votazioni politiche.
Tutto si congela, e per mesi nulla è dato sapere. Finalmente esce la graduatoria e la nostra azienda non è fra i primi posti. Meglio rinunciare, aspettare ancora significa perdere tempo. Il nostro giovane imprenditore dovrà provvedere in altro modo alla realizzazione del progetto. Pagherà caramente l’essersi illuso di poter ricevere un aiuto meritato. Dovrà lottare anche quest’anno con i soliti problemi. Continuerà a torturarsi, a scapito della propria salute, ogni volta che vedrà le olive sostare nelle casse per troppo tempo.
Lamentarsi, oltre che inutile, sarebbe anche fuori luogo perché d’altronde il contributo è in viaggio. Non è stato negato. Quando arriverà, poi, poco importa al burocrate che ha fatto il suo lavoro e nulla ha da rimproverarsi.
L’amarezza alla fine della conversazione è palpabile ed acuita dal fatto che l’imprenditore in questione, ma tanti sono a pensarla come lui, avrebbe anche la soluzione per accelerare i tempi. Con molta semplicità mi spiega che basterebbe non far pagare l’IVA sugli acquisti perché a conti fatti anche un contributo a fondo perduto del 50% si riduce notevolmente se si considera che l’IVA non rientra nei conteggi, bisogna pagare i tecnici che presentano la domanda e il tempo d’attesa è davvero troppo lungo.
Purtroppo le soluzioni semplici non piacciono né ai politici, né ai burocrati.