Economia

L'Italia investe sempre più sui bianchi mentre i grandi vini rossi restano al palo

L'immagine di un'Italia leader soprattutto per i vini rossi resiste in Oriente mentre in Europa vincono i bianchi. Il rosso, comunque, continua a rappresentare il colore nazionale, visto che rappresenta il 41% di tutto l'export, sfusi compresi

01 settembre 2017 | T N

L'Italia deve scommettere sempre di più sui propri vini bianchi, tranne che in Oriente.

E' quanto emerge da un'indagine Wine Monitor presentata al convegno ‘Rosso come il vino’ organizzato a Camerano (Ancona) dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) per il 50° anno della Doc del Conero.

Proprio in questa occasione è stato annunciato lo storico sorpasso dei vini bianchi sui rossi in Europa (40,6% per i bianchi fermi, 40,2% per i rossi fermi). Lo storico sorpasso è avvenuto proprio in Italia, paradigma di un trend che coinvolge l'intera Europa.

"È innegabile come sia sul mercato nazionale che in quelli più tradizionali europei (Germania e Regno Unito), i consumi di vino rosso stiano diminuendo -ha affermato Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor- mentre aumentano nei mercati asiatici, in Nord America e in Scandinavia dove il vino rosso viene maggiormente apprezzato per motivi salutistici, di maggior facilità nell’abbinamento alla cucina locale ed anche per ragioni climatiche - come nel caso del Canada o dei Paesi scandinavi - o “scaramantiche” (Cina). Questi cambiamenti di mercato implicano necessariamente modifiche nell’approccio e nelle strategie dei produttori di rossi italiani, il che non significa snaturare né il prodotto né le proprie tradizioni ma ragionare sul potenziale delle altre leve di marketing”.

Il rosso, comunque, continua a rappresentare il colore nazionale, visto che rappresenta il 41% di tutto l'export, sfusi compresi. E' innegabile però che il trend di crescita tra rossi (+18%) e spumenti (+118%) sia molto diverso, segno che qualcosa sta cambiando.

L’Italia dei vini rossi mantiene comunque la leadership mondiale nella produzione mentre rimane dietro la Francia nelle esportazioni, con 2,3 miliardi di euro di vendite dell’imbottigliato all’estero nel 2016 contro i 3,7 miliardi dei transalpini. Un divario rimasto quasi invariato negli ultimi anni, in cui però si è ristretta la forbice del prezzo medio a vantaggio dell’Italia: se nel 2011 un litro di rosso francese valeva in media il 35,6% in più di quello italiano, oggi la differenza si è ridotta al 20,7%.

Tra i principali consumatori globali, la Cina consolida il primo posto con 16 milioni di ettolitri di vino consumati nel 2016, davanti a Usa, Francia, Italia e Germania, dove la domanda vale meno della metà rispetto a quella del Paese del Dragone. Nello speciale confronto Francia-Italia, tra le Dop stravince il Bordeaux che nel 2016 ha registrato un valore di 1,6miliardi di euro. Segue la Toscana con 531 milioni di euro, la Borgogna con 352 milioni di euro (con un super prezzo medio: 23,5 euro al litro), il Veneto a 272 milioni di euro e il Piemonte con 243 milioni di euro. La ricognizione sui valori esportati nei primi 5 mesi di quest’anno vede infine la Francia allungare le distanze, con un export dei fermi imbottigliati a +19,4% sul 2016 e l’Italia a +4,4%.

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