Economia
La Russia ama l'extra vergine. La Cina si disamora dell'olio d'oliva
Trend contrapposti in due promettenti mercati per la produzione olearia nazionale. In continua crescita le importazioni in Russia, dove a crescere è soprattutto l'extra vergine. Calo vistoso, del 6 e del 15% rispettivamente, nelle due ultime campagne olearie in Cina
13 maggio 2015 | T N
Sono decuplicate le importazioni degli oli di oliva in Russia negli ultimi quindici anni.
Solo nel 2000/01, stando ai dati Coi, erano pari a 3062 tonnellate, diventando 34814 tonnellate nel 2013/14.
Un trend in continua ascesa che ha visto solo due momenti di stop, nel 2005/06 e nel 2008/09.
Altrimenti la tendenza è a un continuo incremento e la campagna 2013/14 non fa eccezione, con un + 7% rispetto all'annata precedente.
Il 97% dell'olio di oliva che arriva in Russia proviene dall'Europa, in particolare dalla spagna (56%), poi Italia (30%) e Grecia (9%), con un ruolo più modesto per altre nazioni come il Portogallo (1%).
Il 3% restante dell'approvvigionamento russo arriva da Tunisia (2%) e Turchia (1%).
Ormai il 69% dell'olio di oliva importato in Russia è costituito da oli vergini d'oliva, ovviamente in massima parte extra vergine, il 18% è olio di oliva e il 13% è olio di sansa. Di particolare interesse come a far crescere il trend delle importazioni, da almeno 5 anni, non siano più né l'olio di oliva né l'olio di sansa ma l'extra vergine.
Al contrario della Russia, in Cina, dopo una crescita repentina, che ha fatto decuplicare le importazioni di oli di oliva in soli cinque anni, da due anni si assiste a una disaffezione dei cinesi per gli oli di oliva.
Dopo aver toccato la punta più alta nel 2011/12, con quasi 46 mila tonnellate, sia nel 2012/13 sia nel 2013/14, le importazioni sono diminuite, rispettivamente del 6% e del 15%.
Nonostante, quindi, la locomotiva cinese continui a trainare, il miliardo e mezzo di consumatori cinesi sembrano orientare le loro attenzioni altrove. Che l'olio di oliva sia stato sempre considerato un prodotto etnico lo dimostra anche l'andamento delle importazioni, decisamente più elevato nei primi mesi della stagione, in corrispondenza con il periodo della produzione olearia.
Entrando nel dettaglio, la maggior parte dell'olio di oliva in ingresso in Cina proviene dall'Europa (88%). La Spagna è decisamente il primo esportatore (61% del totale), contro il 23% dell'Italia, il 4% della Grecia. Dietro all'Unione europea, sono soprattutto Tunisia (4%), Turchia (3%), Marocco (2%) e Australia (2%) a contendersi il mercato.
Il mercato cinese è arrivato a maturità molto prima di quello russo, considerando che ormai l'82% degli oli di oliva è rappresentato da extra vergine, l'11% da olio di sansa e l'8% da olio di oliva.
Le potenzialità del mercato cinese, per l'olio di oliva, sono enormi e finora poco espresse. Con l'ingresso di un'azienda di stato nel mercato dell'olio di oliva (ndr Yimin, sussidiaria del Gruppo Bright Food, ha acquisito Salov e il marchio Filippo Berio) gli scenari potrebbero essere destinati a cambiare.
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